Per arginare il Coronavirus chiuse in tutta Italia le fabbriche, escluse quelle alimentari, farmaceutiche e per le produzioni ed i servizi strategici. Lo stesso per gli uffici, anche quelli pubblici, la cui attività sarà ridotta al minimo indispensabile.
In una diretta streaming in tarda serata (sabato) il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato le nuove misure, con questa ulteriore stretta. Che vanno nella direzione dei provvedimenti già decisi nelle regioni del Nord Italia più colpite dal Covid-19. Con la chiusura di fabbriche, uffici pubblici, il divieto di attività sportive anche individuali. Provvedimenti invocati anche da molti sindaci in più parti d’Italia.
Uno stop che varrà fino al 3 aprile.
“La crisi più difficile dal secondo dopoguerra”
“E’ la crisi più difficile che l’Italia è chiamata ad affrontare dal secondo dopoguerra“, la premessa del presidente del Consiglio.
Rispettare tutte le regole, l’invito di Conte, perché avranno effetti nel futuro. Un grande sacrificio, restare a casa. Ma “un sacrificio minimo” rispetto a quanti stanno lavorando “compiendo ogni giorno un atto di grande responsabilità nei confronti della nazione“.
Il confronto con le parti sociali
Una stretta senza precedenti nella storia dell’Italia repubblicana, concordata nel confronto che si è tenuto nel tardo pomeriggio in teleconferenza con le parti sociali. I sindacati hanno chiesto la chiusura totale. Le associazioni datoriali hanno posto la necessità di garantire liquidità alle imprese, soprattutto a quelle di piccole dimensioni.
La sicurezza dei lavoratori
I sindacati invocavano da giorni lo stop ai cantieri non indispensabili ed alle attività produttive non essenziali in questo drammatico momento per il Paese.
Impossibile, in molte attività, garantire la sicurezza dei dipendenti. Nei luoghi di lavoro, dove è difficile mantenere la distanza minima di sicurezza. Ma anche nei trasporti utilizzati per recarsi al lavoro.
E poi scarseggiano i presidi individuali di sicurezza, a cominciare dalle mascherine.
Le attività essenziali di produzione che resteranno aperte
Saranno assicurate le attività che garantiscono gli approvvigionamenti di generi alimentari e beni di prima necessità, farmaci, dispositivi medici e presidi per la sicurezza personale. E poi i servizi in rete e le telecomunicazioni.
Supermercati aperti senza riduzioni
Continueranno a rimanere aperti tutti i supermercati ed i negozi di prima necessità. Non sono previste, ha spiegato il presidente del Consiglio, riduzioni di aperture e di orari.
Coronavirus, spesa al supermercato in sicurezza: le regole da seguire
Restano aperti anche i tabaccai, ma senza servizi di ricevitoria. Aperte le edicole e garantita l’erogazione dei carburanti nei distributori.
Aperti anche i negozi con prodotti per animali.
“Non accalcatevi a fare acquisti” la raccomandazione di Conte.
Banche e Poste
Saranno assicurati anche i trasporti, i servizi bancari, finanziari, assicurativi e postali. Nonostante la richiesta dei sindacati della chiusura totale. Poste e Abi hanno comunque concordato con i sindacati una riduzione dei servizi a sportello che saranno garantiti.
Continueranno naturalmente a restare aperte farmacie e parafarmacie.
Le misure, nel dettaglio, sono state poi declinate dal premier insieme ai ministri direttamente coinvolti. Con la definizione delle filiere ritenute essenziali.
“Rallentiamo il motore produttivo del Paese – ha detto Conte – ma non lo fermiamo“.
La cassa integrazione
Con il decreto “cura Italia” è stata già prevista la cassa integrazione per i dipendenti (anche per le imprese che ne contano solo uno) che hanno momentaneamente perso il lavoro a causa dell’emergenza Coronavirus.
“Il Governo interverrà con misure straordinarie che ci consentiranno di ripartire come prima” ha detto Conte. Perché se è vero che l’emergenza sanitaria sta diventando anche un’emergenza economica, occorre salvaguardare “il bene più importante: la vita“.
Scuole e negozi
Il 25 marzo sarebbe dovuto scadere il termine dello stop agli esercizi commerciali inizialmente fissato. Sarà prorogata anche la sospensione delle lezioni scolastiche e universitarie, che era stata fissata al 3 aprile.
L’emergenza, in Italia come nel resto del mondo, durerà più a lungo di quando fosse stato previsto quando si è scatenata nel Nord Italia.