Prove generali di Teatro al tempo del Covid-19 a Spoleto. In attesa del mini-Festival dei Due Mondi con inizio il prossimo 20 agosto, ci pensa il Teatro Lirico Sperimentale a rompere il muro della diffidenza e di paura della pandemia.
Ancora una volta il Lirico, nocchiero espertissimo in materia operistica e non solo, dimostra come il teatro e l’arte in generale sia in grado di superare ogni ostacolo se si ha qualcosa da dire che coinvolga la voglia di conoscenza e la curiosità positiva degli spettatori.
Quest’anno poi, in una Spoleto molto frequentata da turisti, nonostante tutto, gli spettatori del Teatro Caio Melisso, dove è andato in scena il nuovo capitolo di Eine Kleine Musik, prologo alla 74 Stagione dello Sperimentale, erano quasi tutti “forestieri” eccezion fatta per i soliti appassionati amanti della manifestazione spoletina.
La curiosità del “dopo”
C’è sempre una certa voglia di disorientare il pubblico nelle scelte del Lirico, di non abbandonare lo spettatore ad un comodo ascolto, meno che mai tradizionale, anche fosse solo per canticchiare con autocompiacimento qualche aria nota.
Il lato positivo della meritoria manifestazione spoletina è proprio quello di non perdere mai l’istinto educativo e di proposta.
In questo contesto il programma di Eine Kleine Musik diventa così una interessantissima proposta, proprio perchè prologo alla Stagione ufficiale, che predispone il pubblico alla curiosità del futuro: “se questo è il prologo , chissà cosa succederà dopo…”.
E ancora una volta conta la guida della “macchina”, la regia, che nel caso di Eine Kleine Musik è nelle collaudate mani di Giorgio Bongiovanni, coadiuvato da Bianca Maria D’Amato.
Al Cabaret, “A Star is born”
Si comincia con un Italia Teatro Cabaret a metà tra la tradizione mitteleuropea e la forte connotazione popolare italico-romanesca, complice un testo illuminato come “Un marziano a Roma”, commedia teatrale (poi anche cinematografica) uscita dalla penna geniale di Ennio Flaiano.
Lo Sperimentale non si scompone per la fama del testo e proponendo come filo conduttore una serie di brani significativi dell’opera, li intervalla con musiche e testi di grande fascino.(Mario Soldati, Fabio Mauri, Franco Fortini e Pier Paolo Pasolini e musiche di Piero Umiliani, Tony Lenzi e Fiorenzo Carpi).
Giovanni Moschella e Bianca Maria D’Amato, sono gli attori che con sapiente leggerezza intepretano il testo di Flaiano. In scena invece il soprano Chiara Boccabella, e infine Roma sullo sfondo.
E se la Stagione del Lirico è da sempre il banco di prova dei cantanti laureati al Concorso Comunità Europea, per quanto riguarda Chiara Boccabella è proprio il caso di dire che A Star is born.
Presenza scenica indiscutibile, attitudine e temperanza, e per finire una voce robusta e con un timbro decisamente interessante. Dizione chiara e capacità interpretativa musicale di grande fascino, la Boccabella si potrebbe trovare a metà tra quello che si definisce un soprano “Falcon”, e un soprano “drammatico di coloratura”.
Ma ovviamente è ancora troppo presto per definire un ambito preciso della sua voce che è attesa ad altre prove nel corso della Stagione del Lirico.
La gita in campagna e il popolo da rieducare
Dopo un breve intervallo per cambio scena, ecco che sul palco arriva una Cabrio MG TC-Type Midget verde bottiglia del 1945, ed è subito Italia del secondo Dopoguerra.
E La gita in campagna di Mario Peregallo, su libretto di Alberto Moravia, ci racconta proprio di questo periodo, ricco delle contraddizioni che seguono un periodo di così grande difficoltà. Quando decidono di partire per una gita in campagna andando “verso il popolo”, la vita agiata di Ornella e Mario (interpretati da Giorgia Teodoro e Andrea Vincenti) si scontra con la cruda realtà. Essendosi rotto il radiatore dell’auto, infatti, i due giovani in cerca di aiuto incontrano Leonia (interpretata da Magdalena Urbanowicz) e la sua famiglia ridotta alla miseria (Alfredo è interpretato da Alan Starovoitov e il coro da Silvia Alice Gianolla, Vittoria Magnarello, Yulia Merkudinova e Alan Starovoitov).
Un cast di voci molto interessanti e di ottima vocalità, tutti attesi alle prossime prove del Lirico.
Le luci di Eva Bruno evocano con giochi di luci e ombre abbracci, casolari e città sullo sfondo.
Trionfo in buca per Davide Finotti, maestro preparatore ed esecutore al pianoforte. Maestri collaboratori Mauro Presazzi e Luca Spinosa.
Il déjà vu di Peregallo e il cinismo di Moravia
La partitura di Peregallo, allievo di Alfredo Casella e fortemente influenzato dalla dodecafonia di Arnold Schoenberg, pur essendo una proposta interessante, rischia in più punti di trasformarsi in un déjà vu.
E’ merito invece del poliedrico Giorgio Bongiovanni se il testo di Alberto Moravia “Andare verso il Popolo” da cui si è tratto il libretto operistico de La gita in campagna, si trasforma in una sorta di progetto Futurista (Futurismo ndr.) in cui l‘immobilità pensosa dei borghesi Ornella e Mario è la miccia detonante di un Popolo di contadini (vittime del nazismo e della guerra) che si muovono in scena come una sorta di circo rutilante per sopravvivere.
Rubare diventa l’imperativo categorico, celato alla fine della piece in una richiesta incessante di carità.
Un cinismo alla Moravia, decisamente non edificante che visto col senno di poi produce una specie di incomprensione per un popolo che alla fine andrebbe rieducato, come in Cina era scopo del Maoismo, e una pietà solidale con la borghesia immobile e pensosa di Ornella e Mario vittime di ruberie.
Ma se anche tutto questo lascia l’amaro in bocca, a chi più e a chi meno, è sempre entusiasmante notare come gli applausi finali del pubblico presente al Teatro Caio Melisso, distanziato e in perfetta sicurezza, sono caldi e lunghi all’indirizzo di chi ancora una volta si è reinventato in arte nonostante tutto.
E’ questo il miracolo del Teatro Lirico Sperimentale a cui va l’apprezzamento della città e del pubblico, e che va sostenuto sempre più.