Solo dal 18 maggio l’Umbria potrà essere “libera”, forse, di gestire la Fase 2 dell’emergenza Coronavirus, decidendo le riaperture delle attività secondo il proprio calendario. Se avrà i numeri per farlo, secondo i parametri del monitoraggio fissato dal ministero della Salute. E’ quanto ha prospettato il ministro Boccia, che ha partecipato alla riunione in video conferenza dei governatori italiani. Una riunione in cui si è consumato l’ennesimo scontro tra il Governo e le Regioni sul modo in cui va affrontata la Fase 2.
Il documento delle Regioni
In precedenza la conferenza delle Regioni, all’unanimità, aveva approvato un documento nel quale si chiede che fin da lunedì 11 maggio si possa riaprire il commercio al dettaglio. E che dal 17, quando scadranno le norme contenute nel Dpcm del 26 aprile, sia ciascuna Regione a calendarizzare le proprie aperture dal 18 maggio.
Secondo le Regioni c’e’ “il rischio” che “una sospensione prolungata” delle “attività economiche non contemplate nel decreto mette fortemente a rischio la sopravvivenza di migliaia di attività economiche, determinanti per le diverse economie regionali e per la tenuta del tessuto sociale del Paese”. “I dati epidemiologici sono in costante diminuzione in tutto il territorio nazionale ed e’ stato attivato un sistema di monitoraggio da parte del Ministero della Salute per verificare eventuali recrudescenze dell’epidemia e monitorare il rischio contagio” e “il livello di saturazione delle strutture ospedaliere e’ in costante diminuzione” ed è in corso “anche col sostegno del Governo attraverso ulteriori ed imminenti provvedimenti, il potenziamento strutturale della rete sanitaria“.
Inoltre i governatori evidenziano che “sono stati sottoscritti e sono in corso di sottoscrizione i Protocolli per l’individuazione delle misure di sicurezza con le parti sociali a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici in tutti i settori economici“.
Per questi motivi le Regioni chiedono che “entro il 17 maggio venga adottato un nuovo DPCM con il coinvolgimento delle Regioni per consentire alle Regioni stesse di procedere autonomamente, sulla base delle valutazioni delle strutture tecniche e scientifiche dei rispettivi territori, a regolare le riaperture delle attività previa adozione da parte delle imprese di tutte le misure per la tutela dei lavoratori ed il contenimento del contagio come definiti dagli specifici protocolli di sicurezza, fermo restando che la competenza sulla mobilita’ interregionale e’ di competenza nazionale“.
E che appunto dal prossimo 11 maggio le Regioni “possano procedere ad anticipare la riapertura dei settori del Commercio al dettaglio fermo restando la necessaria sottoscrizione dei relativi protocolli di sicurezza con le parti sociali a tutela dei lavoratori“.
Ipotesi però che il Governo, secondo quanto ha riferito il ministro Boccia, non contempla.
L’ira di Tesei: “Incomprensibile”
“Abbiamo chiesto all’unanimità, come Conferenza delle Regioni, la riapertura del commercio al dettaglio dall’11 maggio, in linea con il cronoprogramma umbro, e dal 18 dello stesso mese la possibilità di gestire, a seconda delle situazioni sanitarie regionali, le varie riaperture, facendo riacquistare alle Regioni la potestà sul proprio territorio e di conseguenza di poter stabilire un proprio calendario” ha spiegato la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei. Molto contrariata dalla decisione di ritardare ulteriormente le aperture anche in Umbria.
“Non comprendiamo – ha sottolineato la presidente Tesei al ministro Boccia durante la Conferenza Stato-Regioni – il diniego alla nostra richiesta trincerandosi dietro la mancanza di protocolli di sicurezza Inail ancora da perfezionare. Questo può essere comprensibile per altri comparti, ma nel caso del commercio al dettaglio basterebbe adeguarsi alle misure adottate per le attività già aperte, così come accade, ad esempio, per l’alimentare e gli articoli per i bambini. I motivi per cui gli altri settori del commercio al dettaglio debbano rimanere chiusi rimangono difficili da comprendere ed è ancor più complesso spiegarlo ai commercianti ormai costretti allo stop da 2 mesi”.
Il calendario umbro
L’Umbria, dove l’indice di contagio R0 è a quota 0,2 (la più bassa d’Italia) e il 63% delle attività risulta a basso rischio di contagio, aveva elaborato il seguente calendario:
- 11 maggio Commercio al dettaglio
La ripresa delle attività di commercio all’ingrosso il 4 maggio dovrebbe avviare di fatto, senza ulteriori condizioni, le attività della filiera al commercio al dettaglio che rappresenta uno dei tratti caratterizzanti dell’insediamento urbano regionale.
Si ritiene pertanto di proporre la riapertura l’11 maggio del Commercio al dettaglio, da realizzare nel rigoroso rispetto di disposizioni di distanziamento ed accesso contingentato agli esercizi commerciali, con un massimo di clienti pari ad 1 ogni 20 mq di esercizio e code con distanziamento appropriato fuori dagli esercizi.
- 11 maggio Attività di servizio alla persona rese da parrucchieri e barbieri
In questo caso l’adozione di procedure e modalità di resa dei servizi caratterizzati da distanziamento ed adozione di procedure che prevedano per gli operatori e la clientela l’utilizzo di DPI consente di ritenere tali servizi in grado di riprendere le attività.
Le modalità di gestione dovranno prevedere la resa dei servizi solo previo appuntamento e comunque adottando anche all’interno dell’esercizio tecniche di distanziamento rafforzate (distanza tra i clienti lavorati non inferiore a 2 metri, non più di 1 cliente ogni 20 mq).
d) 18 maggio Pubblici esercizi e attività di ristorazione
Un altro gruppo di attività non considerate sono quelle relative alla Ristorazione, sebbene abbiano già l’autorizzazione ad effettuare servizio a domicilio e, a partire dal prossimo 4 maggio come disposto alla lettera aa) dell’articolo 1 del Decreto, il servizio di asporto.
Tale possibilità – anche se con l’obbligo di rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di un metro, il divieto di consumare i prodotti all’interno dei locali e il divieto di sostare nelle immediate vicinanze degli stessi – induce i titolari a riprendere le attività con un sostenimento di costi fissi che non garantiscono di essere coperti con i ricavi e al tempo stesso possono favorire assembramenti e difficoltà a rispettare le distanze di sicurezza.
Il settore della ristorazione e dei pubblici esercizi può invece organizzarsi per offrire i suoi servizi anche all’interno dei punti di ristoro, ovvero soprattutto all’esterno complice l’incipiente bella stagione, con il rispetto delle dovute distanze e permettendo dunque agli stessi di avere un adeguato giro d’affari che permetta la copertura dei costi e una migliore garanzia del rispetto delle regole di sicurezza a tutela dei clienti e dei lavoratori. Ciò comunque garantendo un distanziamento minimo tra i tavoli di 2 metri, tra i commensali di 1 metro ed una capacità limitata al 50% massimo dei posti disponibili prima della pandemia, fermo restando le regole generali.
Si propone pertanto di permettere alle attività dei servizi di ristorazione di cui ai Codici Ateco della divisione 51 dal 18 maggio.
Per tali finalità di ritiene altresì di ampliare la capacità operativa di tali imprese prevendo, in esito a specifico accordo da stipulare tra Regione Anci ed i soggetti competenti al fine del rilascio di permessi temporanei di occupazione di suolo pubblico finalizzato ad ampliare la capacità operativa esterna.
- 25 maggio Centri estetici, centri massaggi altri servizi alla persona
Per il prossimo 25 maggio si ritiene di proporre la riapertura delle attività di servizi alla persona per il benessere fisicoche sono già pronti per riprendere la loro attività in sicurezza. Occorre prevedere la resa dei servizi solo previo appuntamento singolo, non si potrà sostare, se non per appuntamento, all’interno dei locali e comunque occorrerà adottare anche all’interno dell’esercizio tecniche di distanziamento rafforzate.
Prescrizioni potrebbero essere adottate in esito alla eventuale valutazione di dotazioni infrastrutturali particolari in esito alla specificità delle attività esercitate.
- 1 giugno. Attività di Alloggio non alberghiere.
Anche nell’ipotesi del permanere di possibili limitazioni agli spostamenti interregionali si può ipotizzare la possibilità di riapertura di tutti i soggetti ricompresi nella categoria 55 Alloggio, per ora riservata ai soli alberghi.
Le attività da riaprire sono elencate nella Tabella 4. Esistono flussi di turismo all’interno della regione connessi al turismo religioso e per particolari aree quali il Trasimeno di tipo stanziale ed all’aperto, grazie ai quali gli operatori potrebbero cominciare ad operare attivando e sperimentando tutte le possibili azioni per la messa in sicurezza dei clienti.
- 8 giugno Commercio ambulante
La specificità delle attività realizzate nel caso delle imprese esercenti attività di commercio ambulante se da un lato rendono possibile l’attenuazione di possibili fattori di rischio connessi allo svolgimento all’aperto dall’altro potrebbero indurre una difficile regolazione del flusso degli utenti innalzando i fattori di rischio.
Si può pertanto ritenere – ferma restando una valutazione più approfondita da realizzare con i componenti il comitato scientifico regionale – di differire la riapertura di queste attività alla data dell’8 giugno anche al fine di acquisire ulteriori elementi di valutazione da confrontare con Anci.
Il pressing sul Governo
Calendario che, di fatto, il Governo aveva fatto slittare di una settimana. Di fronte al pressing delle Regioni, l’Esecutivo è pronto a “concedere” alla fine una via di mezzo. Dall’11 maggio si procederà al monitoraggio della situazione in ciascuna regione, secondo i parametri fissati dal Ministero della Salute. E sulla base dei risultati, dal 18 maggio saranno possibili delle differenziazioni nelle riaperture.
Il ministro Boccia, alla fine dell’incontro, di fronte alle critiche dei governatori, ha riferito che esporrà al più presto la questione al presidente Conte, alla luce delle pressanti richieste delle Regioni.