Il movimento Salva il Suolo, sostenuto dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, sta per pubblicare un nuovo rapporto che individua un “mercato mancante” enorme e non sfruttato per gli investimenti privati: il ripristino dei terreni e dei suoli, un settore altamente redditizio.
Il nuovo rapporto di Salva il Suolo afferma che ogni dollaro ( 0,90 euro circa) investito per ripristinare i terreni degradati restituisce tra i 7 e i 30 dollari (da 6 a 27 euro circa).
Questo nuovo rapporto si basa sui dati forniti dai rappresentanti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla desertificazione (UNCCD), del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, dell’Aiim e di Salva il Suolo. Il documento nasce da una tavola rotonda tenutasi presso la Blue Zone accreditata dall’UNFCCC in occasione della COP 28.
Si tratta di un’iniziativa che si è conclusa il 4 settembre con il “Dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura dell’UE” in cui la Commissione europea ha sottolineato come le preoccupazioni climatiche ed economiche, tra l’altro, debbano essere i principali motori delle politiche agricole.
Attualmente, il 60-70% dei suoli europei si trova in uno stato di sofferenza. (Commissione europea, 2022).
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Il Dr. Muralee Thummarukuddy, direttore dell’Ufficio di coordinamento dell’Iniziativa fondiaria globale del G20 della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione, dice parlando del nuovo rapporto – “I terreni degradati sono una vera e propria terra di opportunità. Convertendoli in terreni non degradati, si possono raccogliere dei premi. È così allettante dal punto di vista economico che un dollaro investito possa rendere da 7 a 30 dollari”. –
È stato dimostrato che ogni anno la deforestazione e il degrado del territorio costano al mondo 6,3 trilioni di dollari in termini di perdita di servizi ecosistemici come prodotti agricoli, opportunità ricreative e aria pulita, pari all’8,3% del PIL globale nel 2016.
Nonostante ciò, gli investimenti a sostegno del suolo e del degrado del territorio ricevono solo una frazione dei finanziamenti necessari.
“Anche se il tema economico è chiaro, gli agricoltori potrebbero non avere il capitale necessario per avviare la transizione a pratiche rigenerative. Dobbiamo incoraggiare gli agricoltori i cui terreni possono essere redditizi per gli investimenti privati e dare loro visibilità. L’UNCCD sta creando una mappa panoramica globale che indicherà, dei 2 – 2,5 miliardi di ettari di terreno degradato, quali di questi terreni possono essere ripristinati grazie a investimenti privati”. – Dr. Thummarukuddy
Praveena Sridhar, CTO del movimento Salva il Suolo, ha dichiarato: “Investire nella gestione sostenibile del suolo significa investire negli agricoltori, che sono i maggiori custodi della terra sul pianeta. Quando gli agricoltori adottano pratiche sostenibili, vedono aumentare i rendimenti, ridurre il costo dei fertilizzanti, e migliorare il prezzo dei loro prodotti di qualità superiore. È qui che può verificarsi un enorme guadagno per gli investitori privati. La sfida consiste nel creare un ponte tra l’investitore e l’agricoltore. Sia la COP29 che la COP16 rappresentano un’enorme opportunità per colmare questo divario”.
Le possibilità di investimento sono enormi. A livello mondiale, il 52% dei terreni agricoli è colpito dal degrado del suolo (Iniziativa ELD, 2015).
Jyotsna Puri, Vicepresidente associato del Dipartimento Strategia e Conoscenza dell’IFAD, ha dichiarato nel nuovo rapporto: “L’economia ha bisogno di riconoscere che c’è un mercato mancante, perché se c’è un ritorno, qualsiasi banca degna di questo nome dovrebbe essere in grado di partecipare… Perché questo non accade? A causa della percezione del rischio e dell’assenza di organismi di de-risking intermedi”.
Quali sono i rischi percepiti che bloccano gli investimenti? La signora Puri ha aggiunto: “Abbiamo bisogno di economie di scala. Ci sono oltre 600 milioni di agricoltori a livello globale, e un investitore privato non può essere coinvolto per tutti loro. C’è anche la percezione del rischio che gli agricoltori non abbiano garanzie collaterali. È qui che entra in gioco l’ARCAFIM”.
L’ARCAFIM, secondo Puri, è un meccanismo finanziario per l’adattamento al clima da 200 milioni di dollari, inaugurato alla COP28, per contribuire a catalizzare e incrementare i finanziamenti del settore privato per l’adattamento ai cambiamenti climatici, destinati ai piccoli proprietari e alle imprese rurali in Africa e in Asia meridionale.
“Lavorando con gli intermediari, le organizzazioni agricole e le organizzazioni della società civile, l’ARCAFIM è in grado di aggregare le opportunità di investimento privato e di creare una catena di investimenti con diversi profili di rischio che attraggono investitori diversi. L’ARCAFIM può anche garantire prestiti a tasso zero per gli agricoltori e sta creando nuovi mercati per la fornitura di linee di credito verdi”. – Jyotsna Puri
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Il rapporto, tratto da una tavola rotonda tenutasi nel padiglione di Salva il Suolo presso la Blue Zone accreditata dall’UNFCCC alla COP28, sarà pubblicato venerdì 13 ottobre. Il rapporto mira a svolgere un ruolo di supporto nella definizione delle politiche per il suolo nei vari Paesi.
savesoil.org
Per parlare con uno dei relatori citati in questo comunicato, contattare:
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