Non c’è solo l’ultima inchiesta sulla Sanitopoli all’Azienda ospedaliera di Perugia ad aver scosso la sanità umbra. Il gip Lidia Brutti ha accolto la costituzione di parte civile per Regione Umbria e Usl1 nell’inchiesta denominata “Piramide”, per i presunti favori ad operatori sanitari della regione accreditati o da accreditare, reati contestati all’ex dirigente del Servizio accreditamento della direzione sanitaria della Regione, Antonio Perelli, insieme ad altri 11 indagati. La presunta rete era stata scoperta dai carabinieri del Nas, coordinati dal pm Mario Formisano. Il gip ha rigettato le eccezioni delle difese: si torna in aula l’11 ottobre per proseguire l’udienza preliminare. La Regione, per il presunto danno d’immagine, intende chiedere un milione di euro di risarcimento.
E intanto nella stessa giornata è stato rinviato a giudizio il dirigente del servizio farmaceutico ospedaliero della Usl1, Alessandro Benedetti, accusato di aver favorito, in qualità di presidente della commissione d’esame, partecipanti a due concorsi per farmacisti che si sono svolti nel 2015. Secondo l’accusa, Benedetti (in servizio a Città di Castello) avrebbe rivelato le tracce delle prove scritte e fornito suggerimenti sugli argomenti dell’orale. La richiesta del pm Formisano è stata accolta dal giudice Lidia Brutti.
Un filone d’indagine, questo, che era partito a seguito delle intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta “Piramide” e che aveva svelato presunte procedure concorsuali scorrette sul modello di quelle che lo stesso pm Formisano, insieme al collega Abbritti, contesta ora a politici, dirigenti ed ex manager dell’ospedale di Perugia. La difesa punta a scardinare l’impianto accusatorio proprio partendo dalle intercettazioni, ritenute inammibili.