“Non siamo delinquenti, ma siamo stati eletti da 20mila umbri alle primarie di dicembre. Un voto democratico, non un voto di scambio frutto di logiche clientelari“. Sauro Cristofani, con a fianco Franco Ciliberti ed il capogruppo dem in Regione Gianfranco Chiacchieroni, chiedono che la partita delle regionali (“una partita che per noi non è persa“, rivendicano) non venga giocata dall’uomo solo al comando, il Re Sole (quello de “lo Stato sono io”) Walter Verini.
Anche perché, a giudizio dei “104” membri dell’Assemblea di cui un mese fa chiedevano la convocazione al presidente Verini, il commissario finora questa partita l’ha giocata in modo “dannoso“. E la prova è nel proliferare di iniziative civiche da parte di persone “che fino a qualche tempo fa si incontravano nelle riunioni degli organismi del partito“. Il riferimento è al Cantiere civico lanciato dal professor Luca Ferrucci. Il quale non è però il solo che in queste settimane sta prospettando la sua ricetta per “salvare” il Pd umbro. Interventi fatti sugli organi di informazione. “Perché ad oggi un luogo di confronto dentro il Pd – evidenzia Cristofani – non lo troviamo“.
Perché questo “non è un commissariamento normale“, dato che chi guida il partito si trova a dover scegliere la linea politica e le candidature ed a gestire una difficile campagna elettorale. A quattro-cinque mesi dal voto anticipato e con le ferie estive di mezzo. Troppo, lamentano, per un uomo solo al comando.
Rispetto dalla maggioranza
Per Verini il “correntismo” è il male del partito, che ha portato, in generale, alla gestione del potere per il potere, con le conseguenti degenerazioni. Lo ha dichiarato più volte in queste settimane. E come lui la pensa Zingaretti. Però la maggioranza che sull’asse Bocci-Marini era uscita vincitrice dal congresso umbro di dicembre non ci sta ad essere spazzata via con un colpo di spugna. “Quel risultato non è stato frutto del voto di scambio” ripetono più volte Cristofani e Ciliberti. E comunque, i numeri, in democrazia, contano. Solo che ora il Pd umbro si trova di fatto ad essere gestito, lamentano, da chi era a capo di una parte, minoritaria, del partito.
Eletti e nominati
Un commissario che si trova a dover gestire una campagna elettorale così in salita per il Pd deve per forza confrontarsi. Lo ha riconosciuto lo stesso Verini. Ma allora, si chiedono i “104” perché costituire “nuovi organi di nominati” anziché farlo con quell’Assemblea frutto del volere del popolo del Pd che si è espresso soltanto 7 mesi fa?
Insieme al “gruppo di lavoro” (come lo ha chiamato Verini), cioè quella sorta di Segreteria del commissario, non convince l’annuncio di un confronto finale sulle candidature con sindaci e segretari del partito. Perché con tanti Comuni passati al centrodestra (soprattutto fra quelli più importanti) certi territori, come Perugia, si vedrebbero sottorappresentati nel confronto. “Mi sa tanto di caminetto…” commenta Cristofani.
Il nodo Assemblea e il giallo della velina all’Adnkronos
L’Assemblea, appunto. C’è, non c’è, ci sarà… “Io sono uno dei 250 membri dell’Assemblea non decaduti” afferma sicuro Cristofani. Sottolineando come la nota dell’Adnkronos (diramata venerdì subito dopo la convocazione della conferenza stampa dei “104”) circa l’avvio di procedure da parte del partito nazionale per commissariare l’Assemblea umbra confermi come, ad oggi, questo organismo sia in carica. E lo fosse anche quando, lo scorso 12 giugno, si chiedeva a Verini, che la presiede, di convocare l’Assemblea. “Lo Statuto nazionale – ricorda Cristofani – prevede le condizioni in cui un’Assemblea possa essere sciolta. Solo per gravissimi motivi. Solo a Roma è avvenuto nella storia del Pd. Noi siamo gente perbene, non abbiamo ucciso, né stuprato bambini…“.
Tra l’altro, ai “104” risulta tutt’altro, circa le procedure del commissariamento dell’Assemblea. Tant’è che a questo punto ci si chiede quale sia la fonte (definita dall’Adnkronos “vicina alla Segreteria nazionale“) che con perfetto tempismo ha annunciato venerdì l’avvio di questa procedura.
Il sollecito di Borscia
E nelle stesse ore, venerdì pomeriggio, il presidente della Commissione di garanzia umbra del partito, Borscia, sollecitava nuovamente alla Commissione nazionale una comunicazione formale circa la natura del commissariamento avvenuto in Umbria a seguito delle dimissioni dell’allora segretario dem Gianpiero Bocci. Anche perché per martedì Borscia intende convocare la Commissione umbra di garanzia ed una risposta formale, al di là delle lettere di Verini, vuole averla.
Il ruolo dell’umbra Sereni
E fra tanti appelli lanciati a Verini ed a Zingaretti (“ma c’è differenza tra i due?” si chiede ironicamente Cristofani) c’è stato anche un confronto con Marina Sereni, attivissima nel sondare (e forse sollecitare) il magma civico che sta ribollendo intorno al Pd ed ora formalmente investita, come responsabile Enti locali nella Segreteria di Zingaretti, di un ruolo anche nella gestione delle regionali umbre. “E’ preoccupata ed anche lei sta cercando di dare un contributo” risponde Chiacchieroni. Anche se finora le mediazioni, come quella tentata dalla presidente Donatella Porzi, non hanno portato ad un accordo che consenta al Pd di iniziare a “combattere” all’esterno del partito e non dentro.
D’altra parte, proprio Marina Sereni, nell’accesa Direzione regionale seguita alle dimissioni di Bocci da segretario, disse di ringraziare il nazionale per aver dato fiducia agli umbri, scegliendo Verini come commissario, e quest’ultimo per non aver sciolto gli organi. Quegli organi che però non sono stati mai convocati dal commissario.
I “104” meno meno
Ma c’è anche chi, tra i 104 firmatari dell’appello per la convocazione dell’Assemblea, critica questa nuova guerra senza frontiere. A qualcuno, che pure è convinto sia stato operato un colpo di mano utilizzando lo scandalo Sanitopoli, i toni apertamente critici usati nella nota in cui si annunciava la conferenza stampa non sono piaciuti. Perché all’esterno la gente tante sottigliezze formali rischia di non comprenderle.
Ma Cristofani, Chiacchieroni e Ciliberti non ci stanno: non può essere lasciato tutto in mano al solo Verini. E soprattutto, pur non rinnegando le amicizie personali con chi si trova coinvolto nell’inchiesta sulla Sanitopoli, ribadiscono che il Pd non è nato dall’accordo tra bocciani e mariniani, così come ci sarà anche dopo Bocci e Marini.
Tempi rapidi
Cristofani ed i “104” non danno un ultimatum. Certo, attendono una risposta a stretto giro. Del resto, Verini ha annunciato di voler comunicare il candidato per la presidente della Regione e le liste entro la fine di luglio. Se su queste scelte l’Assemblea deve dire la sua, deve farlo ora.
Un posto al sole
Anche perché in molti attendono di sapere se possono sperare o meno in una candidatura in autunno. Particolarmente pesante, in questo clima di incertezza, l’aria tra la pattuglia uscente del Consiglio regionale. Paparelli e Leonelli sono gli unici ad essere sicuri di un posto in lista, trovandosi in linea con la politica Zingaretti-Verini. Anche Donatella Porzi, pur sull’altra sponda ma con un ruolo da mediatrice, che però confidava in una candidatura pesante. Carla Casciari, che sembrava allettata dall’esperienza civica, è rimasta gelata dalle parole di Ferrucci che chiede tutti volti “nuovi”. Guasticchi venerdì, nelle ore dei comunicati e delle agenzie, affidava ai social il suo monito “ai neo giacobini che vogliono sangue e teste mozzate” ricordando la fine fatta da Robespierre. L’Assemblea, qualora tornasse in funzione, potrebbe magari dare il via libera per un terzo mandato a Fernanda Cecchini, seduta in ultima fila accanto a Giampiero Giulietti durante la conferenza stampa (a differenza dell’ex senatore Pierluigi Castellani, che ha scelto di stare in pole position).
“Fuori solo se ci cacciano”
Ma se anche quest’appello cadesse nel vuoto? “Io sono del Pd, questa è casa mia” ribadisce Cristofani, “Ci devono cacciare e chiuderci fuori col lucchetto” aggiunge Ciliberti. In queste settimane si sono sentite tante ipotesi sui possibili epiloghi di questo muro contro muro, dal ricorso al Tar per violazione dello Statuto ad una lista alternativa. Per ora, i “104” attendono reazioni a questa loro ennesima iniziativa per il ripristino delle funzioni dell’Assemblea. “Per far valere un nostro diritto” afferma Cristofani. Per il ripristino dell’Assemblea e di organismi più ampi in grado, spiega Chiacchieroni, di garantire “un processo di partecipazione vera e l’autonomia dell’Umbria“. Quanto al metodo, si dicono pronti a tutto, dalle primarie al Congresso straordinario. Ma il candidato presidente del Pd (del centrosinistra?) non può sceglierlo, da solo, chi sette mesi fa è uscito sconfitto dal Congresso.