(Adnkronos) - "E' ingiusto che ho battuto Joe Biden e ora devo battere anche lei". Donald Trump si è sfogato nei giorni scorsi con un amico, esprimendo un chiaro nervosismo, e preoccupazione, per la discesa in campo di Kamala Harris. La vicepresidente, candidata democratica al posto di Joe Biden per le elezioni del 5 novembre, in poche settimane ha stravolto una partita che Trump e i repubblicani consideravano chiusa e vinta.
Meno di un mese fa Trump, sopravvissuto al tentato assassinio il 13 luglio, aveva il ottenuto alla convention il solido ed entusiasta sostegno del partito, aveva azzoppato molti dei procedimenti giudiziari a suo carico e volava nei sondaggi di fronte di fronte al sempre più debole e in difficoltà Biden.
"Alla convention, la partita era chiusa, e i democratici si sono resi conto di questo", racconta al Washington Post, Richard Porter, membro del comitato repubblicano, che poi però ammette: "Sembrava che fosse troppo bello per essere vero e in effetti è stato così, è incredibile come si siano velocemente riuniti intorno alla nuova candidata". E se poche settimane fa Trump giudicava "patetica" la possibile candidatura della vice presidente, dal 21 luglio - data della rinuncia di Biden - ha visto assottigliarsi il suo vantaggio, e ora di fatto la corsa per la Casa Bianca è diventata un testa a testa.
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“E’ ingiusto che ho battuto Joe Biden e ora devo battere anche lei”. Donald Trump si è sfogato nei giorni scorsi con un amico, esprimendo un chiaro nervosismo, e preoccupazione, per la discesa in campo di Kamala Harris. La vicepresidente, candidata democratica al posto di Joe Biden per le elezioni del 5 novembre, in poche settimane ha stravolto una partita che Trump e i repubblicani consideravano chiusa e vinta.
Meno di un mese fa Trump, sopravvissuto al tentato assassinio il 13 luglio, aveva il ottenuto alla convention il solido ed entusiasta sostegno del partito, aveva azzoppato molti dei procedimenti giudiziari a suo carico e volava nei sondaggi di fronte di fronte al sempre più debole e in difficoltà Biden.
“Alla convention, la partita era chiusa, e i democratici si sono resi conto di questo”, racconta al Washington Post, Richard Porter, membro del comitato repubblicano, che poi però ammette: “Sembrava che fosse troppo bello per essere vero e in effetti è stato così, è incredibile come si siano velocemente riuniti intorno alla nuova candidata”. E se poche settimane fa Trump giudicava “patetica” la possibile candidatura della vice presidente, dal 21 luglio – data della rinuncia di Biden – ha visto assottigliarsi il suo vantaggio, e ora di fatto la corsa per la Casa Bianca è diventata un testa a testa.