Si attende già nelle prossime ore il pronunciamento del presidente del Tar dell’Umbria sulla richiesta di fermare la caccia alla tortora nella preapertura del primo settembre. Istanza di misura cautelare monocratica contenuta nel ricorso che le associazioni ambientaliste – Lega Italiana Protezione Uccelli, L.I.P.U. OdV, la Associazione Italiana per il World Wide Fund of Nature, W.W.F. Italia ONLUS, la Lega Anti Vivisezione – L.A.V. ONLUS, l’Ente Nazionale Protezione Animali, E.N.P.A. ONLUS e la Lega Nazionale
per la Difesa del Cane, L.N.D.C. – Animal Protection A.P.S. – hanno presentato contro il Calendario venatorio dell’Umbria.
Oltre alla caccia alla tortora in preapertura – pur con app e carniere ridotto a meno di 3mila esemplari – gli ambientalisti contestano il mancato rispetto dei Key Concepts europei circa la chiusura della caccia ai turdidi, agli uccelli acquatici e alla beccaccia.
Il ricorso contro la tortora
Nel ricorso, gli ambientalisti ricordano l’ulteriore invito dell’Unione europea a sospendere il prelievo della tortora selvatica almeno per la stagione venatoria 2024-25. Ed evidenziano come il Ministero, con la nota del 14 maggio, abbia aggiunto che “se le Regioni ritenessero che pari risultato possa essere ugualmente raggiunto attraverso altre opere di ripristino degli habitat, esse agirebbero, comunque, nell’esercizio delle loro prerogative e dei poteri conferiti ai sensi dell’articolo 18 della legge 157/92 disciplinante l’attività venatoria”. Modalità che si ritiene comunque violata dalla Regione Umbria, che contro il parere di Ispra e senza fornire ulteriori indicazioni sulle azioni per favorire il ripristino di questa specie “si è limitata ad
autorizzare la caccia alla tortora in ragione del mero parere con prescrizioni formulato dal
Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Nazionale alla bozza di calendario venatorio”. Lo stesso organismo, rilevano gli ambientalisti, che raccomandava alla Regione “di prevedere l’introduzione di efficaci
meccanismi volti a evitare il degrado della conservazione della specie e di attenersi rigorosamente
alle richieste ulteriori disposizioni promananti dal MASE al riguardo”.
Insomma, per gli ambientalisti la Regione non ha effettuato alcun piano tecnico-scientifico per assicurare la proliferazione della specie a fronte del prelievo consentito in preapertura.
Da qui la richiesta di sospensione considerando la difesa della specie un interesse prevalente per l’intera collettività “non solo umbra”, anche costituzionalmente tutelato, rispetto a quello ascrivibile ad una sempre più numericamente ridotta minoranza di cacciatori umbri all’avvio della caccia della (di loro) ‘attività ludico-ricreativa’ (tale definita dalla Corte costituzionale) a danno di una specie così gravemente a rischio”.
Preapertura solo con i corvidi
Per i cacciatori umbri, dunque, si prospetta l’ipotesi di una preapertura solo ai corvidi: cornacchia grigia, gazza e ghiandaia. Specie per le quali non viene chiesto lo stop.
Si legge infatti nell’istanza cautelare del ricorso: “Né, del resto, si è qui a richiedere una irragionevole o sproporzionata misura, tanto più che comunque resterebbe consentita ai cacciatori, e addirittura in regime di pre-apertura sin dall’1 settembre, la caccia alla cornacchia grigia, alla gazza e alla ghiandaia (tutte specie – si rilevi per incidens – che pure versano in pessimo stato di conservazione, ed il cui prelievo è stato non a caso già sospeso in diverse Regioni italiane – per tutte: TAR Campania – Napoli,
III, decreto presidenziale n. 1552 del 24 agosto 2024)”.
Le controdeduzioni di Regione e cacciatori
La decisione del presidente del Tar sulla preapertura alla tortora si attende per la giornata di mercoledì o di giovedì al massimo.
Intanto, la Regione si è costituita, presentando le proprie argomentazioni. Lo stesso stanno facendo le associazioni venatorie Libera Caccia ed Enalcaccia.
A fianco dei cacciatori si schiera la Lega, con il capogruppo in Regione Valerio Mancini e il consigliere Manuela Puletti che parlano di ricorso “ideologico” degli ambientalisti e si rammaricano per la cancellazione degli emendamenti presentati dall’on. Bruzzone al Decreto Agricoltura che, con la previsione di approvare i Calendari venatori con legge, li avrebbero messi al riparo dal caos dei ricorsi al Tar nelle varie regioni.