L'allarme degli agricoltori per gli allevamenti e i prodotti tipici umbri | Alla Regione: aumentare gli abbattimenti e tracciabilità delle carni di cinghiale
Invasione di cinghiali e peste suina, Coldiretti accusa: disastro annunciato. Per l’associazione umbra degli agricoltori “le mancanze e i risultati di anni di ‘non gestione’ del problema cinghiale, ora rischiano di minacciare anche nel nostro territorio il comparto suinicolo, con conseguenze economiche preoccupanti per l’intera filiera agroalimentare umbra”.
Quanto alla peste suina africana, l’associazione aveva più volte richiamato l’attenzione al problema.
“Le conseguenze di una cattiva gestione dell’emergenza causata dall’abnorme numero di cinghiali, incombono oggi anche sul nostro comparto suinicolo – sottolinea Albano Agabiti presidente Coldiretti Umbria -. Siamo costretti, dopo i danni provocati dai cinghiali alle colture, all’ambiente e alla sicurezza dei cittadini, ad affrontare i possibili rischi derivanti da un’emergenza sanitaria, la Peste Suina Africana (Psa), che si diffonde attraverso i cinghiali”.
Peste suina africana,
la Regione convoca il tavolo
Cinghiali, Coldiretti invoca una politica “più aggressiva”
Coldiretti chiede alla Giunta regionale una “politica più ‘aggressiva’ e un impegno straordinario” per il contenimento dei cinghiali e la tracciabilità delle sue carni.
Queste le proposte di Coldiretti: prevedere lo slittamento della chiusura del calendario venatorio relativo agli ungulati; un uso più incisivo dei sistemi di trappolamento; la messa in atto di tutte le possibili forme di controllo, sono alcune delle misure che abbiamo richiesto e con cui intervenire tempestivamente per porre un argine alla proliferazione incontrollata di questi ungulati.
Peste suina, chiesta la proroga
della caccia al cinghiale
La peste suina africana, rischio per gli allevamenti
La peste suina africana, anche se non trasmissibile agli esseri umani – spiega Agabiti – può colpire cinghiali e maiali ed è altamente contagiosa e spesso letale per questi animali, con evidenti possibili ripercussioni che potrebbero interessare pure la nostra filiera. Un’eventualità che penalizzerebbe in primis l’allevamento del suino brado, capace di riscuotere negli anni il consenso dei consumatori oltre che di favorire investimenti da parte degli imprenditori.
“Il rischio economico per i nostri allevamenti suinicoli – prosegue Agabiti – deriverebbe anche da un possibile danno di immagine a carico delle nostre eccellenze e della nostra terra, che inficerebbe anni di lavoro rivolto alla qualità delle produzioni, alla sicurezza dei consumatori e al benessere animale”.
La filiera delle carni di cinghiale
“Pur senza alimentare al momento allarmismi – commenta Mario Rossi direttore regionale Coldiretti – occorre mettere in campo ogni iniziativa utile a fermare il proliferare dei cinghiali e garantire la sicurezza degli allevamenti, monitorando attentamente la situazione per evitare strumentalizzazioni e speculazioni a danno del settore. In quest’ambito – prosegue Rossi – oltre ad un più efficace contenimento, assume ora ancor più importanza e valore, la necessità di costruire al più presto sul nostro territorio quella filiera tanto invocata per la commercializzazione e tracciabilità delle carni dei cinghiali, sulla quale il compito e il supporto dell’apposito gruppo di lavoro preannunciato in sede di tavolo tecnico regionale va chiarito e reso immediatamente operativo.