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A Palazzo Cesaroni la commemorazione dei 40 anni dello stemma con i Ceri di Gubbio, poi simbolo della Regione Umbria

Quaranta anni fa, il 30 ottobre 1973 il Consiglio regionale approvava la legge che assegnava alla neonata Regione Umbria il proprio simbolo identitario: “… costituito da elementi geometrici raffiguranti in sintesi grafica i tre Ceri di Gubbio, di colore rosso, delimitati da strisce bianche, in campo argento di forma rettangolare…”. Era l'idea grafica di due giovani architetti napoletani che venne scelta tra 77 progetti che parteciparono al concorso nazionale bandito per l'occasione. Con la scelta dello stemma si procedeva così, con un atto di alto valore istituzionale, in quel processo di costruzione della giovane Regione guidato dai due presidenti, Pietro Conti, della Giunta e Fabio Fiorelli del Consiglio regionale.
A quaranta anni di distanza l'Assemblea legislativa dell'Umbria ha voluto ricordare quell'evento istituzionale con una celebrazione pubblica che si è svolta nella Sala Brugnoli cui hanno partecipato i presidenti del Consiglio Eros Brega, e della Giunta regionale Catiuscia Marini, il Commissario del Comune di Gubbio Maria Luisa D'Alessandro, gli architetti napoletani Gino e Alberto Anselmi ideatori del bozzetto con i Ceri di Gubbio e Mario Tosti, presidente dell'Isuc (Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea). E per l'occasione è stata anche allestita una mostra negli spazi sottostanti lo Scalone d'Onore di Palazzo Cesaroni, dove è possibile vedere alcuni di quegli elementi che sono parte sostanziale della Festa dei Ceri: i Ceri Mezzani (che per la prima volta escono dalla città di Gubbio), le piccole statue dei santi Ubaldo, Antonio e Giorgio; le tre brocche con le immagini dei santi; le divise delle tre famiglie dei Ceraioli e quelle dei due Capitani. Proposta anche una piccola selezione di documenti dell'epoca e i bozzetti originali dello stemma. Tutto è stato reso possibile dalla sentita partecipazione degli eugubini, presenti con gli sbandieratori ed i rappresentanti delle famiglie ceraiole (Ubaldo Minelli per i Sant'Ubaldari, Vittorio Fiorucci per i San Giorgiari e Alfredo Minelli per i Sant'Antoniari), nonché gli artigiani della “Università dei muratori”, Fabio Mariani, Giuseppe Allegrucci e Francesca Pierini, che hanno consegnato a Brega, Marini e D'Alessandro un bassorilievo con l'icona dei Ceri. Presenti anche Lucio Lupini, presidente del “Maggio eugubino” e i due vescovi Ceccobelli e Bottaccioli.
Gli architetti Gino e Alberto Anselmi hanno ricordato che l’idea fu suggerita dall’immagine dei tre Ceri in una cartolina degli anni Venti, inviata dal nonno materno e conservata tra i ricordi di famiglia. E i Ceri ai due architetti richiamavano l'idea di un passato ancora vivo e sentito di valori civili e religiosi, ancora fortemente vivi. Oltre a ciò la forma stessa dei Ceri, con la loro geometria essenziale permetteva soluzioni molteplici e moderne soluzioni grafiche.
La presidente Marini ha voluto sottolineare quello “spirito unitario” dei primi tempi dell'istituzione Regione emerso dalle testimonianze raccolte e la necessità che “anche oggi si recuperi quella consapevolezza da parte delle forze politiche nel ribadire la validità delle motivazioni che spinsero allora chi scelse il simbolo della Regione ad adottarlo come senso di identità e di appartenenza a questa collettività”. Anche il presidente Brega ha affermato come “oggi ci sia bisogno di esaltare questo spirito di unità, il senso di appartenenza alla comunità regionale e i valori che sono stati assunti nel Dna della nostra regione: la cultura della coesione sociale, delle differenze, del pluralismo, della cooperazione che i nostri padri costituenti seppero così ben interpretare e valorizzare e che sono racchiusi e tramandati dietro quel simbolo, i tre ceri, che celebriamo oggi e che fa riconoscere l'Umbria in tutto il mondo”.
Il viceprefetto Maria Luisa D'Alessandro, in qualità di Commissario del Comune di Gubbio, ha pronunciato parole appassionate sull'importanza della festa dei Ceri: “ciò che la rende eterna e incorrutibile – ha detto – non è se un cero è caduto o se uno ha distanziato di molto l'altro, cose in verità anch'esse importanti, ma è il sentirsi popolo e il rinvigorire la propria identità grazie ai Ceri. Finché ci sarà un 'io' che si trasforma in 'noi', la festa dei Ceri continuerà ad essere unica, coinvolgente, affascinante e difficilmente catturabile in schemi e regole, degna di essere riconosciuta patrimonio immateriale dell'umanità”.
Durante la cerimonia nella Sala Brugnoli sono stati anche proiettati i contributi video di tre protagonisti della Commissione che nel 1973 scelse lo stemma: Francesco Mandarini, componente della commissione giudicatrice (assessore regionale nel 1973 e poi presidente della Regione); Bruno Toscano, storico dell'arte, uno dei tre esperti-consulenti della commissione (gli altri erano lo storico Roberto Abbondanza e il grafico Umberto Raponi); Lucio Manna segretario della Commissione. Nelle loro testimonianze si ricorda il clima di quegli anni in cui si costruiva l'istituzione regionale, caratterizzato da confronti anche aspri, ma anche da una forte volontà comune di progettazione e costruzione. Da tutti sottolineato poi come la scelta del bozzetto vincitore fu unanime. Questa la motivazione: efficace identificazione simbolica di elementi radicati nell’antichissima storia dell’Umbria e ancora oggi vivi, elementi che trascendono il loro originario valore municipale per rappresentare degnamente l’identità della collettività regionale nel suo insieme. Infatti la tradizione dei Ceri, mantenutasi ininterrottamente viva fino ad oggi, doveva estendersi in passato alle altre comunità umbre. A ciò si aggiunge la felice traduzione dell’immagine originale in uno schema grafico essenziale e in un’armoniosa geometria dell’insieme. L'augurio contenuto poi nella conclusione è che la tradizione dei Ceri, con il suo richiamo agli universali significati rigenerativi delle grandi e antiche feste di primavera, “sia il più stimolante punto di riferimento e il più valido auspicio per la nascente regione democratica e popolare”.
E' stato il professor Mario Tosti a tracciare un profilo storico dei fatti che hanno portato all'individuazione del simbolo più adeguato per l'Umbria: “Alla Commissione per lo stemma arrivarono 77 bozzetti, presentati da 52 concorrenti: 29 bozzetti vennero subito eliminati per insufficienza progettuale ed esecutiva; ad essi se ne aggiunsero altri 21 per inefficacia nella visualizzazione dei simboli e altri 9 per ingenuità nei riferimenti storico-culturali ed ovvietà simbolica. La Commissione esaminò allora i 18 bozzetti rimasti scegliendone 7, dotati di un notevole timbro grafico e che si prestavano a un’immediata memorizzazione visiva. La Commissione degli esperti scelse all’unanimità il bozzetto numero 25, contrassegnato dal motto 'I Ceri di Gubbio' .

Foto Acs

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