Rimossa la cisterna-serbatoio del vecchio acquedotto pubblico, che ora potrà essere valorizzata a fini culturali e turistici
San Savino, la torre trecentesca liberata dalla cisterna dell’acquedotto. Completato un importante intervento di tutela e valorizzazione del patrimonio storico-culturale, che ha permesso di restituire una torre del Trecento all’originaria purezza architettonica, liberandola della cisterna-serbatoio funzionale al vecchio acquedotto pubblico, risalente al 1954, che ne comprometteva totalmente la funzionalità e le altimetrie interne.
La rimozione della cisterna, che occludeva la parte interna del monumento, consentirà di poterne rivedere la funzionalità. L’opera, inserita all’interno del programma annuale di manutenzione impiantistica del soggetto gestore Umbra Acque Spa per un importo complessivo di circa 50mila euro, è stata progettata dallo studio Abacus srl e giunge al termine di un complesso iter autorizzativo in quanto afferente a un contesto monumentale urbanisticamente e paesaggisticamente vincolato.
“Grazie ad AURI (Autorità umbra rifiuti e idrico) – commenta l’assessore all’urbanistica Vanni Ruggeri – titolare del procedimento, a tutte le maestranze tecniche e professionali a vario titolo impegnate, agli uffici comunali coinvolti, ai funzionari della Soprintendenza dell’Umbria che hanno seguito le diverse fasi operative, alla proloco di San Savino per la fattiva collaborazione e ai residenti del castello per l’indulgenza verso quei piccoli disagi che un cantiere inevitabilmente porta con sé. Un ringraziamento particolare a Bruno Ceppitelli, già membro del Consiglio di Amministrazione di Umbra Acque, per aver fortemente creduto nella bontà di un investimento che va ben oltre le finalità proprie della straordinaria manutenzione della rete acquedottistica: un caso esemplare in cui mission aziendale e sensibile responsabilità per il patrimonio culturale pubblico si sono proficuamente compenetrati”.
I lavori
I lavori, eseguiti dalla ditta Assisi strade, hanno riguardato non solo la totale demolizione della cisterna-serbatoio in laterocemento non più in uso, nonché dei tre solai in acciaio e tavvelloni che ne sostenevano la struttura e dei residuali elementi impiantistici funzionali al vecchio acquedotto, ma hanno anche consentito un più complessivo intervento di consolidamento strutturale, con il posizionamento di tre cerchiature interne metalliche che corrono perimetralmente a diverse altezze.
La torre “liberata”
La torre così “liberata” regala inedite prospettive visuali, consentendo di apprezzare, per la prima volta, la piena percezione del volume verticale interno, il paramento murario che ne caratterizza l’impianto architettonico, la luminosità offerta dalle finestre che si aprono sui tre lati, fino alla sorprendente volticina a crociera a pianta triangolare che ne sorregge il solaio di copertura. Ma soprattutto questo intervento apre nuove prospettive in termini di valorizzazione della torre di San Savino quale attrattore storico-culturale di primo piano, capace di catalizzare progettualità di più vasta portata in grado di immaginare concretamente nuove modalità di fruizione e di visita.