Danni provocati dai cinghiali, nuovo scontro tra rappresentanti dei cacciatori e delle associazioni agricoltori. Dopo l’audizione in II Commissione, ieri sera è stato l’assessore Roberto Morroni a tentare la mediazione in un incontro in teleconferenza dai toni accesi. Perché sul piatto non ci sono soltanto le somme che le 28 squadre cinghialiste dell’Atc1 sono chiamate a versare, ma l’intera gestione dell’attività di contenimento dei cinghiali e di rimborso agli agricoltori per i danni causati dagli animali selvatici.
Cacciatori e agricoltori
Gli agricoltori chiedono il rispetto delle regole attuali e pretendono di essere risarciti.
I cacciatori, d’altra parte, lamentano l’inadeguatezza, dopo 10 anni, di quel sistema. Che penalizza in particolare le squadre a cui vengono assegnate alcune aree, come quelle dell’Alto Tevere (dove sono le squadre chiamate ora a pagare) o del Trasimeno, vicine a zone protette dove i cinghiali possono rifugiarsi e proliferare.
Le squadre dell’Atc1 in particolare, oltre a pagare 50 euro in più rispetto ai cacciatori dell’Atc2, dopo la contestata maggiorazione da 250 a 300 euro, si vedono applicare un ulteriore costo di 9 euro a cacciatore per “spese di gestione”. Eppure, nonostante le somme incassate, l’Atc1 non può pagare i danni aggiuntivi provocati dai cinghiali, che la Regione pretende – nel rispetto delle regole attuali – vengano sborsati dai cacciatori delle 28 squadre.
Che al momento sono ferme, non avendo avuto l’assegnazione proprio perché inadempienti rispetto a quest’ulteriore pagamento. Con il risultato che i cinghiali, in queste zone dove le colture sono più danneggiate, stanno proliferando.
La lettera dei cacciatori
Prima dell’audizione in Commissione e dell’incontro con Morroni le associazioni venatori umbre (Federcaccia, Enalcaccia, Libera Caccia, Arci Caccia, Anuu, Italcaccia e Cpa) hanno scritto allo stesso Morroni, alla governatrice Tesei ed ai presidenti delle Commissioni interessate (Mancini e Pace) per rappresentare i punti in cui il regolamento appare superato o addirittura non applicato.
A cominciare dai fondi che la Regione sta erogando agli Atc, considerati inferiori al dovuto. Quanto poi al fatto che gli Atc possano utilizzare per i rimborsi solo i proventi derivanti dal Piano di gestione della specie cinghiale, i cacciatori ribattono che esistono soltanto Piani di abbattimento approvati dalla Regione all’inizio di ogni annata venatoria.
La vendita delle carni dei cinghiali
I proventi che dovevano arrivare dalla vendita delle carni dei cinghiali sono inferiori a quanto preventivato anche perché in questi dieci anni sono cambiate le normative. E tra l’altro la Regione deve ancora definire puntualmente “le modalità di gestione e attuazione delle procedure per la vendita dei capi abbattuti e la conseguente operazione di versamento nel fondo danni”.
Martedì nuovo incontro
I cacciatori non sono un bancomat, lamentano le associazioni. Che chiedono alla Regione una deroga, affinché gli Atc possano pagare con fondi propri gli ulteriori danni causati agli agricoltori dai cinghiali.
L’assessore Morroni ha fissato un nuovo incontro per martedì.