L’Assemblea legislativa dell’Umbria, con 12 voti favorevoli e 7 contrari, ha approvato il Rendiconto generale dell’amministrazione regionale per l’esercizio finanziario 2018. Per la maggioranza garantito il rispetto dei vincoli di spesa, senza anticipazioni di cassa, con una spesa sanitaria in equilibrio e riduzione del debito regionale. Ma per l’opposizione ci sono troppe criticità non affrontate, scarsa trasparenza, gestione del personale da rivedere, necessità di rivedere il quadro della governance.
La relazione di Smacchi
“Il Rendiconto della Regione per il 2018 – ha spiegato Smacchi – è stato segnato dalle misure di contenimento della spesa pubblica nazionale, che hanno comportato ulteriori tagli alle risorse regionali. Per l’Umbria il contributo alla manovra è di 45,13 milioni di euro in termini di saldo positivo. Il fondo nazionale trasporti 2018 è stato ridotto a meno di 100milioni, costringendo la Regione ad integrarlo con 5milioni all’anno. Una questione che affronteremo nell’ambito della discussione dell’assestamento di bilancio. Ciò nonostante l’Umbria è riuscita a garantire il rispetto dei vincoli, grazie all’opera di razionalizzazione e contenimento della spesa. Non ci sono state anticipazioni di cassa, il bilancio della sanità è in equilibrio, è stato rispettato il pareggio di bilancio, si riscontra un elevato grado di capacità di incasso delle entrate e di contrasto all’evasione fiscale, i tempi di pagamento per acquisto di beni e servizi sono stati rispettati, è migliorata la gestione finanziaria con una conseguente riduzione dell’indebitamento regionale. Anche nel 2018 la gestione è stata ispirata al principio della prudenza. Gli accantonamenti hanno raggiunto i 118milioni: 54,5 per i debiti di dubbia esigibilità; 11,7 milioni per rischio soccombenza per la legge sui canoni idrici; 31,6 milioni al fondo rischi legali per ricorsi con rischi medio alti; 11,7 milioni per passività potenziali; 3milioni per perdite da società partecipate, 3,4 milioni per moratorie e manovre fiscali”.
Il nodo sanità
Negli interventi si è affrontata la questione legata ai conti della sanità, materia che assorbe gran parte del bilancio regionale.
Smacchi ha aggiunto che “in tema di sanità la Corte ha ricordato che l’Umbria si è confermata nel 2018 tra le ‘Regioni benchmark’ in sanità (settore a cui viene destinato il 71 per cento del bilancio, che ammonta complessivamente a 3 miliardi di euro), con un alto modello organizzativo che ha permesso di unire una gestione economicamente sana con l’erogazione di servizi efficienti”.
“Dopo 4 anni – ha detto Maria Grazia Carbonari (M5S), relatrice di minoranza – rileviamo che la mancanza di trasparenza è una costante di queste relazioni: quattro anni fa la presidente Marini fece riferimento ad una ‘Casa di vetro’ di cui né io né la Corte dei conti riusciamo a percepire. Il controllo dei consiglieri sugli atti della Giunta è davvero residuale”. Sulla sanità per Carbonari “dovremmo chiederci come si assegnano i servizi, se ci sono gare oppure si procede con le proroghe di anno in anno. Nel 2018 è stato rilevato l’ennesimo sforamento della spesa farmaceutica e per il lavoro a tempo determinato, le tempistiche anomale per l’assegnazione degli obiettivi ai dirigenti”.
“La sanità è in ordine e vanta un ottimo rating” ha rivendicato il socialista Silvano Rometti, mentre per Emanuele Fiorini la gestione è stata “vergognosa”.
Torna a parlare Barberini
E di sanità è tornato a parlare in Aula l’ex assessore Luca Barberini, dimessosi dopo essere stato indagato nell’inchiesta sulla Sanitopoli perugina. “E’ stato fatto uno sforzo – ha rivendicato Barberini – per non lasciare debiti alle generazioni future. Non sono state aumentate le tasse, cosa che non è accaduta in nessun’altra regione”.
Barberini ha stigmatizzato il fatto che un atto tecnico come il Rendicontro sia stato utilizzato nella discussione per la campagna elettorale: “Così si annunciano straordinarie iniziative che cambieranno il corso della Regione grazie a chi verrà dopo. Ma si sparano balle colossali, invece il rendiconto della Regione Umbria dimostra che è stato fatto uno sforzo per non lasciare debiti alle generazioni future, che non sono state aumentate le tasse, come in nessuna altra regione è accaduto. Nel documento ci sono fondi per i rischi accantonati a tutela delle scelte fatte, ma qui oggi sembra che questa sia una criticità di bilancio, mentre invece ci sono 30milioni di accantonamenti di cui risorse utilizzate solo per 161mila euro. Non aumentando le tasse non togliamo risorse al sistema produttivo e ai cittadini, allo scopo di garantire prosperità e sviluppo. No incrementi nella fiscalità ma semplificazione e riduzione. Questo è ciò che si evince dal rendiconto. Stupefacente poi che si critichi l’equilibrio dei conti in sanità come se non fosse un dato positivo ma ci fosse sotto chissà quale magagna. Andate a dirlo ai cittadini delle regioni italiane dove non si possono fare assunzioni nemmeno per supplire al turn over, oppure si aumenta l’Irap per compensare il deficit degli anni precedenti. Da noi non c’è deficit da ripianare e c’è invece un sistema sanitario di alto livello, come viene certificato dallo stesso governo attuale, certamente non vicino al Pd. Ci riconoscono qualità nei servizi assistenziali. Non lasciamo alle future generazioni debiti e inefficienze. Ed è anche la prima volta che una PA paga in tempi strettissimi e garantisce liquidità ed efficienza al sistema economico regionale. Queste – ha concluso Barberini – sono le certezze che emergono dal rendiconto”.