Non solo nulle 47 mila firme digitali, ma anche irregolarità in oltre 100 mila di quelle cartacee | I cacciatori riuniscono la Cabina di regia
Ora è ufficiale: la Cassazione ha bocciato il referendum anti caccia. La Suprema Corte ha emesso l’ordinanza con la quale era chiamata a certificare la regolarità delle firme raccolte per il referendum per l’abrogazione selettiva della legge 157/92, promosso dal Comitato “Sì aboliamo la caccia”, dichiarando il quesito inammissibile.
Firme irregolari
Come era già emerso dal Comitato referendario subito dopo la consegna delle firme, delle 520 mila depositate, oltre 177 mila sarebbero risultate irregolari. Non solo 47 mila di quelle digitali, per le quali in alcuni casi mancavano gli elenchi dei Comuni, ma anche 130 mila firme cartacee.
Il Comitato referendario non molla
Il referendum per l’abolizione della legge 157/92 non era sostenuto dalla maggior parte delle associazioni animaliste e ambientaliste. Il Comitato referendario però non si dà per vinto e annuncia una nuova battaglia per rivedere la legge 157/92, attraverso una proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta da Paolo Bernini.
La risposta dei cacciatori
Le associazioni venatorie, riunite in queste ore nella Cabina di regia nazionale, stanno predisponendo una nota congiunta con una presa di posizione sul fallimento del quesito referendario e sulle conseguenti strategie da assumere nei confronti del mondo ambientalista “dialogante”.