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Da “Olivolio” la ricetta per lo sviluppo dei frantoi, in piena evoluzione

Redazione

Da “Olivolio” la ricetta per lo sviluppo dei frantoi, in piena evoluzione

Mer, 20/03/2024 - 17:22

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Intelligenza artificiale e irrigazione degli uliveti attraverso impianti sostenibili. Il futuro della produzione dell’extravergine di qualità passa per due approcci fuori dal comune, lontani un miglio rispetto alle consuetudini tradizionali. A sostenerlo sono due frantoiani doc del Cuore Verde, Andrea Gaudenzi e Graziano Decimi, che attraverso l’iniziativa “Olivolio” hanno fatto il punto sullo stato dell’arte nel settore. Un confronto diretto con ricercatori, consulenti e giornalisti dedicato al tema dell’innovazione di processo e di prodotto nella filiera olivicolo-olearia italiana. L’appuntamento, realizzato in collaborazione con associazioni produttori di olio e l’Associazione internazionale ristoranti dell’olio (Airo), tenutosi ad Assisi, si è svolto tra le sale del ristorante il Frantoio e il Fontebella Palace. Organizzato da A&C. Company, è stato cofinanziato dal Programma di sviluppo rurale per l’Umbria 2014/2020 Misura 16 “Cooperazione” – sottomisura 16.3 – tipologia di intervento 16.3.3 “Sviluppo e/o commercializzazione di servizi turistici inerenti al turismo rurale”. Una tavola rotonda che si è conclusa con una degustazione di olio evo di differenti cultivar umbre e una serie di pietanze elaborate dallo chef Gabriele Mattiacci partendo dalla filosofia dell’olio come ingrediente.

Al centro di una rivoluzione olivicola-olearia.

Nel dibattito si è evidenziato il cambio di passo radicale che stanno vivendo i frantoi. “Il mondo dell’olivicoltura umbra sta andando verso una direzione molto importante, siamo al centro di un cambiamento epocale iniziato negli ultimi 20 anni – evidenzia Graziano Decimi -. Una trasformazione che sta crescendo in modo costruttivo sia perché abbiamo conoscenze sempre maggiori, sia per il fatto che tra frantoiani e produttori più giovani c’è un confronto che arricchisce il comparto, ma soprattutto perché c’è stata una grande innovazione tecnologica. Anche il cambiamento climatico ci spinge ad innovare, elemento fondamentale altrimenti non ci sarebbe più futuro. Si tratta di una innovazione esaltante, con l’impiego di attrezzature fino a qualche anno fa impensabili. Un frantoio moderno è sempre più formato da un connubio di scienza, strumentazioni, computer e nuove conoscenze. Tutti elementi questi, che mi fanno intravedere una prospettiva rosea per il settore. Un frantoio tecnologico che evolverà anche grazie all’intelligenza artificiale: si potrà fruire di tante esperienze, di un corposo numero di dati messi a disposizione da realtà produttive diverse e su territori differenti. Per cui – sottolinea Decimi – non ci si ritroverà più a fare un ragionamento singolo, chiuso, ciascuno all’interno di ciò che avviene nella propria azienda. Le conoscenze, elaborate da un computer, consentiranno a più imprenditori di fare una produzione di qualità in ogni parte del mondo, senza però creare competizione perché ogni territorio ha le sue peculiarità, con il valore aggiunto che sarà sempre l’uomo a fare la differenza”.

Irrigare è la nuova esigenza, ma con impatto zero.

“Per quanto riguarda l’innovazione – spiega Andrea Gaudenzi – ci si è concentrati molto sul campo relativo all’estrazione dell’olio, quindi con tecnologie sempre più all’avanguardia che ci hanno consentito negli ultimi anni di incrementare, in maniera esponenziale, il livello qualitativo. Ora la sfida è concentrarsi sul tema della sostenibilità, riuscire ad ottenere prodotti con il minimo impatto ambientale, soprattutto dal punto di vista del bisogno idrico degli uliveti. L’acqua sta diventando un bene sempre più prezioso, bisogna quindi creare impianti che siano sostenibili dal punto di vista idrico. Tanto per fare un esempio: fino a qualche anno fa – evidenzia Gaudenzi – nessuno si sarebbe sognato di irrigare un uliveto, ma le condizioni climatiche odierne ci mettono di fronte a questo problema. Sappiamo che in Italia c’è la necessità di aumentare la produzione, ma al momento viene fatta con impianti super intensivi che hanno un costo idrico molto elevato, non sostenibile nel nostro Paese. Ragion per cui, occorre ancora di più reinventarsi per offrire risposte diverse”.


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