In 9 condannati per gli appalti prorogati fino al 2017 all'ospedale di Perugia e all'Usl 1. "Diffuso e patologico ricorso ad abusive proroghe reiterate"
Gli ex vertici di Umbria Salute, Usl Umbria 1 e azienda ospedaliera di Perugia condannati a pagare 5,5 milioni di euro per il danno erariale causato dalla proroga degli appalti di lavanolo e sterilizzazione. Lo ha stabilito la Corte dei conti oggi (23 novembre), condannando i manager sanitari allora a capo delle tre aziende: Carlo Nicastro (Umbria Salute), Walter Orlandi, Emilio Duca, Maurizio Valorosi, Manuela Pioppo, Diamante Pacchiarini (azienda ospedaliera di Perugia), Andrea Casciari, Doriana Sarnari e Pasquale Parise (Usl Umbria 1).
La procura regionale della Corte dei conti aveva quantificato il danno erariale contestato ai 9 convenuti in oltre 6,3 milioni di euro, cifra complessiva che però è stata ridotta per la prescrizione in minima parte del danno (prima del luglio 2016). Il collegio ha quindi riconosciuto un danno erariale di 4,5 milioni in favore dell’azienda ospedaliera di Perugia e 1 milione in favore dell’azienda sanitaria Umbria 1. Una cifra calcolata considerando la differenza tra le prestazioni fatturate dalla Sogesi (l’azienda a cui gli appalti di lavanolo e sterilizzazione erano stati prorogati) ed il costo delle stesse come poi aggiudicate all’azienda Servizi ospedalieri aggiudicataria della gara indetta nel 2018.
Appalti prorogati, le condanne comminate a ciascuno
Nel mirino della giustizia contabile sono finiti i vertici di Umbria Salute (l’allora amministratore è però nel frattempo deceduto), il direttore generale, direttore amministrativo e direttore sanitario dell’Usl Umbria 1; i direttori generali, direttore amministrativo e direttore sanitario dell’azienda ospedaliera di Perugia. Secondo i giudici, comunque, i direttori sanitari avrebbero avuto un ruolo “più secondario e meno rilevante” nella vicenda, per questo ai tre va imputata una quota minore del danno.
Per questo, con riguardo al danno subito dall’azienda ospedaliera di Perugia, i direttori sanitari Pioppo e Pacchiarini devono rispondere per l’importo di 500.000 euro ciascuno, mentre gli altri convenuti (Nicastro, Orlandi, Duca e Valorosi) sono condannati a pagare 875mila euro ciascuno. Per quanto riguarda invece l’Usl Umbria 1, il direttore sanitario Parise dovrà rispondere per l’importo di 200mila euro, mentre gli altri convenuti (Nicastro, Casciari, Sarnari) per 266mila euro ciascuno. Tutti gli importi sono maggiorati da rivalutazione monetaria ed interessi.
“Diffuso e patologico ricorso ad abusive proroghe reiterate”
A tutti e 9 i condannati in primo grado dalla Corte dei conti dell’Umbria viene contestato un danno erariale grave proprio per gli appalti prorogati relativi al servizio di lavanolo negli ospedali dell’Umbria ed in particolare quelli del Santa Maria della Misericordia e degli altri nosocomi dell’Usl 1.
“Giova in primo luogo segnalare – evidenzia il collegio -che il contratto originario aveva scadenza naturale nell’anno 2013 ed è stato prorogato sino al 2015. Né anteriormente della scadenza naturale originaria, né durante il periodo della prima proroga, sono state completate le procedure di gara per l’affidamento del servizio ad nuovo soggetto. Anche le difese hanno puntualmente richiamato le fasi e le tempistiche della nuova gara (conclusasi a fine 2018)”.
E ancora: “Non c’è dubbio che le attività di programmazione, progettazione, ideazione, a monte, e quelle di effettiva realizzazione della nuova procedura ad evidenza pubblica, a valle, sono state gravemente carenti ed inefficienti, e che tali modalità di gestione abbiano determinato un rilevante pregiudizio alla finanza pubblica nell’ambito del servizio sanitario regionale. E’ incontroverso che si sia registrata una reiterazione di numerose proroghe del contratto originario”.
E’ scritto poi nella sentenza: “L’applicazione delle norme interne senza alcuno sforzo di riconciliarle con i principi eurounitari, l’inefficiente e tardiva gestione delle attività strumentali all’avvicendamento tra affidatari (attraverso la programmazione ed effettuazione tempestiva della nuova gara) comprovano l’esistenza di una colpa gravissima in capo a tutti i convenuti, i quali hanno, a vario titolo, fornito il proprio contributo alla produzione del danno erariale”. Insomma, “l’attività gestionale di riferimento è stata caratterizzata da un diffuso e patologico ricorso ad abusive proroghe reiterate, in violazione dei principi eurounitari di concorrenza, par condicio e trasparenza”.