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“A caccia col telefonino? No, grazie”

Il mondo venatorio e la politica umbra dibattono sull’esito della giornata di preapertura di caccia, regolamentata dall’app conta-tortore. Riceviamo e pubblichiamo in proposito le riflessioni di Sergio Gunnella, presidente ACR – Confavi Umbria.

“Cominciamo col dire che la caccia non ha colore, e neppure sesso, religione né sensibilità politica. Attività esclusiva riservata ai soli audaci, l’attività venatoria appare del tutto estranea ad assoggettarsi alle cosiddette leggi di mercato, le quali, sono condizionate dalla tecnica e, se così non fosse, dalla stessa informatica, deus ex machina di ogni nostro agire presente e futuro. Lo sforzo di caccia, identificato da qualcuno come una passione atavica, in verità, altro non è che una vocazione, una sorta di pulsione confrontabile unicamente a quella che coinvolge tutti coloro che si assoggettano a dogmi precostituiti. Perché qualcuno sceglie di entrare in monastero, altri si isolano dal mondo in eremi irraggiungibili e altri ancora preferiscono la clausura? Perché esiste chi si arrampica su pareti scoscese e chi osa nel profondo degli abissi marini? Ergo, anche i cacciatori, non a caso, esercitano per vocazione e a strettissimo contatto con la natura, consapevoli come sono di quanto sia determinante l’attimo fuggente che li porta a sfruttare il risultato della propria ricerca quotidiana. Quest’ attimo fuggente, quasi sempre, si risolve nel giro ristretto di un battito d’ ali o di una fuga istintuale repentina quanto improvvisata.

Queste sono le ragioni per le quali la pre/apertura con l’app, quella inventata e fatta ingollare agli Uomini dei Boschi dall’amministrazione regionale umbra, anche quest’anno non ha funzionato e mai funzionerà! La Natura, “sfondo immutabile che nessun dio fece e che a nessun uomo è dato di modificare”, non può essere stuprata da invenzioni artefatte e innaturali come l’informatica e l’app dedicata! La Natura, si sa, rigetta tutto ciò che è innaturale! Lo diceva Platone, lo ha ripetuto Tommaso d’Aquino, Immanuel Kant, Minch, Marcuse, Henry Bergson e tanti altri pensatori. Guardate che la mia osservazione non è un’astrazione di comodo, ma vuole far comprendere ai sedicenti gestori da quattro palanche, Assessorato & C., che non è con l’informatica che si possono nascondere sotto il tappeto le proprie incapacità e la propria ignoranza! Miei cari! Avete toppato quando avere relegato negli scantinati, per anni, i tesserini venatori senza averli mai sfogliati; avete toppato quando vi hanno sorpreso chiedendovi il numero degli abbattimenti segnati dai cacciatori e da voi mai riscontrati. Avete ritoppato quando avete consegnato a chi paga (i cacciatori!) dei tesserini in fotocopia, perché in ritardo di stampa. Avete ri/ritoppato quando non avete pubblicato, a ogni stagione comandata, un Calendario venatorio la cui conoscenza è normata da legge ultratrentennale. Tali ritardi, ormai incancreniti, hanno portato così al pernicioso “non dialogo” con l’ISPRA, consultato, sì obbligatoriamente, ma in tempi canonici ormai cotti e ricotti. Inoltre tale stato di cose ha portato a rendere l’istituto scientifico voluto dalla L. 157/92, sempre più antipatico a chi esercita (e paga!): i cacciatori. Intanto, però, il tempo passa, e il morto, pur se interrogato, non risponde. Tutto s’ incastra nella morsa del ritardo. E, come succede in ogni baracca pubblica in fatto di responsabilità, tutti demandano ad “altri” le cosiddette competenze su decisioni di per sé perniciose e ingarbugliate. L’informatica, il web, le app e compagnia cantante, che corrono alla velocità della luce (al contrario della Natura), risultano così una via d’ uscita provvidenziale, in tempi dove, fra gli utenti esercitanti (e paganti), ce n’ è ancora una buona parte che, del computer, non ne conoscono né il merito, né il metodo. Per non parlare dell’ormai annosa diatriba di pronunce formatesi sui pareri di ISPRA rese sulla disciplina regionale dell’ attività venatica, e sul carattere vincolante o meno degli stessi, affinché la questione possa trovare un’ adeguata risposta se analizzata alla luce di una diversa prospettiva, quella doverosa riforma della normativa nazionale che, a tutt’ oggi, non è ancora conforme al dettaglio comunitario. E voi, da che parte state? Vedete quanto c’è da fare ancora per comprendere meglio i perché di una vocazione chiamata caccia, e che di certo non è la vostra? Altro che app per le tortore & e per tutto il resto, dunque. Fate un passo indietro: la Natura aberra tutto ciò che non è naturale. E non mescolate le carte, per favore: ricordatevi sempre che un telefono è un telefono, e che un fucile è, e resta, un fucile. Si può andare a caccia perfino con una fionda, ma col telefono proprio no”.