I promotori cercano le 600mila firme per evitare bocciature, le associazioni venatorie preparano le contromosse e sono pronti al dialogo con gli ambientalisti moderati
Con gli ambientalisti che si dicono pronti a presentare in Cassazione le firme necessarie per indire il referendum contro la caccia, le associazioni venatorie, riunite nella Cabina di regia, preparano le contromosse. Prima la verifica della validità delle firme raccolte; poi, eventualmente, la mobilitazione per il “no”.
Il comitato promotore del referendum
Il Comitato promotore del referendum ha annunciato nel fine settimana di aver superato nel fine settimana le 500 mila firme necessarie. Ma proseguirà nella raccolta di altre firme (l’obiettivo è 600mila) perché si temono bocciature sulle circa 70mila firme raccolte online, possibilità prevista da quest’anno. E che ha portato alla proroga di un mese, da parte del Governo, per la scadenza del limite entro il quale depositare le firme in Cassazione.
Le contromosse dei cacciatori
Alcuni cacciatori hanno espresso la loro preoccupazione, altri si dicono certi che le loro ragioni prevarranno nel caso si vada alle urne sulla legge 157/92.
Intanto la Cabina di regia delle associazioni venatorie si è riunita per preparare le contromosse. Innanzi tutto, verificando con i propri legali la rispondenza del quesito referendario al dettato costituzionale. Infatti, qualora il Comitato referendario presentasse le firme in Cassazione a supporto del quesito, questo dovrebbe passare l vaglio dell’Ufficio centrale per il referendum (sulla raccolta delle firme) e poi della Corte Costituzionale.
Qualora si arrivasse a indire il referendum, le associazioni venatorie sono pronte a lanciare una campagna a sostegno del “no”.
Disponibilità al dialogo
La Cabina di regia, indipendentemente dall’esito della proposta referendaria, si dice aperta “al dialogo costruttivo” per migliorare la gestione faunistico-venatoria. Con le Regioni, gli Enti locali e anche con le associazioni ambientaliste che non hanno sostenuto il referendum, riconoscendo la validità dell’impianto della legge 157/92.