Contestate 49 tra lettere di dimissioni per ricoveri mai avvenuti o più corti fatture di medici con firme false, ex bancaria nei guai
Avrebbe falsificato documenti relativi a visite mediche, ricoveri ed altre prestazioni sanitarie per avere rimborsi pari a oltre 141mila euro dal fondo sanitario integrativo della banca per cui lavorava. Per questo una ex bancaria è stata ora denunciata, con il gip di Perugia che ha emesso un decreto di sequestro preventivo pari all’importo che sarebbe stato ottenuto illegittimamente nell’arco di circa 10 anni, appena eseguito dalla guardia di finanza.
Nel mirino della Procura della Repubblica perugina – che indaga per l’ipotesi di reato di cui all’articolo 642, comma 2, del codice penale (denuncia di un sinistro non accaduto al fine di conseguire il rimborso previsto da un contratto di assicurazione) – è finita una donna ex dipendente di una filiale di Tuoro sul Trasimeno di un importante banca, in pensione dal 2013. Secondo quanto emerso in sede di indagine, l’ex bancaria avrebbe falsificato documenti riferibili ad asserite prestazioni sanitarie effettuate in suo favore e della figlia, ottenendo – nell’arco di un decennio – indebiti rimborsi per un ammontare complessivo di 141.702,50 euro.
L’inchiesta è nata da una denuncia – querela presentata dal presidente del Fondo Sanitario Integrativo del gruppo bancario, associazione mutualistica che eroga ai propri iscritti e ai rispettivi familiari prestazioni integrative e sostitutive di quelle fornite dal Servizio sanitario nazionale. Nel dettaglio, le doglianze attenevano ad una serie di anomalie riscontrate nel corso di verifiche sulle pratiche di liquidazione relative alle richieste di rimborso presentate dall’indagata, quali, ad esempio la regolarità della frequenza e gli importi elevati delle richieste di rimborso o la ricorrenza dei professionisti che avevano effettuato le prestazioni e delle Case di cura dove erano avvenuti i ricoveri.
Le successive attività investigative condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno consentito di verificare la falsità di 28 ricevute fiscali, emesse dal 2013 al 2022, risultate tutte apocrife, in quanto disconosciute dai medici a cui erano state artatamente attribuite, e di 21 lettere di dimissioni rilasciate per l’ottenimento del rimborso della diaria giornaliera in ragione di ricoveri mai avvenuti o di durata inferiore rispetto a quella indicata nella certificazione prodotta dall’interessata.
Il gip, sulla base dell’impianto probatorio, ha ritenuto sussistente il fumus del delitto di cui all’articolo 642, comma 2, del codice penale (denuncia di un sinistro non accaduto al fine di conseguire il rimborso previsto da un contratto di assicurazione), provvisoriamente contestato, scaturente, in particolare, dalla alterazione e falsificazione di ricevute fiscali e lettere di dimissioni, al fine di ottenere indebite liquidazioni in virtù del contratto di assicurazione stipulato con il Fondo Integrativo. Considerato sussistente, altresì, l’ulteriore requisito del periculum in mora, con riferimento alla possibilità che la libera disponibilità da parte dell’indagata dei rimborsi fraudolentemente ottenuti possa aggravare le conseguenze del reato, in termini di definitiva dispersone delle somme indebitamente percepite, e considerato che le stesse costituiscono profitto illecito, suscettibile di confisca, il Giudice per le indagini preliminari, accogliendo la richiesta del Pubblico Ministero, ha disposto il sequestro della somma di euro 141.750,50 giacente sui conti correnti della donna o altrimenti investita.