“Le dimissioni di Antonio Bartolini dalla Giunta regionale come assessore alla sanità, a pochi mesi dal voto, testimoniano come gli esponenti del PD stiano definitivamente abbandonando
una nave ormai inabissata”. Così il consigliere regionale e vice presidente dell’Assemblea legislativa, Valerio Mancini (Lega) secondo il quale “la designazione dell’ex assessore all’Aran è la manifestazione più evidente della profonda crisi che sta travolgendo il Partito democratico umbro”.
A comunicare ufficialmente il passaggio di consegne tra l’Umbria ed il Piemonte al Comitato delle Regioni era stato il presidente Paparelli nella nota con cui aveva replicato a De Vincenzi in merito alle funzioni di staff della Giunta regionale. Spiegando però che “è venuta meno da diverso tempo“.
Ora, l’affondo di Mantini. Che però va oltre: “La fuga di Bartolini verso Roma – commenta l’esponente del Carroccio – sembrerebbe però nascondere dei retroscena poco chiari, a differenza di quanto sostenuto dall’ex assessore. Sembrerebbe, infatti, che la Regione Umbria abbia di fatto rinunciato, proprio con la nomina di Bartolini, all’importante ruolo di guida del Comitato europeo delle Regioni, vittoria politica della quale la Marini si è sempre fregiata. Il Comitato europeo delle Regioni è un organismo di forte rilevanza, anche in previsione dei fondi strutturali post 2020”.
“Le riforme e la presunta efficienza dell’organizzazione regionale che, stando alle dichiarazioni di Bartolini, gli avrebbero garantito la poltrona all’Aran – continua Mancini -, sono clamorosamente smentite dai fatti: delle cento riforme amministrative annunciate a gran voce dall’ex assessore, alla prova dei fatti nessuna è stata portata a termine. Tra le tante, la
riforma dell’Isuc, quella del Centro Studi giuridici e politici, la riforma dell’Aur e il disastro di Umbria Salute, che ha portato alla nomina di un direttore ormai prossimo alla pensione, senza che la struttura sia mai entrata pienamente in funzione per la ricostruzione post sisma”.
“La nomina di Bartolini – conclude Valerio Mancini – non può dunque trovare le sue vere ragioni in alcuna seria riforma amministrativa fatta in Umbria. A causa dell’incapacità politica di coordinamento interno, tutta in capo al Pd, e alla mancata richiesta di collaborazione con le minoranze, quantomai necessaria per difendere l’Umbria, la Regione perde un importante
ruolo in ambito europeo”.