E’ mattina presto a Spoleto, nel piazzale di parcheggio di un noto supermercato alle porte della città.
Da poco sono arrivati i primi avventori in coda, in attesa di entrare uno per volta, come ormai accade da 48 ore in tutti gli esercizi commerciali, che così facendo riescono a mantenere fede al criterio della distanza di almeno un metro tra una persona e l’altra.
Qualcuno gira la testa e si accorge che una persona in tuta completamente sigillata, maschera antigas modernissima e stivaloni di gomma alti al ginocchio, si aggira tra le poche auto parcheggiate.
Scatta subito il dubbio se si tratti di uno scherzo, di un film (si esclude Don Matteo) o magari di qualche intervento d’emergenza. Che la situazione sia improvvisamente precipitata a Spoleto in una crisi nucleare-batteriologica o chimica?
Ti aspetti che da un minuto all’altro Dustin Hoffmann in persona (Virus Letale) ti bussi sulle spalle per intimarti, “a casa…vattene a casa, che lo ha detto anche Conte”.
Dopo qualche momento di smarrimento, ed anche comprensibile ilarità, si è cominciato a capire che forse si trattava solo di una persona leggermente ansiosa che per non sbagliare si era detta alla Totò “ma si, abundandis in adbundandum…”, mettiamoci il necessario per andare a fare la spesa, che non si mai.
Il proto-palombaro, sicuramente protetto anche dalla stessa aria esterna, è salvo dai virus ma indubbiamente non dallo sguardo divertito dei poveri mortali in coda al supermercato con guanti e mascherina, poracci!
Cronache di ordinario Coronavirus a Spoleto, con la tuta, la maschera e gli stivali ma senza pinne, fucile e gli occhiali che sono troppo poco.