Ha interessato anche l’Umbria e nello specifico un cinquantenne della provincia di Perugia l’indagine “Evasione Continua” con cui la Guardia di finanza di Brescia, coordinata dalla locale procura e con il Servizio centrale investigativo Criminalità organizzata di Roma (Scico), ha scoperto un vero e proprio “laboratorio” di evasione fiscale.
Sono in totale 15 le persone finite in carcere e 5 ai domiciliari, per aver perpetrato – questa la tesi accusatoria – un’evasione fiscale da 80 milioni di euro con fatture false per 500 milioni di euro. Due persone sono all’estero e non sono ancora state raggiunte da ordinanza di custodia cautelare. Un centinaio complessivamente gli indagati tra Brescia, Bergamo, Milano, Mantova, Perugia, Lodi. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere finalizzata a frode fiscale e riciclaggio.
Coinvolti anche professionisti – commercialisti e avvocati – che operavano per gli imprenditori, ma anche un monsignore che grazie alla collaborazione con la Polizia Vaticana si è scoperto aveva più volte tentato di aprire un conto allo Ior. Fallito il tentativo, il gruppo avrebbe portato all’ estero i soldi depositati su conti correnti in Croazia e Ungheria. Sequestrati oltre due milioni di euro.
“Dall’inchiesta Evasione Continua – ha detto il procuratore di Brescia Francesco Prete – emerge un connubio tra imprenditori e commercialisti con i professionisti che si sono messi a disposizione di progetti criminosi. Il connubio tra imprenditori e professionisti conferma quanto sia necessario penetrate negli organi professionali per scovare professionisti infedeli“.
Per il procuratore aggiunto Carlo Nocerino, che con l’altro aggiunto Claudia Passalacqua ha coordinato l’inchiesta, “siamo davanti ad un vero e proprio laboratorio a Brescia dell’ evasione fiscale. Attorno a questo sodalizio giravano società locali e estere”.