Uno aggredito da tre persone perché gay. L’amico, intervenuto per difenderlo, ferito con una coltellata. Quanto sta emergendo dalle indagini sull’aggressione avvenuta fuori da un fast food sulla Strada Trasimeno Ovest porterebbe verso una violenza dettata dall’omofobia.
“Omphalos sta seguendo con forte preoccupazione lo sviluppo di questa inquietante vicenda – commenta Stefano Bucaioni (nella foto), presidente dell’associazione LGBTQIA+ umbra – . Se il movente discriminatorio fosse confermato, la vicenda assumerebbe connotati ancora più gravi: un episodio di puro odio omofobo nei confronti di una persona sconosciuta attaccata per il suo presunto orientamento sessuale. Confidiamo che si possa fare piena luce su quanto accaduto e che la risposta di condanna delle autorità e della politica si faccia sentire forte e chiara”.
Omphalos, con il suo Centro Antidiscriminazioni, accoglie da anni persone che subiscono violenza per il proprio orientamento sessuale o per la propria identità di genere. E benché episodi di violenza fisica come quello in questione siano fortunatamente la minoranza, la tendenza delle richiese di aiuto che arrivano giornalmente all’associazione non accenna a diminuire.
“Aldilà del lavoro delle forze dell’ordine nel chiarire la vicenda e individuare i responsabili – continua il presidente di Omphalos – episodi come questo riempiono le cronache quotidiane, e stiamo parlando solo di quelli che arrivano effettivamente sulla stampa. È un campanello di allarme evidente che associazioni come Omphalos denunciano da anni, ma che la politica nazionale fa di tutto per non ascoltare. C’è tanto lavoro da fare per disinnescare la violenza LGBTQIA+fobica, sessista e razzista nelle fasce d’età più giovani. Il sistema scolastico italiano continua a ignorare la necessità di un’educazione all’affettività, all’inclusività e al rispetto delle persone LGBTQIA+ e, tranne rari casi dove si incontrano dirigenti scolastiche o insegnanti illuminate, nel resto delle scuole ragazzi e ragazze più giovani sono lasciate a sé stesse. Questa – accusa Bucaioni – è una chiara responsabilità della politica, dal governo fino ai livelli regionali e comunali, che hanno a vario titolo la possibilità di intervenire nei percorsi formativi dei differenti livelli di istruzione”.