Maggioranza in ordine sparso domani in Consiglio regionale ad ascoltare le motivazioni sulle sue dimissioni che Catiuscia Marini affiderà ad una nota preparata insieme al proprio legale, l’avvocato Nicola Pepe.
Nulla di fatto nella lunga riunione di maggioranza a Palazzo Cesaroni. Riunione che si è appena conclusa. Il gruppo del Pd è spaccato, tra coloro che ritengono più opportuno staccare subito la spina per porre termine a questa agonia della Giunta e coloro che invece ipotizzano di prendere ancora tempo, ad oltre venti giorni dall’inchiesta sulla Sanitopoli perugina che ha decapitato il partito. Con la motivazione di “salvaguardare l’attività istituzionale del Consiglio” c’è chi prova addirittura a traguardare la discussione (che a quel punto saprebbe di resa dei conti) addirittura a dopo il voto del 26 maggio. Una melina che potrebbe essere però interpretata dall’opinione pubblica anche come volontà di tirare avanti per mettere in tasca ancora qualcosina. Non proprio il massimo in vista di una tornata elettorale già tutta in salita per il Pd.
L’opposizione, soprattutto quella di sponda leghista, ha già iniziato a battere su questo tema, come del resto ha fatto, già dal suo arrivo a Perugia all’indomani delle dimissioni di Catiuscia Marini, il vice premier Matteo Salvini. Eppure, tra i temporeggiatori c’è anche chi confida nel senso della poltrona tra chi siede nelle fila dell’opposizione.
Poltrone last minute
La Lega è scatenata. “Poltrona last minute” denuncia Valerio Mancini a proposito della delibera n. 441 dell’11 aprile 2019 (pochi giorni prima degli arresti sulla Sanitopoli) con cui la Giunta aveva proposto l’istituzione di un nuovo direttore presso Umbria Salute e Servizi. “Questa società, partecipata dalla Regione insieme alle aziende sanitarie regionali (ospedali e Usl) e già sfiorata dalle note vicende di malcostume di questi giorni – accusa Mancini – dovrebbe occuparsi di effettuare gli appalti per la sanità e per gli enti regionali ma fino ad oggi non è stata, di fatto, in grado di svolgere il proprio mandato e così la Giunta ha pensato bene di applicare la solita ricetta che pratica da cinquant’anni: fare una poltrona in più, ovvero fare un direttore in più. Peccato che la legge istitutiva di Umbria Salute (n. 9/2014 all’articolo 8) – prosegue l’esponente leghista – già prevede la figura dell’Amministratore unico al quale si applica il trattamento economico e giuridico dei Direttori generali delle aziende sanitarie e non prevede quella del direttore che rappresenterebbe solo un costoso duplicato. La Giunta regionale, pertanto, suggerisce impropriamente ad Umbria Salute di introdurre la posizione del direttore, senza che sia prevista nella legge regionale di riferimento e senza che se ne ravveda la concreta necessità, se non quella di aumentare le poltrone e la confusione che già governa il mondo sanitario regionale. Due vertici amministrativi in un medesimo ente sono un primato nazionale, ma uno è di troppo: o l’amministratore o il direttore deve scomparire, altrimenti non si capisce più chi comanda e chi è comandato“.
Quel mandato infinito…
Alla fine della seduta la posizione ufficiale del Pd è comunque quella del capogruppo, Gianfranco Chiacchieroni. Affidata all’Ansa: “Valuteremo come votare sulle dimissioni della Marini, dopo avere conosciuto il contenuto della sua lettera. Il gruppo Pd non ritiene comunque di avere esaurito il suo mandato. Anche perché nessun consigliere è stato toccato dall’indagine“. Ricordando che domani, prima dell’inizio dell’Assemblea, è prevista una riunione dei capigruppo, per decidere come procedere. Insomma, se anche dalle opposizioni arrivasse un segnale per andare avanti ancora un po’…
Tra Todi e Roma
Ma nel Pd c’è anche chi vuole da subito prendere le distanze dai personaggi coinvolti nell’inchiesta sulla Sanitopoli perugina, così da poter avere qualche speranza di non esserne trascinato a fondo alle prossime elezioni.
Elezioni che il commissario del Pd umbro, Walter Verini, ha già “fissato” in autunno. Chiudendo quindi ogni possibile scenario di prosecuzione di questa amministrazione. Un “anticipo” dell’esito della discussione sulle dimissioni di Marini, quello decretato da Verini a Marsciano, che non è piaciuto ad alcuni dem, così come non è piaciuto agli alleati. Perché non concordato. Articolo 1, a quel punto, ha dovuto prendere atto che la legislatura è terminata. Attilio Solinas, uno dei consiglieri che subito dopo le dimissioni riteneva che fosse necessario avere un po’ di tempo per riorganizzare le fila in vista di un voto per la Regione che altrimenti sarebbe già segnato, di fronte alla Caporetto del Pd ha alzato bandiera bianca. Domani in Consiglio, così come il socialista Rometti, voterà secondo coscienza una volta ascoltate le parole della Marini (verosimilmente tramite la memoria che sarà letta dalla presidente dell’Assemblea, Donatella Porzi) e la posizione del Pd. Che a meno di ventiquattr’ore dalla seduta ancora non c’è.
Dimissioni Marini e voto in autunno: tutto già deciso
Anche perché se ha avuto un confronto politico (oltre a quello con il suo legale) nella stesura della memoria, Catiuscia Marini non l’ha avuto con il gruppo dem. Insomma, la decisione sul futuro di questa legislatura è stata presa tra Todi (sul piano personale) e Roma (su quello politico). Nonostante il tanto affannarsi di qualcuno a Perugia.