Il primo allarme era stato lanciato nel pieno della pandemia, ma ora si rinnova l’sos dei medici del 118. Personale anche con 20 anni di esperienza, pronto a ‘fuggire’ qualora non venga rinnovato l’accordo collettivo regionale fermo a 20 anni fa. A lasciare sarebbero potenzialmente una ventina di persone, la metà delle quali avrebbe già fatto domanda.
Sono le stime della Snami, uno dei principali sindacati nazionale autonomo dei medici italiani, che a nome dei medici convenzionati (ma la situazione riguarda anche quelli non convenzionati, ndr), dalle sedi di Perugia e Terni, lancia “un ultimo tentativo bonario di apertura del tavolo regionale per il rinnovo dell’Accordo Collettivo Regionale per i medici del 118 Umbri. Nella mattina di martedì 8 novembre 2022 – si legge in una nota – i medici del 118 in forze in Umbria hanno inviato a tutti i responsabili regionali, delle USL e delle Aziende Sanitarie il proprio dissenso dichiarando che se non si aprisse immediatamente il tavolo per rivedere l’accordo fermo dal 2002 saranno costretti a confermare le domande di trasferimento – già presentate – verso quelle Regioni che costantemente rinnovano l’accordo collettivo regionale rendendo sicuro ed attrattivo il lavoro. Assistiamo al trasferimento di capitale umano nel fiore del tempo lavorativo, medici che da 15-20 anni già lavorano in ambulanza. Come sarà garantito il soccorso avanzato sul territorio umbro?“
I problemi lavorativi dei medici del 118 erano già emersi nel marzo 2020, in piena emergenza pandemia: allora 36 dottori di Asl Umbria 1, Asl Umbria 2 e delle aziende Perugia e Terni operanti nel settore dell’Emergenza Sanitaria Territoriale con contratti in convenzione a tempo determinato come stabilito e regolato dall’accordo collettivo nazionale avevano scritto alla Regione e ai vertici sanitari per chiedere “un provvedimento immediato che restituisca a questa categoria di professionisti che opera in prima linea nell’emergenza Covid19” attraverso l’estensione del provvedimento di stabilizzazione anche ai medici Est, appunto quelli del 118. La pandemia infuria meno di prima, i problemi sul tavolo restano i soliti: e ora i medici attendono risposte certe da Palazzo Cesaroni.