Semplicemente straordinaria nella sua performance con Isıl Bengi, Laetitia Casta ieri (30 giugno) ipnotizza il pubblico del Festival dei 2 Mondi con un recital concertistico sulla vita di Clara Haskil (1895-1960), la celebre pianista che già dall’età di 3 anni sapeva ripetere allo strumento, grazie ad una memoria straordinaria, brani appena ascoltati.
Tanto da conquistare l’attenzione di insegnanti e sovrani dell’epoca che in molti casi sostennero la sua carriera, resa difficile dai tanti, troppi problemi legati alla salute (per una brutta scoliosi), alla perdita degli affetti più cari, alle difficoltà di una bimba che a neanche 10 anni viene portata prima a Vienna e poi a Parigi per studiare con i migliori insegnanti.
Soffrendo per la propria condizione fisica (sarà ingessata per cinque mesi dal collo ai fianchi) e quella dei soldati ricoverati nella stessa struttura e con i volti sfigurati dai gas nervini utilizzati dai tedeschi.
Una esperienza umana resa complicata da una sensibilità non comune che le fa patire l’assenza della famiglia,- rimasta a Bucarest, ma che Clara riuscirà a riunire (le amate sorelle Jeane e Lili), molti anni più tardi, in quella Svizzera che saprà accogliere i talenti che, nella Germania nazista, devono fuggire dal pianeta per essere di origine ebraica. Che la porta a giudicarsi sempre troppo severamente da compromettere la propria serenità nell’esibirsi, almeno fino alla fine degli anni ’50 quando il successo la vedrà trionfare nei Teatri di tutto il mondo, da New York alla amata-odiata Parigi.
Di lei, l’amico Charlie Chaplin in una intervista radiofonica ebbe a dire: “Nella mia vita ho incontrato tre geni: il professor Einstein, Wiston Churchill e Clara Haskil. Non sono musicista professionista, posso soltanto dire che il suo tocco era squisito, l’espressione meravigliosa, la tecnica straordinaria”.
Il libretto del drammaturgo Serge Kribus “Clara Haskil, preludio e fuga” del 2017 condensa in poco più di un’ora e mezza una vita straordinaria, una Donna straordinaria che ha lasciato il segno nel campo musicale di tutti i tempi, per la maestria soprattutto di interpretare, senza eguali, compositori come Mozart e Beethoven.
Sul palco ci sono solo la Casta e la Bengi, l’una specchio dell’altra, chiamate rispettivamente a raccontare e suonare la vita della Haskil.
L’attrice francese è semplicemente perfetta nell’interpretare i dialoghi, scritti in prima persona, che Clara ha di continuo con familiari, maestri, notabili e amici. Si perde il conto dei personaggi interpretati nel susseguirsi dei dialoghi: la mamma Berthè, le sorelle, lo zio Avram, Madame Gelìs e Madame Desmarais, la contessa Pastrè, il celebre pianista Dinu, il medico, “fratellotto” Lipatti, la mecenate Wynnaretta Singer di Polignac, gli amici Rossier, il critico Doret, Reinhardt che otterrà il salvacondotto per Ginevra sottraendola alle retate naziste, il funzionario delle dogane svizzero che, nell’esaminare il passaporto alla frontiera, avrà a dire “Siete voi quella che suona della musica cosi bella?” tanto la sua fama l’aveva preceduta.
Ad ognuno “la sua voce”, quella della bambina che suonava spensieratamente, della donna che non nasconde le proprie paure, del volitivo zio Avram che in punto di morte le svelerà di averla voluta lui portare a studiare a Parigi strappandola al maestro di Vienna.
La scena si chiude come si è aperta: Casta-Haskil distesa sul palco per la caduta dalle scale che le costerà la vita, gli occhi a guardare le mani che per fortuna non hanno subito danni, la neve, quella che mangiava da piccola, a coprire una esistenza straordinaria nel bene come nella sofferenza.
Ad accompagnare la magistrale interpretazione le musiche interpretate dalla celebre pianista turco-belga Isıl Bengi, anche lei enfant prodige (a 12 anni si è esibita davanti al leggendario Biret), apprezzata in tutto il mondo. Uno spettacolo, per il pubblico dei palchi, vedere le mani sfiorare appena la tastiera del pianoforte regalando arie struggenti, come struggente è la vita di Haskil.
Ci vuole il buio in sala per riportare lo spettatore il pubblico alla realtà, tanto le due protagoniste sono riuscite a ipnotizzarlo, a far vivere le imprese della celebre pianista rumena. E’ il tripudio nel piccolo Teatro Caio Melisso che celebra così un’altra icona del teatro come Laetitia Casta.
Tra il pubblico, nel palco centrale del sindaco, l’ambasciatore di Israele in Italia, Alon Bar, ieri a Spoleto con la famiglia, che subito dopo ha raggiunto il Teatro Nuovo per il balletto Into The hairy di Sharon Eyal e Gai Behar.
Foto: Tuttoggi.info (in attesa delle foto ufficiali del Festival)