Per il riconfermato, a furor di popolo, sindaco Andrea Romizi è stato il giorno dei primi incontri ufficiali con i partiti che nella sua coalizione sono risultati vincitori. Ma se con quelli di Fratelli d’Italia (partito che con un balzo importante è arrivata al 12,6%) Romizi può contare sulla mediazione degli amici Prisco e Squarta, con il segretario della Lega (primo partito con il 15%) Virginio Caparvi la trattativa è vera.
Certo, il sesto seggio che quasi sicuramente verrà confermato alla Lega può tranquillizzare i seguaci di Salvini che a Perugia sono in cerca di un posto al sole. Ma dall’altra parte, con il sorpasso, pur di un solo seggio (e di uno 0,14% nei voti presi) sugli uomini del sindaco in lista con Progetto Perugia, la Lega rivendica un ruolo di primo piano nella composizione e nella gestione dell’Esecutivo di Palazzo dei Priori.
Gianluca Tuteri, il più votato della lista verde, pare ormai destinato a prendere il testimone di un altro verde (ambientalista, però), Urbano Barelli, sulla poltrona di vice sindaco. Poi alla Lega spetta un altro nome da proporre. E su questo, Romizi e Caparvi (che sta seguendo in prima persona le trattative nei Comuni dove il centrodestra ha vinto, così come in quelli dove domenica si terrà il ballottaggio) torneranno a vedersi. Certo, nelle richieste di Caparvi (sui nomi, ma soprattutto sulla linea politica) pesa anche la vista che da Palazzo dei Priori si può avere sulle regionali d’autunno. Chiedendo visibilità, ma senza tirare la corda.
Anche Fratelli d’Italia ha un nome certo: quello di Clara Pastorelli, già consigliere con delega allo Sport negli ultimi mesi della passata amministrazione, dopo la partenza di Prisco per Roma. L’altro nome buono potrebbe essere quello di Riccardo Mencaglia. Si vuole valorizzare anche l’imprenditrice (esordiente in Consiglio) Fotinì Giustozzi. Fratelli d’Italia potrebbe portare un contributo tutto rosa nella Giunta perugina, considerando che nel capoluogo, tra gli uomini, può vantare due parlamentari Prisco e Zaffini, e il portavoce del centrodestra in Regione, Marco Squarta.
Dalla lista dei fedelissimi Romizi si porterà sicuramente dietro Lady Preferenze, Edi Cicchi, che resterà al Welfare. Dentro anche Leonardo Varasano, che ha vinto la sfida delle preferenze con Otello Numerini. Se siederanno in Giunta entrambi, Progetto Perugia avrà terminato il suo bonus. Perché un posto lo vuole pure Forza Italia, pur in calo di consensi. Anche se qualcuno, tra gli alleati, fa notare che gli azzurri in Giunta hanno già una poltrona pesante, quella del sindaco.
Poi ci sono i meritevoli alleati di Blu e soprattutto di Perugia Civica, che ha portato oltre 5mila voti buoni, almeno la metà dei quali potenzialmente sottratti al campo avversario e che quindi valgono doppio. Mister Preferenze Nilo Arcudi potrebbe pagare lo scotto di essere già stato nella stanza dei bottoni con Locchi e con Boccali. In quanto uomo che conosce Palazzo dei Priori, però, potrebbe essere indicato per la carica di presidente del Consiglio comunale. Sempre che questa non serva a riequilibrare i conti con Forza Italia, dove nella conta delle preferenze resta il testa a testa tra Cesaro e Perari. Per la Giunta in quota Perugia Civica spendibile il nome di Massimo Pici: si deciderà con il sindaco e con Arcudi.
Più difficile che i 2.153 voti possano valere un assessorato. O che la più votata della lista, Francesca Vittoria Renda, possa essere chiamata a guidare l’Assemblea. Per lei Romizi starebbe pensando ad un incarico particolare da consigliere.
Della precedente squadra Romizi non rinuncerà a Michele Fioroni, che potrebbe assumere le deleghe all’Urbanistica, come in parte ha già fatto in passato trattando alcune partite molto importanti sul piano economico-commerciale.
Molto ambita (alla faccia delle critiche mosse da sinistra) la poltrona che è stata di Teresa Severini, “l’inventrice” di Perugia 1416. Sembra l’avesse chiesta Leonardo Varasano. Ma per quel posto sono circolati anche i nomi dell’avvocato Francesco Gatti e l’ipotesi, suggestiva, del poliedrico giornalista e autore Matteo Grandi.
E poi c’è il nodo Cristina Bertinelli. Che non si è sottoposta alla conta del voto, ma a cui Romizi attribuisce il merito di aver consentito alla precedente Giunta di andare avanti, senza far saltare il banco con i conti.
Il nome di Bertinelli, oltre ad essere il secondo (insieme a quello di Fioroni) eventualmente pescato fuori dalle liste degli eletti in Consiglio, muterebbe lo scenario anche sul fronte delle quote rosa. Almeno quattro dei nove assessori di Romizi, infatti, dovranno essere donne. E allora, anche all’interno delle liste, le graduatorie potrebbero essere parzialmente riviste.