“La notizia è che siamo qui, pochi mesi fa neanche avremmo immaginato che sarebbe stato possibile”, dice il Presidente della Fondazione Laurenzi
“La notizia è che siamo qui, pochi mesi fa neanche avremmo immaginato che sarebbe stato possibile”.
Con queste parole il presidente della Fondazione di partecipazione Umbria Jazz, Gian Luca Laurenzi, ha dato il via alla conferenza stampa di presentazione del programma completo di Umbria Jazz 21, a Perugia dal 9 al 18 luglio con due anticipazioni il 7 e l’8.
Un annuncio dato con emozione e che scioglie l’ansia dell’ultimo anno appena trascorso quando le certezze lasciavano spesso il passo ai rammarichi e alla disperazione. Annuncio condito però anche di alcuni dati significativi e positivi, come ad esempio l’esplosione della manifestazione sui social con aumenti percentuali di accesso a 3 cifre.
Un programma, quello di UJ21, che come sottolinea Carlo Pagnotta, direttore artistico di Umbria Jazz, “offre il meglio del jazz italiano e americano. Un programma purtroppo senza palchi gratuiti, ma che artisticamente di è di livello assoluto”.
Il Patron di Umbria Jazz non delude mai e con il consueto eloquio scanzonato aggiunge che “il festival è monco”, con un programma che sa bene anche lui, non è tale in assoluto.
Tutt’altro anzi, e la cosa è studiata per sottolineare invece la mancanza della efficace formula dei concerti gratuiti che in effetti quest’anno è bene che non ci siano per ragioni di prudenza sanitaria.
“Un segno di rinascita e ripresa, che ci prepara ad un 2022 fantastico” secondo la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, che oltre a essere presente per tutta la durata della conferenza stampa, segno di grande attenzione per tutta l’organizzazione, ha sottolineato “l’importanza e l’imprescindibilità di UJ per la regione”.
Parole riprese dal Vice-Sindaco di Perugia Gianluca Tuteri, che nel ringraziare Carlo Pagnotta per quanto fatto da UJ per la città ha sottolineato come “una musica, il jazz, che all’inizio era stata vista quasi come disturbante, oggi è uno dei fattori di maggior richiamo per la città di Perugia”.
Il programma e gli appuntamenti
Nel corso della rapida esposizione degli appuntamenti musicali, preso atto che le anticipazioni sui social, da tempo ormai intervengono molto prima della presentazione ufficiale del programma, Carlo Pagnotta ha anche ricordato la grande novità di quest’anno. Ovvero l’accordo con il Festival dei Due Mondi di Spoleto per due importantissimi concerti, Brad Mehldau in Piazza Duomo e Fred Hersch in Trio al Teatro Romano.
E scopriamo anche, sempre grazie al Patron di UJ che gli occhi di Monique Veaute si erano posati di Cécile McLorin Salvant che invece non era disponibile per impegni precedenti.
Segnali di vitalità che fanno poi immaginare un futuro pieno di appuntamenti prima dell’arrivo alla fatidica celebrazione dei 50 anni di Umbria Jazz nel 2023.
E così Pagnotta conferma che si farà la rassegna di Terni il prossimo 16-17-18-19 settembre, che sarà il recupero dell’appuntamento cancellato a primavera 2020 e che si chiamerà Terni Umbria Jazz Weekend.
E poi Orvieto, Umbria Jazz Winter il 29-30-31 dicembre 2021 e 1-2 gennaio 2022. E poi di nuovo a Terni per Umbria Jazz Easter che si fa a Pasqua, appunto, nelle date 14-15-16-17-18 aprile del 2022. Sempre nel 2022 torneranno anche le Clinics.
Sting, il Pop Rock e altre storie…
Ad una domanda specifica se Sting, come si vocifera da tempo, potrà essere il protagonista delle celebrazioni del 2023, Pagnotta sfodera la risposta del secolo sugli artisti Pop Rock:
“Una raccomandazione, qui stiamo presentando Umbria Jazz che ha 48 anni. Le contaminazioni con gli artisti Pop Rock sono cominciate qui allo Stadio (Stadio Curi, e chi scrive c’era quella sera, grazie a Dio) nel 1987 con il concerto di Sting e Gil Evans. Però ecco, non ci dimentichiamo che questa manifestazione si chiama Umbria Jazz, quando citiamo gli artisti Pop Rock, con tutto il rispetto per loro. A questo ci teniamo perchè altrimenti tutti questi anni che abbiamo combattuto a fare…Se Umbria Jazz è diventata importante lo si deve a quello che ha fatto dal 1973 ad oggi.”.
Ora, chi scrive e specificamente questa testata avrebbero da dire qualcosa sull’argomento della difesa del jazz e sui soldi buttati nel cestino per invitare artisti (o presunti tali) che rischiano, nel nome della contaminazione, di distruggere la eccezionale reputazione della kermesse umbra. Ma nel giorno di festa eviteremo la polemica e anche di mettere il consueto link di riferimento per ricostruire la notizia ab origine.
Chi vuole può benissimo ritrovare tutto ciò che desidera inserendo su Google le giuste parole chiave.
E’ tempo di guardare avanti, e di materia viva ce n’è molta, a quanto pare. Ma anche stavolta non riusciamo ad essere d’accordo completamente con Carlo Pagnotta: Umbria Jazz non è “monca”, e sarà invece un bellissimo festival!