Alle giornate conclusive del progetto “Lampedusa porta d’Europa” anche 3 studenti del liceo scientifico di Spoleto con la docente Luigina Renzi
Tre studenti del liceo scientifico di Spoleto “ambasciatori di solidarietà” a Lampedusa.
Dal 30 settembre al 3 ottobre, infatti, si sono svolte le giornate conclusive del progetto “Lampedusa porta d’Europa”, bandito dal Miur, organizzato dal Comitato 3 Ottobre e terminato con la commemorazione del naufragio avvenuto 8 anni fa, in cui morirono 368 migranti. Il portavoce Tareke Brhane ha accolto docenti e studenti provenienti da 22 paesi europei, ritrovatisi a Lampedusa per tale emozionante evento.
Ben 800 i ragazzi che hanno partecipato agli incontri e fra loro erano presenti anche 3 studenti del Liceo Scientifico, classe 4E scienze applicate, dell’I.I.S. Sansi-Leonardi-Volta di Spoleto. Gian Maria Candido, Ilaria Petrini e Giulia Ponellini, accompagnati dalla docente Luigina Renzi, sono diventati ambasciatori della loro scuola: i tre ragazzi hanno avuto (e avranno in futuro) il compito di condividere le informazioni acquisite, le storie ascoltate e le scene osservate con i loro compagni, che hanno comunque potuto vivere in parte questa esperienza attraverso i social media e le videoconferenze Meet, supportati nella sede di Spoleto dalla docente Santoni Tiziana durante le ore di educazione civica.
Diversi i workshop a cui i tre giovani ambasciatori hanno partecipato: dall’incontro in prima persona con la guardia costiera ai laboratori svolti nelle classi della scuola L. Pirandello. Per quanto riguarda le storie ascoltate, i ragazzi hanno avuto la possibilità di confrontarsi con i sopravvissuti del 3 ottobre, con i familiari delle vittime e con alcuni lampedusani che quella notte hanno salvato centinaia di vite. Inoltre, quasi che il destino avesse voluto contribuire a rendere ancora più palpabile ed immersiva l’esperienza dei nostri studenti, tra il pomeriggio del 2 ottobre e la giornata seguente, Gian Maria, Ilaria e Giulia hanno visto sbarcare in diretta al molo Favarolo oltre 400 persone, suddivise in 14 barchini e barconi.
Ora che il viaggio alla “Porta d’Europa” si è concluso, il loro compito è quello di sensibilizzare i coetanei raccontando nel miglior modo possibile l’esperienza vissuta.
Il breve diario che segue è stato scritto dagli alunni nel tardo pomeriggio del 02/10, precedentemente alla seconda ondata di sbarchi, avvenuta invece in piena notte, fino al giorno seguente. Il testo è già stato postato sulla loro pagina Facebook “Ambasciatori di Lampedusa”:
“02/10/21, durante la tavola rotonda “dietro ogni numero una persona”, con Pietro Bartolo, Karen Whiting, Maria Arena, Domenec Devesa, Paolo Sciascia e il moderatore Marco Romano, in cui si è parlato della mancanza di un piano politico europeo della migrazione, siamo stati avvisati che, nel molo Favarolo, stavano sbarcando diversi barchini e barconi. Dopo una prima fase di incredulità e realizzazione, piano piano la gente del luogo, i giovani e i docenti hanno iniziato ad alzarsi e ad affacciarsi dalla balconata soprastante il porto, nonostante la conferenza fosse ancora in corso. Le parole di Bartolo facevano da sottofondo a questo spettacolo surreale: almeno 4 imbarcazioni sono state scortate dalla guardia costiera e dalla guardia di finanza sotto i nostri occhi. Al dispiacere provato verso queste persone, è seguita la commozione nel vedere l’ultima imbarcazione della guardia costiera attraccare, con un numero indefinito di migranti nella prua, che ci salutavano e sorridevano, felici di aver terminato questo viaggio tra soprusi e guerre, ma consapevoli di doverne iniziare un altro; nella speranza di trovare accoglienza e un posto da chiamare Casa.
Lo potremmo chiamare fato, ma fato non è. È solo una tratta interminabile e infinita, fatta di giorni passati in mare senza sapere dove e come si arriverà a destinazione. Tutto ciò è infatti accaduto a sole 7 ore dal 3 ottobre; giorno in cui, 8 anni fa, persero la vita 368 persone. Nello stesso mare. Sotto lo stesso cielo.
L’impatto emotivo, per noi studenti, è stato enorme. La differenza tra vedere immagini e sentire numeri aridi dalla televisione, o leggere post ipocriti sui social media; e invece viverlo in prima persona, osservare uomini e donne, bambini e anziani sbarcare a letteralmente 50 metri, stremati da un viaggio di 167 km, dimostra quanto la società odierna sottovaluti e sminuisca questo fenomeno, ritagliando, per un argomento dalle mille sfaccettature, un insufficiente servizio da 2 minuti al tg.
L’indifferenza uccide. It’s always the right time for human rights.”