Tra chi fatica a sostenere il costo di un mutuo o di un affitto, chi è alla ricerca di un alloggio e chi, pur avendo diritto ad un’abitazione, resta fermo in graduatoria, la crisi abitativa continua a mordere il Paese.
Non è una questione recente, e non è una questione solo nazionale. Finalmente, infatti, non senza ritardi e difficoltà, anche le istituzioni europee hanno iniziato a riconoscere la portata e la natura sistemica di una questione che interseca e trascina con sé tanti aspetti della qualità e della dignità della vita delle persone.
Una presa d’atto necessaria perché i numeri parlano chiaro. Negli ultimi dieci anni l’aumento medio dei prezzi delle case in Europa è stato di oltre il 60% e di oltre il 20% per gli affitti. Nel 2024 i costi abitativi hanno oltrepassato il 40% del reddito disponibile per il 9,8% delle famiglie che vivono in città e per il 6,3% di quelle nelle aree rurali.
In Italia, il disagio abitativo riguarda principalmente la difficoltà di accedere ad un’abitazione adeguata, sicura e sostenibile. Chi ha un reddito medio-basso difficilmente riesce a reggere i costi, mentre la casa, tra mutuo, affitto e manutenzione dell’esistente, diventa una voce che fagocita una quota crescente del reddito, in alcuni casi arrivando ad assorbire fino al 40/50% del reddito complessivo. In un contesto così complesso, strumenti come le detrazioni fiscali, se lette in chiave socioeconomica, hanno un significato decisamente concreto: si tratta di risorse che tornano nei bilanci familiari e che, spesso, finiscono direttamente nei consumi essenziali.
A livello regionale, i dati raccolti dai CAAF Cgil dell’Umbria restituiscono uno scenario significativo: le detrazioni fiscali legate ai bonus casa superano abbondantemente il milione di euro, a conferma di quanto questi strumenti rappresentino una leva concreta di sostegno al potere d’acquisto delle famiglie in un contesto di redditi medio-bassi e di crescente pressione sui costi dell’abitare.
All’interno di questo contesto, la provincia di Perugia concentra la quota più rilevante delle detrazioni. Qui, infatti, su oltre 40 mila dichiarazioni dei redditi elaborate nel corso di quest’ anno, si è indirizzata la maggior parte del recupero fiscale legato a ristrutturazioni, riqualificazione energetica e altri bonus casa. Elemento questo, che assume un rilievo ancora maggiore se rapportato al profilo dei contribuenti coinvolti: una platea composta prevalentemente da lavoratori dipendenti e pensionati, con un reddito medio annuo intorno ai 20 mila euro lordi, per i quali le detrazioni non rappresentano un beneficio accessorio, ma una risorsa importante.
Per la provincia di Terni la composizione sociale dei contribuenti che accedono alle detrazioni fiscali risulta speculare a quella del territorio perugino, per tipologia di reddito e caratteristiche dei soggetti coinvolti. Tuttavia, il volume complessivo delle detrazioni è più contenuto, in ragione sia della diversa dimensione del bacino di riferimento, circa 10 mila dichiarazioni elaborate, che di una minore incidenza territoriale degli interventi agevolati.
Interventi che hanno principalmente riguardato la manutenzione straordinaria, l’adeguamento e il miglioramento sismico degli edifici, incentivi per la riqualificazione energetica e l’eliminazione delle barriere architettoniche. Interventi attraverso i quali si è potuto restituire potere d’acquisto alle famiglie che, altrimenti, avrebbero probabilmente rinunciato a riqualificare la propria abitazione.
La Fillea Cgil in questo senso si è da subito orientata affinché venisse data priorità degli incentivi alle prime case e per le classi energetiche e sismiche più basse, rafforzando le condizionalità di accesso sulla base della qualità delle imprese e della qualità del lavoro, credendo nella necessità di agevolare la messa in sicurezza e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, negando lo spazio a qualsiasi speculazione e guardando alle fasce più vulnerabili della popolazione.
Al momento, la legge di Bilancio per il 2026 conferma in materia il quadro normativo della manovra economica precedente spostando di un anno il décalage. Di fatto, la detrazione IRPEF sarà del 50% per quanto riguarda ristrutturazioni edilizie, Ecobonus e Sismabonus, oltre che il Bonus Mobili ed Elettrodomestici per interventi realizzati sulla prima casa dai titolari di diritto di proprietà o altri diritti di godimento, e del 36% negli altri casi in cui spetta l’agevolazione, mentre andrà in scadenza il bonus barriere architettoniche.
“Il Governo ha perso l’ennesima occasione per tutelare il potere d’acquisto di lavoratori dipendenti e pensionati – evidenzia la responsabile provinciale del CAAF CGIL Perugia, Roberta Prosperi –.
La manovra finanziaria per il 2026, oltre a non intervenire sul fenomeno del drenaggio fiscale che, a causa dell’inflazione, ha ulteriormente indebolito salari e pensioni, continua ad assottigliare il sistema delle detrazioni, riducendo di fatto i benefici fiscali su cui molte famiglie hanno potuto contare a fronte di spese importanti.
Il reddito medio delle dichiarazioni presentate nei nostri uffici – sottolinea Prosperi – restituisce una fotografia coerente del Paese: circa il 70% dei contribuenti dichiara un reddito inferiore ai 28 mila euro lordi annui.
Le cifre significative rimborsate fino all’anno d’imposta 2024, ultimo prima della stretta introdotta, dovrebbero far riflettere, perché si tratta di risorse redistribuite alle famiglie che, con le scelte del Governo, si ridurranno sensibilmente”.
Nei giorni scorsi inoltre, attraverso un maxiemendamento, il Governo, onde evitare un’interruzione dei lavori e il mancato completamento delle opere, ha previsto un incremento contributivo a copertura di tutti i cantieri Superbonus situati nelle aree del cratere, a garanzia delle spese eccedenti l’importo che poteva essere concesso per le richieste presentate fino a fine 2024.
Si interviene quindi per evitare il blocco dei lavori, non per costruire una visione di lungo periodo, seguendo una logica che appare più una gestione moderata dell’esistente che di costruzione di una vera strategia strutturale per il diritto all’abitare. La scelta di prorogare e rimodulare le detrazioni fiscali, pur evitando vuoti normativi e consentendo la prosecuzione di interventi in corso, non può essere considerata una risposta sufficiente all’ampiezza della crisi abitativa in atto.
Una crisi che martella alla ricerca di risposte mentre il Governo Meloni decide di non recepire la direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) sull’efficienza energetica degli edifici allontanandosi dagli obiettivi climatici e sulla decarbonizzazione fissati dall’UE e dimostrando così in modo netto di non avere interesse né per la lotta climatica né per l’innovazione del settore dell’edilizia.
“Con il primo Piano europeo per l’edilizia abitativa accessibile, la Commissione UE ha riconosciuto ufficialmente la crisi abitativa come una questione strutturale che impatta in modo deciso sia sulla competitività economica comunitaria che sulla coesione sociale,- sottolinea la segretaria generale della Fillea Cgil Umbria, Elisabetta Masciarri – e indica la necessità di aumentare l’offerta abitativa, rafforzare l’edilizia sociale, intervenire sugli affitti brevi e sostenere la riqualificazione del patrimonio esistente con adeguati investimenti e riforme.
La casa è una delle grandi questioni sociali del nostro tempo – rimarca Masciarri – per questo è necessario, a livello nazionale, raccogliere la sfida europea, riconoscendo quanto il tema non riguardi tanto la mancanza di alloggi, bensì la necessità di scardinare i circuiti di speculazione immobiliare, mappare i vuoti urbani laddove presenti, attuare politiche abitative, urbanistiche e fiscali davvero sostenibili e capaci di superare le disuguaglianze. Servono misure strutturali. La politica abitativa dovrebbe avere una visione di lungo periodo e non essere confinata alle leggi di bilancio, evitando di produrre effetti distorsivi e incertezza in tutto il sistema”.
Caaf Cgil di Perugia
Fillea Cgil Umbria