Fondazione Open, Renzi prosciolto con altri 10 indagati: nessun illecito - Tuttoggi.info

Fondazione Open, Renzi prosciolto con altri 10 indagati: nessun illecito

tecnical

Fondazione Open, Renzi prosciolto con altri 10 indagati: nessun illecito

Gio, 19/12/2024 - 14:03

Condividi su:


(Adnkronos) - Matteo Renzi, Maria Elena Boschi e altri 9 indagati - tra cui l'ex ministro Luca Lotti, l'imprenditore Marco Carrai e l'avvocato Alberto Bianchi - sono stati prosciolti dal gup del Tribunale di Firenze, Sara Farini, per l'inchiesta sulla fondazione Open. 

Il giudice, al termine della camera di consiglio, ha emesso una sentenza di non luogo a procedere nei confronti degli 11 imputati (a cui si aggiungevano 4 società), stabilendo che non ci sono presunte irregolarità nei finanziamenti alla fondazione attiva tra il 2012 e il 2018 per sostenere l'ascesa e l'attivitа politica di Renzi, prima come sindaco di Firenze e poi come segretario del Pd. Le motivazioni del verdetto saranno depositate dal giudice entro 90 giorni.  

"Cinque anni di massacro mediatico per un'accusa infamante e ingiusta. Ora che è finita il mio primo pensiero va a chi non ha mai dubitato mai di noi, a cominciare dalla mia famiglia, da mia moglie e dai miei figli", ha commentato al TG1 Matteo Renzi. 

 

"Finisce l’incubo. Dopo anni di sofferenza silenziosa oggi si chiude la pagina di Open: sono stata prosciolta", scrive in un post su Facebook la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi. "Da avvocato - spiega - conoscevo l’assurdità delle accuse. Da parlamentare ero certa della correttezza del nostro operato. Ma da donna ho sofferto molto, quasi sempre in silenzio. Ringrazio Giulio per avermi abbracciata e capita. Ringrazio i miei genitori e i miei fratelli, tutta la famiglia, per avermi aiutata e sostenuta, a cominciare da mio padre che aveva dovuto soffrire un trattamento persino peggiore ma altrettanto ingiusto. Ringrazio i miei avvocati, Nanni e Pellegrini e soprattutto Paola Severino collega amica e faro. Abbraccio Matteo, Luca e tutti i miei amici e colleghi. E do a tutti l’appuntamento alla prossima Leopolda, a ottobre 2025". "Non smettiamo di lottare per un Paese più giusto. E più garantista", conclude Boschi. 

 

"Letti ed applicati gli articoli 424 e 425 terzo comma 3 del Codice di procedura penale", il giudice ha dichiarato "il non luogo a procedere nei confronti degli imputati in quanto gli elementi acquisiti non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna". Alla lettura del dispositivo della sentenza in aula erano presenti il pubblico mistero Luca Turco (andrà in pensione per raggiunti limiti di età alla vigilia di Natale), che con il sostituto procuratore Antonino Nastasi aveva chiesto il rinvio a giudizio, e gli avvocati difensori degli imputati. 

I due pm il 9 febbraio 2022 avevano chiesto il processo, tra gli altri, per l'ex premier e leader di Italia Viva Matteo Renzi, l'ex ministra Maria Elena Boschi, l'ex deputato e ex ministro Luca Lotti, l'ex presidente della Fondazione Open Alberto Bianchi e l'imprenditore Marco Carrai, i componenti del cosiddetto 'giglio magico'. A tutti loro era contestato il presunto reato di finanziamento illecito ai partiti, dal momento che la Procura riteneva la Fondazione Open un'articolazione di partito riconducibile e funzionale all'ascesa politica di Renzi. 

L'udienza preliminare era iniziata il 15 aprile 2022 e si è conclusa due anni e otto mesi dopo. Nel periodo temporale di svolgimento dell'udienza preliminare sono stati avviati e conclusi cinque procedimenti penali nei confronti dei due pubblici ministeri (tutti definiti con provvedimento di archiviazione), sono state presentate numerose interrogazioni parlamentari, si è pronunciata la Corte di Cassazione sui materiali sequestrati dai magistrati agli indagati, dando ragione agli imputati, e il Senato e la Camera hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale sollevando conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato per gli irregolari sequestri condotti dalla Procura che aveva violato le prerogative dei parlamentari.  

La Procura aveva contestato anche due presunti episodi di corruzione per l'esercizio della funzione a Lotti, ex membro del cda della Fondazione e membro del governo tra il 2014 e il 2017, prima come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e poi come ministro dello Sport. Lo stesso reato di corruzione attribuito a Lotti era contestato anche a Bianchi e all'imprenditore Patrizio Donnini, considerato collaboratore diretto della Fondazione.  

A Bianchi, Carrai, Lotti e Boschi, in quanto componenti del consiglio direttivo di Open, e a Renzi (che i pm avevano qualificato come "direttore" di fatto della Fondazione) era contestato il reato di finanziamento illecito continuato "perché in concorso tra loro" avrebbero utilizzato la Fondazione come "articolazione politico-organizzativa del Partito democratico (corrente renziana)", ricevendo "in violazione della normativa" sul finanziamento pubblico ai partiti contributi in denaro per un totale quantificato dalla procura in 3.567.562 euro provenienti dalle donazioni private dei finanziatori: 257mila per il 2014, 332.500 per il 2015, 1.420.988 per il 2016, 805.010 per il 2017 e 752.064 per il 2018. Talune delle somme versate alla Fondazione, sempre secondo la Procura, sarebbero state utilizzate, inoltre, per fornire a Renzi, Lotti e Boschi "beni e servizi" di cui avrebbero fruito personalmente.  

L'ex presidente Bianchi era accusato anche del reato di fatture false, per aver emesso quattro fatture che in realtà per i pm sarebbero andate a finanziare Open. L'imprenditore Alfonso Toto era imputato di corruzione, finanziamento illecito e traffico di influenze illecito. L'imprenditore Riccardo Maestrelli era accusato di finanziamento illecito. Accuse di corruzione e finanziamento illecito anche per Carmine Ansalone (all'epoca dei fatti responsabile dell'ufficio relazioni esterne della British American Tobacco Italia) e Giovanni Caruci (sempre all'epoca dei fatti vice presidente della British American Tobacco Italia). L'imprenditore Pietro Di Lorenzo, amministratore delegato della Imbr di Pomezia era accusato di traffico di influenze illecite per aver consegnato a Bianchi la somma di 130mila euro in cambio del suo appoggio con Lotti riguardo all'erogazione di finanziamenti pubblici per la realizzazione di una tv scientifica su piattaforma digitale a cui era interessato.  

Il gup Sara Farini ha scagionato, infine, tutti gli imputati da ogni accusa, perchè gli elementi proposti dalla Procura "non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna".  

 

 

(Adnkronos) – Matteo Renzi, Maria Elena Boschi e altri 9 indagati – tra cui l’ex ministro Luca Lotti, l’imprenditore Marco Carrai e l’avvocato Alberto Bianchi – sono stati prosciolti dal gup del Tribunale di Firenze, Sara Farini, per l’inchiesta sulla fondazione Open. 

Il giudice, al termine della camera di consiglio, ha emesso una sentenza di non luogo a procedere nei confronti degli 11 imputati (a cui si aggiungevano 4 società), stabilendo che non ci sono presunte irregolarità nei finanziamenti alla fondazione attiva tra il 2012 e il 2018 per sostenere l’ascesa e l’attivitа politica di Renzi, prima come sindaco di Firenze e poi come segretario del Pd. Le motivazioni del verdetto saranno depositate dal giudice entro 90 giorni.  

“Cinque anni di massacro mediatico per un’accusa infamante e ingiusta. Ora che è finita il mio primo pensiero va a chi non ha mai dubitato mai di noi, a cominciare dalla mia famiglia, da mia moglie e dai miei figli”, ha commentato al TG1 Matteo Renzi. 

 

“Finisce l’incubo. Dopo anni di sofferenza silenziosa oggi si chiude la pagina di Open: sono stata prosciolta”, scrive in un post su Facebook la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi. “Da avvocato – spiega – conoscevo l’assurdità delle accuse. Da parlamentare ero certa della correttezza del nostro operato. Ma da donna ho sofferto molto, quasi sempre in silenzio. Ringrazio Giulio per avermi abbracciata e capita. Ringrazio i miei genitori e i miei fratelli, tutta la famiglia, per avermi aiutata e sostenuta, a cominciare da mio padre che aveva dovuto soffrire un trattamento persino peggiore ma altrettanto ingiusto. Ringrazio i miei avvocati, Nanni e Pellegrini e soprattutto Paola Severino collega amica e faro. Abbraccio Matteo, Luca e tutti i miei amici e colleghi. E do a tutti l’appuntamento alla prossima Leopolda, a ottobre 2025”. “Non smettiamo di lottare per un Paese più giusto. E più garantista”, conclude Boschi. 

 

“Letti ed applicati gli articoli 424 e 425 terzo comma 3 del Codice di procedura penale”, il giudice ha dichiarato “il non luogo a procedere nei confronti degli imputati in quanto gli elementi acquisiti non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna”. Alla lettura del dispositivo della sentenza in aula erano presenti il pubblico mistero Luca Turco (andrà in pensione per raggiunti limiti di età alla vigilia di Natale), che con il sostituto procuratore Antonino Nastasi aveva chiesto il rinvio a giudizio, e gli avvocati difensori degli imputati. 

I due pm il 9 febbraio 2022 avevano chiesto il processo, tra gli altri, per l’ex premier e leader di Italia Viva Matteo Renzi, l’ex ministra Maria Elena Boschi, l’ex deputato e ex ministro Luca Lotti, l’ex presidente della Fondazione Open Alberto Bianchi e l’imprenditore Marco Carrai, i componenti del cosiddetto ‘giglio magico’. A tutti loro era contestato il presunto reato di finanziamento illecito ai partiti, dal momento che la Procura riteneva la Fondazione Open un’articolazione di partito riconducibile e funzionale all’ascesa politica di Renzi. 

L’udienza preliminare era iniziata il 15 aprile 2022 e si è conclusa due anni e otto mesi dopo. Nel periodo temporale di svolgimento dell’udienza preliminare sono stati avviati e conclusi cinque procedimenti penali nei confronti dei due pubblici ministeri (tutti definiti con provvedimento di archiviazione), sono state presentate numerose interrogazioni parlamentari, si è pronunciata la Corte di Cassazione sui materiali sequestrati dai magistrati agli indagati, dando ragione agli imputati, e il Senato e la Camera hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale sollevando conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato per gli irregolari sequestri condotti dalla Procura che aveva violato le prerogative dei parlamentari.  

La Procura aveva contestato anche due presunti episodi di corruzione per l’esercizio della funzione a Lotti, ex membro del cda della Fondazione e membro del governo tra il 2014 e il 2017, prima come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e poi come ministro dello Sport. Lo stesso reato di corruzione attribuito a Lotti era contestato anche a Bianchi e all’imprenditore Patrizio Donnini, considerato collaboratore diretto della Fondazione.  

A Bianchi, Carrai, Lotti e Boschi, in quanto componenti del consiglio direttivo di Open, e a Renzi (che i pm avevano qualificato come “direttore” di fatto della Fondazione) era contestato il reato di finanziamento illecito continuato “perché in concorso tra loro” avrebbero utilizzato la Fondazione come “articolazione politico-organizzativa del Partito democratico (corrente renziana)”, ricevendo “in violazione della normativa” sul finanziamento pubblico ai partiti contributi in denaro per un totale quantificato dalla procura in 3.567.562 euro provenienti dalle donazioni private dei finanziatori: 257mila per il 2014, 332.500 per il 2015, 1.420.988 per il 2016, 805.010 per il 2017 e 752.064 per il 2018. Talune delle somme versate alla Fondazione, sempre secondo la Procura, sarebbero state utilizzate, inoltre, per fornire a Renzi, Lotti e Boschi “beni e servizi” di cui avrebbero fruito personalmente.  

L’ex presidente Bianchi era accusato anche del reato di fatture false, per aver emesso quattro fatture che in realtà per i pm sarebbero andate a finanziare Open. L’imprenditore Alfonso Toto era imputato di corruzione, finanziamento illecito e traffico di influenze illecito. L’imprenditore Riccardo Maestrelli era accusato di finanziamento illecito. Accuse di corruzione e finanziamento illecito anche per Carmine Ansalone (all’epoca dei fatti responsabile dell’ufficio relazioni esterne della British American Tobacco Italia) e Giovanni Caruci (sempre all’epoca dei fatti vice presidente della British American Tobacco Italia). L’imprenditore Pietro Di Lorenzo, amministratore delegato della Imbr di Pomezia era accusato di traffico di influenze illecite per aver consegnato a Bianchi la somma di 130mila euro in cambio del suo appoggio con Lotti riguardo all’erogazione di finanziamenti pubblici per la realizzazione di una tv scientifica su piattaforma digitale a cui era interessato.  

Il gup Sara Farini ha scagionato, infine, tutti gli imputati da ogni accusa, perchè gli elementi proposti dalla Procura “non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna”.  

 

 

ACCEDI ALLA COMMUNITY
Leggi le Notizie senza pubblicità
ABBONATI
Scopri le Opportunità riservate alla Community

"Innovare
è inventare il domani
con quello che abbiamo oggi"

Lascia i tuoi dati per essere tra i primi ad avere accesso alla Nuova Versione più Facile da Leggere con Vantaggi e Opportunità esclusivi!


    trueCliccando sul pulsante dichiaro implicitamente di avere un’età non inferiore ai 16 anni, nonché di aver letto l’informativa sul trattamento dei dati personali come reperibile alla pagina Policy Privacy di questo sito.

    "Innovare
    è inventare il domani
    con quello che abbiamo oggi"

    Grazie per il tuo interesse.
    A breve ti invieremo una mail con maggiori informazioni per avere accesso alla nuova versione più facile da leggere con vantaggi e opportunità esclusivi!