Brutta avventura quella vissuta sabato da una 90enne di Spoleto, finita al pronto soccorso dopo una caduta in casa che gli ha provocato la frattura di 2 vertebre. Una disavventura già di per sé rilevante a cui si sono aggiunti i disagi subiti al pronto soccorso, stando al racconto fatto dai familiari dell’anziana.
La donna, infatti, sarebbe rimasta al pronto soccorso ben 11 ore senza poter avere l’assistenza di un parente, nonostante la non autosufficienza. Tutto per colpa delle normative relative al Covid, nonostante il figlio – che è stato quasi tutto il tempo all’esterno del pronto soccorso di Spoleto – avesse il green pass, avesse tra l’altro fatto un tampone proprio la mattina stessa e fosse disponibile a farne un eventuale altro sul posto qualora necessario.
L’anziana, secondo quanto raccontano a Tuttoggi.info i familiari, dopo una caduta in casa è stata portata in ambulanza al San Matteo degli Infermi intorno alle 11 di sabato. La radiografia effettuata ha poi confermato che si era rotta 2 vertebre.
“E’ stata lasciata sola in una stanza, senza acqua, senza poter andare in bagno, vista la sospetta frattura delle vertebre poi accertata, e soprattutto senza prendere le medicine che prende abitualmente e che erano state descritte nel dettaglio al momento del trasporto da casa al pronto soccorso” denunciano i familiari. Nonostante la situazione di non autosufficienza, come detto, il figlio non è stato fatto mai entrare nella sua stanza: solo a metà pomeriggio, quando il medico ha dato l’ok per le dimissioni della madre novantenne, l’uomo è potuto entrare nel corridoio del pronto soccorso, senza tuttavia accedere all’area dove era la donna.
Ma l’odissea è proseguita: per l’attivazione dell’ambulanza per poter riportare l’anziana a casa, infatti, ci sono volute diverse altre ore (un fatto, va detto, non dipendente dal pronto soccorso e comunque del quale i familiari sono stati allertati). E poi, dopo l’arrivo del mezzo, hanno dovuto ancora aspettare parecchio prima che partisse effettivamente. Insomma, la nonnina è potuta rientrare nella sua abitazione soltanto intorno alle 22, dopo 11 ore al pronto soccorso.
“Non discutiamo assolutamente dell’assistenza sanitaria, ma di come vengono lasciate le persone anziane o che comunque necessitano di aiuto” spiegano i familiari della novantenne. Che sperano che i disagi possano essere in futuro superati.