Carni: cacciatore "formato", il corso di 10 ore e la firma sul Modulo 2

Carni: cacciatore “formato”, il corso di 10 ore e la firma sul Modulo 2

Massimo Sbardella

Carni: cacciatore “formato”, il corso di 10 ore e la firma sul Modulo 2

Lun, 14/03/2022 - 09:43

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La nuova normativa sulle linee guida per la commercializzazione di cinghiali e altri selvatici abbattuti e le responsabilità sui controlli

La “persona formata” (un cacciatore, ma non necessariamente) è una delle figure centrali nella normativa in materia di igiene delle carni di selvaggina selvatica. Il Dgr 95/22 della Regione Umbria lo mutua dal Regolamento CE 853/2004. Percorsi formativi che possono riguardare “i cacciatori o altre figure interessate”.

In caso di presenza del “cacciatore formato” occorre consegnare alla Asl porzione di muscolo del cinghiale abbattuto per l’effettuazione dell’esame trichinoscopico. E non c’è nessun diritto sanitario da pagare.


Cinghiale e altre carni selvaggina,
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Il modello 2 e le responsabilità

Anche perché, nel caso di commercializzazione della carne selvatica, è la persona formata che, insieme al cacciatore che ha abbattuto il capo, compila e firma il Modello 2.

La persona formata deve dichiarare se prima dell’abbattimento l’animale mostrava o meno “anomalie o modificazioni comportamentali”, ed eventualmente descrivere quali.

E’ lui a dover effettuare l’esame dei visceri (oltre all’escissioni delle parti da inviare per l’esame trichinoscopico obbligatorio), verificando la presenza di patologie o modificazioni patologiche. Prima che il capo venga inviato al Centro di lavorazione della selvaggina.

Il corso per essere “persona formata”

Esame che la persona formata fa sulla base delle competenze che dovrebbe acquisire in un corso di 10 ore effettuato da medici veterinari della Asl o dell’Istituto zooprofilattico.

Il corso deve trattare il normale quadro anatomico, fisiologico e comportamentale dei suidi e dei ruminanti selvatici; comportamenti anomali e modificazioni patologiche riscontrate a seguito di malattie, contaminazioni ambientali o altri fattori “che possono incidere sulla salute umana dopo il consumo”; norme igienico-sanitarie sulla manipolazione, trasporto ed eviscerazione della selvaggina dopo l’abbattimento; disposizioni legislative ed amministrative su igiene e sanità relativamente alla commercializzazione di selvaggina selvatica.

L’esame finale

Materie – è stato evidenziato una volta letta la norma – che i veterinari acquisiscono in 5 esami universitari.

Il test finale per il conseguimento del titolo di “persona formata” sarà superato con l’80% delle risposte corrette.

Eppure è la “persona formata” che, mettendo la sua firma in calce al Modulo 2, effettuata la prima e principale analisi per stabilire se un capo può essere commercializzato.

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