Città di Castello

“A Città di Castello 50 milioni all’anno bruciati nel gioco”, mozione di Castello Cambia

Contro il fenomeno della ludopatia, l’Amministrazione chieda alla Asl il potenziamento dei servizi per il trattamento delle dipendenze da gioco d’azzardo, istituendo un Centro multidisciplinare e integrato come quello di Foligno, introduca sgravi fiscali per chi disinstalla o non incrementa le postazioni di gioco e si doti di un regolamento per il contrasto del gioco d’azzardo“.

Queste le proposte dei consiglieri di Castello Cambia, Vincenzo Bucci ed Emanuela Arcaleni che, in una mozione, chiedono interventi a contrasto del gioco patologico a Città di Castello, a fronte dei dati diramati dallo Spi CGIL Umbria, in base ai quali il Comune tifernate è secondo nella classifica assoluta e primo dei grandi Comuni sia per presenza di slot sia per spesa procapite nel gioco.

Nel nostro Comune – sottolineano Bucci e Arcaleni – a fronte di un reddito medio pro capite di 17.677 €, sono oltre 50 i milioni bruciati annualmente nel gioco (circa 1.264 € pro capite) e ben 463 gli apparecchi, numero relativamente alto per la media nazionale. Gli umbri dipendenti da gioco d’azzardo presi in carico dai servizi attivati nelle Usl nel 2015 sono stati 357. Gli utenti maggiormente coinvolti nei percorsi di recupero hanno tra i 45 e i 54 anni e sono soprattutto uomini (81%). Negli ultimi anni c’è stato un ricorso crescente ai servizi, infatti dal 2013 al 2015 l’utenza è quasi raddoppiata (+89%), passando da 199 a 357 unità”.

La legge regionale sul contrasto al gioco d’azzardo patologico prevede la riduzione dell’aliquota Irap solo agli esercizi che disinstallino le slot e definisce la distanza minima di 500 metri dei luoghi sensibili dalle sale da gioco – ricordano i consiglieri di Castello Cambia – oltre a molte attività mirate al contenimento del fenomeno e alla regolamentazione dell’attività dei locali con apparecchi per il gioco lecito, come ad esempio la definizione della distanza dei locali da luoghi sensibili come scuole, spazi di aggregazione giovanile e strutture sanitarie residenziali”.

Il Comune tifernate che cosa vuole fare?” chiedono Bucci e Arcaleni in particolare rispetto al “modello d’intervento omogeneo a partire dal sistema dei servizi socio-sanitari; ai dati della diffusione, nonché della pubblicizzazione del marchio ‘No Slot’ per gli esercizi ricadenti nel Comune di Città di Castello; alla realizzazione dei corsi di formazione obbligatori per gestori e personale che opera nelle sale da gioco; ai dati degli gli sgravi fiscali a favore dei locali eticamente corretti, così come previsto dalla normativa regionale; ai dati degli accessi dei tifernati e al numero verde regionale per il gioco d’azzardo patologico”.