A Colpernieri torna “La Festa del cacciatore”. Ma non mancano le polemiche sul calendario venatorio - Tuttoggi.info

A Colpernieri torna “La Festa del cacciatore”. Ma non mancano le polemiche sul calendario venatorio

Redazione

A Colpernieri torna “La Festa del cacciatore”. Ma non mancano le polemiche sul calendario venatorio

Dom, 24/07/2011 - 01:15

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La Comunità Montana dei Monti Martani, del Serano e del Subasio ha riattivato dallo scorso 10 luglio il servizio di avvistamento incendi, affidando a 15 soci volontari della Federcaccia di Spello il compito di vigilare sul territorio del Parco del Monte Subasio e sulle zone collinari per tenere sotto controllo tutto il territorio.
Questa importante servizio di volontariato era iniziato nel 1998, quando insieme alla Federcaccia di Spello c’erano soltanto altre tre associazioni di volontariato provenienti da Nocera Umbra, Foligno e Assisi. Oggi il servizio mobilita circa venti associazioni, composta in gran parte di cacciatori, che hanno scelto di mettere a disposizione il proprio tempo libero per diventare “sentinelle del territorio” al fine di garantirne l’integrità e la tutela a beneficio di tutti i cittadini. Il servizio verrà assicurato per tutta la durata dell’estate.
La Federcaccia di Spello, domenica 24 luglio, organizza nei pressi della chiesetta di Colpernieri, tra Collepino e San Giovanni, la decima edizione della “Festa del Cacciatore e della cultura rurale”. Si inizierà alle ore 16 con l’apertura dello stand di tiro alla sagoma mobile e giochi di intrattenimento per grandi e piccini. Alle ore 17.30 è in programma la santa Messa ed alle 18 ci sarà una merenda sul prato.

“La recente approvazione da parte della regione dell’Umbria, del calendario venatorio per la stagione 2010-2011 – spiega il presidente della Federcaccia di Spello Giampiero Morosi – ha provocato il quasi generale dissenso dei federcacciatori di Spello che, venendo in Sezione per rinnovare la licenza di caccia, esprimono rammarico per il modo in cui sarà regolata la caccia secondo il richiamato atto regionale. In particolare suscita perplessità le continue restrizioni che subiamo annualmente: la duplice apertura che comporta la irragionevole concentrazione di un gran numero di cacciatori su poche specie migratorie, come il divieto di cacciare la quaglia con il cane,la chiusura anticipata alla seconda domenica di dicembre della lepre che la legge prevede al 31dicembre. Per il capanno di tela, per la preapertura nei terreni a colture ci vede favorevoli ma non si comprende perché non si possono utilizzare in collina e montagna i ripari naturali esistenti. A volte è inoltre demoralizzante non poter aiutare i nostri amici agricoltori come nel caso dello storno che provoca tanti danni con numeri limitati di abbattimento. Il calendario venatorio omogeneo con le altri regioni confinanti – continua Giampiero Morosi – non ha portato un sostanziale miglioramento della mobilità dei nostri cacciatori, anzi in alcuni casi è aumentato a dismisura il prezzo di accesso in alcuni ATC anche solo per la sola selvaggina migratoria.
La nostra Sezione, insieme alle altre sezioni della Federcaccia che costituiscono l’Unità di Gestione Faunistica “E” della Valle Umbra, nella seduta del 26 maggio scorso aveva proposto in primo luogo che l’apertura della caccia deve aver luogo di domenica perché deve essere una giornata di festa per tutti i cacciatori e non è compatibile, con riferimento anche alla grave congiuntura economica che sta attraversando il nostro Paese, l’apertura in un giorno lavorativo e che proprio in questa domenica di apertura, possa essere praticata la caccia a tutte le specie cacciabili.
Il legislatore regionale ancora una volta è stato sordo rispetto alle indicazioni di chi fa della caccia non solo passione, ma strumento di gestione corretta del territorio e della fauna in esso insediata. Le sterili divisioni fra le associazioni venatorie e la “caccia alla tessera” hanno compiuto l’opera. Noi auspichiamo che il mondo venatorio, oggi è mobilitato per difendere i nostri boschi dal fuoco, faccia uno sforzo per ritrovare la capacità di formulare proposte di politica venatoria unitarie ispirate da valutazioni tecnico-gestionali serie, che abbandoni i miseri interessi di bottega che stanno minando le fondamenta storiche e culturali della caccia per riconquistare il ruolo che loro spetta di interlocutori con le istituzioni che oggi purtroppo basano i propri atti su procedimenti eminentemente burocratici che per nulla tengono conto delle conoscenze e delle competenze dei cacciatori”.

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