“Il cappotto sui piedi”, l'evento teatrale a dieci anni dal terremoto, sarà in replica sabato a Nocera Umbra. Dopo la presentazione al Teatro San Carlo di Foligno i primi di ottobre, lo spettacolo viene eccezionalmente replicato per il Comune di Nocera Umbra, altro comune fortemente danneggiato dal sisma del '97, presso il locale Auditorium sabato 27 ottobre 2007 alle ore 21, con ingresso libero.
“Il capotto sui piedi”, evento promosso dall'assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Foligno e dalla Regione Umbria, si propone come significativa occasione per ricordare attraverso il linguaggio teatrale un avvenimento che ha lasciato un forte segno nella memoria individuale e collettiva all'interno della città e del territorio folignate.Regista dell'operazione teatrale è Roberto Biselli, fondatore e direttore del Teatro di Sacco, diplomato attore e regista nel 1979 alla “Bottega Teatrale” di Firenze, avendo quali insegnanti personaggi come Vittorio Gassman, Orazio Costa, Giorgio Albertazzi, Anthony Quinn, Gigi Proietti, da tanti anni in stretta collaborazione con l'Amministrazione Comunale di Foligno.La realizzazione del lavoro nasce dalla memoria della gente di Foligno, che regala al teatro stralci di pensieri e ricordi ancora vivi, parte della storia del “proprio” terremoto.Trenta persone in scena raccontano, un vero teatro di comunità: undici scene di vissuti quotidiani che si alterano, ricordi che si affastellano, odori che diventano presagi, come quello del gas, che fa venire in mente il vulcano che scuote la terra. Inserti video, insieme alle fotografie di Giovanni Galardini, ripropongono l'evento Foligno di dieci anni fa. La casa che tradisce e il container che salva, le crepe che si contano e gli anziani che sognano le bombe, quando la terra trema. I Vigili del Fuoco che rimuovono i cocci dalla scuola della maestra, che da lì non vuole andarsene, nonostante il pericolo. E gli interventi rapidi di Croce Rossa, Protezione Civile. E della gente tutta. La terra bolle sotto i piedi di Foligno, è un drago che come soffia rigira tutto, nelle storie che “il cappotto sotto i piedi” porta in scena. Dalle storie di ognuno nasce “La Storia”, il vissuto di ognuno è il cuore pulsante dello spettacolo, la scena diventa il collante delle memorie, proprio come “quel terremoto che tutto distrusse”, e che ha dato “per assurdo il senso della coesione”.I condòmini finalmente si conoscono, tra campi e container, rispettano il Ramadàn e la Quaresima. La coesione fa dire che “In quei momenti, durante grandi sciagure naturali, ognuno di noi supera situazioni di antagonismo e cerca di darsi una mano per aiutare”. “noi di aiuto ne abbiamo ricevuto tanto”. E' grazie a questo aiuto che ci sono sogni che non crollano più: l'albergo “Lieta Sosta”, ridotto in macerie per i sussulti della terra, di nuovo in piedi. E quegli occhi anziani, che non speravano di poter rivedere integro il sacrificio di una vita, sorridono.