Categorie: Dolce vita Foligno

A Cave di Foligno la figlia segreta del primo Re d’Italia

di Claudio Bianchini

Siamo in piena estate: periodo di vacanze, caldo… e gossip! E quando ci sono di mezzo ingredienti sempre efficaci come famiglie reali, intrecci nobiliari, amori segreti, suicidi e figli illegittimi, ecco che le storie sembrano avere un fascino senza tempo.
Il paesino di Cave “buen retiro” di Vittorio Emanuele II
La storia di Rosalinda Incoronata De Dominicis è una di queste, una vicenda antica ma che sembra restare sempre attuale, una storia che – indubbiamente – merita di essere raccontata e conosciuta. Verrebbe quasi da dire: “c’era una volta”… La storia ha come location – per dirla in maniera attuale – il paese di Cave, una minuscola frazione della campagna folignate che è stata, incredibile ma vero, al centro di una storia di gossip. Una storia che a cavallo tra l’800 e il ‘900 avrebbe tenuto sulle spine la Famiglia Reale dei Savoia. Resta difficile immaginare lo sperduto paesino sulle rive del Topino come una moderna località mondana frequentata da vip e potenti politici, ma Cave fu a tutti gli effetti e per anni il “buen retiro” dell’uomo più importante dell’epoca: niente poco di meno che Vittorio Emanuele II, primo Re dell’Italia unita.
Rosalinda Incoronata De Dominicis la ‘favorita’
Lì infatti, viveva la sua “favorita”. Si dice, la più amata e – soprattutto – la più desiderata tra le splendide dame di cui il coronato si circondava. Una storia rimasta segreta per anni, ma tramandata di generazione in generazione da chi vi si è trovato più o meno direttamente coinvolto. Una storia clandestina, sopravvissuta sino ai giorni nostri come una sorta di leggenda. Come un fiaba alimentata dalle fantasie del chiacchiericcio di paese, rimasta tabù come un “segreto di stato”. Ma torniamo indietro con le lancette del tempo, siamo nella seconda metà dell’ottocento e quella che oggi viene indicata dagli abitanti del posto come “Villa Buffetti” era la residenza che all’epoca avrebbe ospitato gli incontri amorosi tra Re Vittorio Emanuele II e la bella “Linda” al secolo Rosalinda Incoronata De Dominicis, nata a Termoli nel 1846 e morta a Roma nell’anno 1916.
Il Sovrano acquistò una villa per la figlia segreta
Sembra che il grandioso edificio signorile alle porte d Cave – immerso nella fertile campagna umbra – fu acquistato dal primo sovrano d’Italia proprio per ospitare la sua amante, come prezioso dono ed al contempo “prigione dorata”. A trattare l’acquisto furono i fratelli Candiotti discendenti di una nobile famiglia folignate (Palazzo Candiotti è l’attuale sede dell’Ente Giostra della Quintana) al servizio di Casa Savoia come Regi Ufficiali dell’Esercito. Ma il vero scoop, la “bomba” – come direbbero le riviste patinate dei giorni nostri – fu la nascita di quella che, a tutti gli effetti, potrebbe essere una discendente diretta del Re. Una figlia alla quale venne imposto il nome di Vittoria.
Quando Vittorio Emanuele II arrivava di nascosto in carrozza
Cave quindi diede i natali ad una Principessa. Eh si: incredibile ma vero, in quella grande villa “Linda” visse insieme a sua figlia ed alla severissima madre Giustina Campolieti. Saltuariamente avrebbero continuato a ricevere la visita di Vittorio Emanuele. Si racconta che il Sovrano, per restare in incognito – il concetto di privacy è stato sempre importante – giungeva all’altezza di Trevi senza troppi sfarzi, e trovava ad attenderlo una carrozza non troppo “vistosa” che – con le tendine abbassate – lo conduceva nottetempo a Cave attraverso stradine secondarie e sentieri rupestri. Le tecniche tutto sommato, non erano molto diverse da quelle dell’era tecnologica.
Dopo la morte del Re, le nozze col Marchese Barugi
Nel frattempo, la conduzione della tenuta agraria venne affidata al tedesco Eduard Schmitz, proprietario di una segheria a Foligno. A lavorare la terra ci pensavano quattro famiglie contadine del paese: i Ciancaleoni, i Piermarini, i Rosati e i Tozzi cognomi ancor oggi ben radicati nella piana folignate. Dopo la morte del Re nel 1878 Rosalinda De Dominicis, ormai trentatreenne, si sposò: era il 6 maggio del 1880. Convolò a nozze con il Marchese folignate Barugi, di tre anni più giovane. Dall’unione non nacquero però figli, anche perché si narra che i litigi tra i due fossero molto frequenti.
Il Marchese si suicida e Rosalinda resta diseredata
Il matrimonio tra il nobiluomo folignate e l’amante del Re non ebbe molta fortuna, anzi finì letteralmente in tragedia. Il Marchese Barugi infatti – come riportano le cronache dell’epoca – morì suicida e per giunta, senza aver dato il proprio cognome alla piccola Vittoria che prese così quello della madre. Come se non bastasse, lasciò scritta la volontà di diseredare la moglie Rosalinda, scegliendo piuttosto di lasciare tutti i suoi averi all’ospedale cittadino: una cifra in beneficenza di 150mila lire, per l’epoca un capitale da record.
Vittoria si sposa, diventa mamma e si trasferisce a Roma
Il 6 gennaio del 1899 Vittoria – figlia del Re Vittorio Emanuele II – sposò Alberto Benedetti giovane medico oculista (1870 – 1920). Questi svolgeva la sua professione presso la Clinica Oculistica della Regia Università di Roma, ove si trasferì con la famiglia. Appena possibile amavano ritornare con l’auto nella residenza di Cave, sfidando polvere e strade dissestate. Nacquero, da quell’unione, tre bambine: Maria, Laura ed Emilia, le quali frequentarono il Collegio della Congregazione di Nostra Signora di Sion, sia a Roma che a Parigi.
La ‘nipote del Re’? Una suora con medaglia d’argento al Valor Militare
La più piccola delle figlie, Emilia Benedetti (1904 – 1952) volle farsi suora assumendo il nome di Madre Maria Agnese e diventò la direttrice del Pensionato Universitario. Una storia ricca di colpi di scena, che non finiscono qui: alla fine della seconda Guerra Mondiale, infatti Suor maria Agnese venne insignita della Medaglia d’Argento al Valor Militare per aver nascosto oltre duecento ebrei all’interno dell’istituto da lei diretto. Degli altri familiari – le due sorelle – purtroppo si persero le tracce. A dire il vero, l’ultima notizia ufficiale risale al non troppo lontano 1924 quando la stessa Vittoria ormai superati i cinquant’anni e per giunta rimasta vedova, vendette la villa materna alla famiglia Buffetti di Foligno per la cifra – ai tempi esorbitante – di un milione di lire. Da circa un secolo nessuno ha più sentito parlare di Vittoria e delle sue figlie, forse – dicono in paese – si trova sepolta in un cimitero romano a fianco del suo Alberto.