Cgil, Cisl e Uil insistono sul riutilizzo dell'ex ospedale come sede di una Casa della Salute e puntano il dito contro la mancanza di risorse "Scelte regionali scaricano problemi e difficoltà su enti locali e distretti territoriali"
Un summit sulle attuali criticità della sanità altotiberina si è svolto nei giorni scorsi, nella sala della giunta comunale di Città di Castello, tra l’assessora ai Servizi sociali tifernate Benedetta Calagreti, la direttrice del distretto Alto Tevere della Usl Umbria 1 Daniela Felicioni, e Cgil, Cisl e Uil territoriali, rappresentate rispettivamente da Fabrizio Fratini, Antonello Paccavia e Sandro Belletti, insieme alle strutture del sindacato pensionati, presenti con Maurizio Maurizi (Spi Cgil) e Bruno Allegria (Uilp Uil).
In particolare, dopo un esame sulla “nuova “ fase della pandemia e sulle necessarie iniziative da mettere in campo in relazione ai nuovi preannunciati provvedimenti sulle vaccinazioni, i sindacati hanno ribadito la “necessità di privilegiare e mettere sempre di più al centro dell’azione i soggetti più deboli e fragili, colpiti dalla pandemia sia sul versante sanitario che in quello economico“.
Da questo punto di vista non è una buona notizia la riduzione dei fondi del Prina (Piano regionale integrato per la non autosufficienza) stimata del 5% per il territorio dell’Alto Tevere. Taglio che mette ulteriormente in difficoltà le famiglie (già duramente colpite dalla crisi economica), in presenza anche di un allungamento delle liste di attesa per l’accesso alle RSA, tanto che nel complesso gli anziani assistiti sono diminuiti.
La carenza delle risorse disponibili e le rette sempre più onerose spesso rendono vano lo straordinario impegno degli operatori, considerando pure che c’è sempre più bisogno di assistenza domiciliare integrata. “Le scelte regionali a nostro avviso scaricano problemi e difficoltà su enti locali e distretti territoriali – osservano Fratini, Paccavia e Belletti – ma nonostante ciò, grazie ad un innovativo accordo tra Comune, sindacati e Confindustria, un parziale risultato è stato ottenuto con la messa a punto degli spazi chiusi da tempo per inagibilità in Via Vasari“.
I sindacati ritengono però sbagliata la decisione della Regione di prevedere la costituzione della Casa di comunità di Città di Castello presso l’attuale sede del distretto (seppure con nuovi spazi) proprio in via Vasari, “perché difficilmente – dicono – questa soluzione potrà essere funzionale, oltre a disperdere il patrimonio del vecchio ospedale“. E proprio a proposito di quest’ultima struttura Cgil, Cisl e Uil ricordano come “oltre 3000 cittadini hanno firmato e sottoscritto la petizione, promossa da confederazioni e sindacato pensionati, per chiedere la realizzazione di una Casa della Salute presso l’ex nosocomio tifernate. Firme consegnate al Presidente del Consiglio Regionale ma che, a quanto pare, non interessano i decisori politici regionali. La commissione consiliare preposta non si è pronunciata e il piano sanitario regionale non ha tenuto conto della volontà espressa dei cittadini”.
“Non ci fermeremo di fronte a questi vuoti politici” concludono Cgil, Cisl e Uil dell’Alto Tevere, annunciando una serie di iniziative, invitando tutti i soggetti istituzionali e politici, così come le associazioni, “perché – aggiungono – in presenza di nuovi e crescenti bisogni socio-sanitari della popolazione, la nostra proposta è ancora più valida, non solo perché prevede il recupero e la valorizzazione di un “bene pubblico”, ma anche perché funzionale ad allocare i servizi necessari per fare funzionare la casa di comunità”.