L'assessore ribadisce il senso della sua "storia" Facebook e parla di strumentalizzazioni | Le opposizioni: parole e voto gravissimo
In Commissione l’assessore Clara Pastorelli ha ribadito quando detto in Consiglio: per il caso del selfie e della storia Facebook sugli Usa non deve alcuna scusa. E se Perugia è finita nella bufera è solo perché la vicenda è stata strumentalizzata.
La maggioranza ha fatto quadrato attorno all’esponente di Fratelli d’Italia ed ha respinto la mozione di censura presentata dalle opposizioni. Mozione nella quale si chiedevano appunto le pubbliche scuse per un selfie che ironizzava sull’assalto di Capitol Hill imitandone, secondo la capogruppo Pd Sarah Bistocchi, uno dei protagonisti (Jake lo Sciamano).
Per la capogruppo 5 stelle Francesca Tizi la vicenda doveva essere discussa immediatamente, nella prima seduta consiliare successiva alla bufera suscitata dal selfie in questione.
Pastorelli: solo strumentalizzazioni
Pastorelli ha replicato di non essersi mai nascosta. Ma di aver evitato di prendere la parola in quella prima riunione in quanto non si è mai discusso del merito, ma di questioni procedurali. Pastorelli si è detta dispiaciuta per il corso che la vicenda ha preso sia sui social che sulla stampa, ingenerando una visibilità non positiva per la città di Perugia. Dovuta a suo giudizio dalla strumentalizzazione che ne è stata fatta e di una interpretazione comunque inadeguata rispetto alle sue reali intenzioni. Ecco perché l’assessore ritiene di non dover presentare scuse, né tantomeno dimissioni.
La difesa di Pici
Per la maggioranza la difesa di Pastorelli è stata affidata a Massimo Pici (Perugia Civica), che ha detto di attenersi alle dichiarazioni dell’assessore, evitando interpretazioni personali pur legittime.
Le opposizioni: parole e voto gravissimi
Ma le opposizioni giudicano “gravissimo il voto contrario della maggioranza, che ha deciso di affidare l’unico timido intervento a sostegno dell’assessora all’impacciato Pici, mentre alcuni colleghi di maggioranza lasciavano la discussione”. Così come “gravissime” vengono considerate le parole con cui Pastorelli ha giustificato la sua scelta di non dover alcuna scusa alla città.