Cinghiali aumentati con i divieti causa Covid, l'associazione venatoria agli agricoltori: collaboriamo anche su interventi immediati
Danni cinghiali, Arci Caccia: puntare sulla prevenzione. l’allarme lanciato da Coldiretti per l’aumento esponenziale del cinghiale a seguito dei mancati abbattimenti durante la stagione venatoria, destano preoccupazione anche ad Arci Caccia, al di la, delle stime di consistenza e della crescita esponenziale prevista, sulle quali abbiamo molte perplessità, mentre è evidente l’aumento accertato dei danni e dei costi.
L’effetto dei limiti causa Covid
Il lockdown e le limitazioni in autunno causa Covid hanno portato ad una espansione della fauna selvatica.
“L’aumento di danni che si è verificato nello scorso anno – scrive Arci Caccia – ci preoccupa, perché i costi da sostenere per i risarcimenti mettono a dura prova le casse degli Atc e la tenuta dei bilanci, tanto che abbiamo chiesto alla Regione Umbria uno sforzo straordinario e di sostegno per far fronte al risarcimento dei danni dello scorso anno”.
Le restrizioni dettate dai vari Dpcm non hanno consentito lo svolgimento regolare delle braccate, determinando il mancato raggiungimento degli obbiettivi dei capi da abbattere assegnati alle squadre, nonostante il prolungamento del periodo di prelievo venatorio fino al 31 gennaio.
Non solo abbattimenti
Arci Caccia chiede quindi un cambiamento nelle strategie gestionali dei cinghiali e della fauna selvatica. Perché la soluzione non è solo il prelievo. “Di sicuro – evidenzia l’associazione – i danni che si potranno verificare nei mesi primaverili sulle semine non potrà trovare risultati immediati con l’attuale sistema dei contenimenti e nemmeno con l’introduzione della caccia di selezione, perciò occorre mettere in campo uno sforzo importante per prevenire i danni anziché intervenire in emergenza”.
Prevenzione contro i danni dei cinghiali
Accanto agli abbattimenti, dunque, serve puntare sulla prevenzione: recinzioni elettrificate, meccaniche, dissuasori. E buone pratiche. Con la collaborazione degli agricoltori.
Non si può chiedere ai cacciatori un ulteriore sforzo di prelievo, avverte Arci Caccia. Con l’inevitabile richiesta di ulteriori esborsi per il mancato raggiungimento degli obiettivi.
Per questo Arci Caccia invita la Regione, gli Atc, le Associazioni venatorie e agricole ad individuare un piano di misure preventive da attuare nell’immediato. E ricorda che molte regioni hanno attinto anche alle risorse dei PSR per reperire fondi da destinare alla prevenzione dei danni da fauna selvatica.
“Investire in prevenzione – è l’appello di Arci Caccia – ci permetterà di risparmiare risorse da reinvestire nella gestione complessiva della specie che a nostro modo di vedere è fatta di tanti tasselli”.
L’appello alle associazioni agricoltori
“Le associazioni agricole – prosegue Arci Caccia – promuovano tra i loro iscritti anche le buone pratiche di prevenzione avendo loro anche accesso ai fondi dei Piani di Sviluppo rurale, il rischio d’impresa in qualunque attività va messo in conto ed in questo caso la conflittualità con la fauna selvatica e uno di questi rischi come lo può essere la siccità, le alluvioni o altri fenomeni non prevedili”.
“Per il risolvere il problema cinghiale – conclude Arci Caccia – servono sinergie, volontà e risorse, nessuno degli attori in campo può pensare che il problema lo deve risolvere l’altro”.