Incontro pubblico sull'area di Pian di Massiano | Il prof Belardi: temo che il progetto non tenga conto del luogo
Il progetto, in fase di valutazione da parte dei tecnici comunali sotto il profilo economico e urbanistico, non è stato ufficialmente svelato, ma i dubbi su come è stato pensato il nuovo stadio Curi sono molti. Criticità emerse nell’incontro pubblico sulla definizione di tutta l’area di Pian di Massiano che il Pd ha organizzato al Centro sociale di Ferro di Cavallo.
Il consigliere comunale Francesco Zuccherini, aprendo il dibattito, ha lamentato il fatto che l’amministrazione comunale sia stata molto attenta a concedere nuove metrature commerciali nell’area di Pian di Massiano, ma meno nel gestire gli impianti in modo da consentire la pratica sportiva a tutte le società (diverse quelle presenti all’incontro, alla bocciofila, al rugby, alla mtb) e alla cura dell’area verde.
Sul progetto per il nuovo stadio, poi, Zuccherini riconosce la necessità di intervenire sul Curi per renderlo sicuro (lamentando però la mancanza di manutenzione negli ultimi anni), ma ha espresso dubbi sull’approccio con il quale si sta valutando la proposta per un nuovo stadio presentata dai privati. Una proposta nella quale le necessità del rientro dell’investimento immobiliare vengono prima del progetto sportivo, cosa anomala nel panorama italiano. Investimento finanziato con una percentuale alta di indebitamento, con molte risorse che si vorrebbero reperire vendendo le aree create con l’intervento stesso. Cosa che potrebbe creare “un corto circuito”, che finirebbe per l’impantanare i lavori a cantiere iniziato.
Molte perplessità riguardano l’impegno economico pubblico, inizialmente fissato a circa 12 milioni di euro. Una cifra, ha sottolineato Zuccherini, che potrebbe rivelarsi molto più alta, considerando l’impegno diretto del Comune nella società (con l’Ente che quindi sarebbe chiamato a compartecipare a eventuali perdite) e la locazione per gli uffici direzionali pubblici che si prevede di costruire.
Per Zuccherini, dunque, ferma restando l’esigenza di adeguare lo stadio Curi, il progetto dovrebbe essere valutato alla luce dell’interesse della città.
Belardi: manca la cultura del progetto
Il professor Paolo Belardi, docente di composizione architettonica urbana, pur premettendo di non aver avuto modo di visionare il progetto, ha criticato l’approccio, che porterà a discutere su un progetto finito, “mentre la valutazione si fa a monte, su cosa vogliamo sia Pian di Massiano“. Il più grande parco urbano di Perugia, ha ricordato, che ha consentito di mantenere un’area verde nella direzione in cui la città si è urbanisticamente sviluppata, verso il Trasimeno. Per Belardi, quindi, manca la “cultura del progetto”, da cui tutto deve avere origine. “Non credo -ha detto – che il progetto tenga conto del luogo“. Insomma, è stato fatto calare dall’alto, questo il suo pensiero, un progetto per uno stadio che potrebbe essere realizzato in qualunque altra parte d’Italia o della città di Perugia.
E dopo aver mostrato alcune realizzazioni di interventi architettonici pubblici sostenibili in varie parti del mondo, ha riproposto la “provocazione” con la quale si è ipotizzato di intervenire sull’attuale Curi, definito “un monumento“, con container modulari che provvedono alla copertura senza effettuare demolizioni.
Il dibattito
Numerosi gli interventi di associazioni sportive che utilizzano gli impianti di Pian di Massiano e di associazioni che guardano con attenzione a quell’area.
Nelle conclusioni, il segretario comunale del Pd, Sauro Cristofani, ha ricordato quella che è la posizione del partito, che su questo tema ha costituito un’apposito nucleo di valutazione. Senza chiusure pregiudiziali, ma con i famosi “paletti” all’amministrazione comunale: non alterare l’equilibrio di quell’area in base alla sua vocazione; che l’impegno economico del Comune non superi la cifra che sarebbe richiesta per ammodernare l’attuale stadio; tempi certi sulla realizzazione e non ridurre la capienza delle Curve.
L’iter
Intanto, prosegue in Comune l’iter sul progetto presentato dalla cordata Arena Curi. Che ha fatto avere ad inizio aprile la documentazione integrativa richiesta dal Comune, insieme ad una revisione, nel Piano finanziario, dell’impegno economico richiesto al Comune. Che spera di avere il sostegno di Cassa deposito e prestiti.
Entro i primi di giugno, quindi, scadono i 60 giorni di tempo che, in base alla Legge Stadi, il Comune ha per dichiarare la pubblica utilità del progetto.
Il tutto mentre, soprattutto dopo l’amara retrocessione e l’insofferenza della tifoseria nei confronti della presidenza Santopadre (coinvolto nel progetto di Arena Curi) aumenta il fronte di quanti ritengono che sia preferibile che il Comune prosegua autonomamente nell’intervento di adeguamento del vecchio Curi.