Catiuscia Marini potrebbe non presentarsi in Assemblea legislativa nella seduta del 7 maggio in cui, in base allo Statuto regionale, dovrà argomentare le proprie dimissioni rassegnate “per fatto politico” dopo il caso Sanitopoli e le pressioni arrivare dal Pd nazionale. Secondo indiscrezioni raccolte dall’Ansa, Marini potrebbe affidare le proprie motivazioni ad uno scritto, che sarebbe poi letto in Consiglio dalla presidente Donatella Porzi.
A quel punto sarà comunque l’Assemblea a decidere se accettare o respingere le dimissioni; in quest’ultimo caso, Marini avrà 15 giorni di tempo per confermare la propria scelta o restare al suo posto a Palazzo Donini.
Nella riunione del gruppo Pd e poi di maggioranza avuta con il commissario dem Walter Verini non c’è stata unità d’intenti sull’atteggiamento da adottare. La strada auspicata dal partito è quella di respingere le dimissioni, anche per non sconfessare l’operato politico di questi anni, auspicando però poi che Catiuscia Marini le confermi.
Con le dimissioni “congelate” in base alla procedura scelta da Marini, la Giunta regionale, pur azzoppata, continua ad operare. Martedì l’assessore Bartolini, a cui la Marini aveva affidato le deleghe alla Sanità dopo le dimissioni di Luca Barberini (finito agli arresti domiciliari, misura cautelare poi revocata) porterà in Giunta un protocollo, concordato con il difensore civico regionale, con le linee su come operare dopo i bravi fatti contestati dalla Procura perugina. Bartolini, subito dopo il suo insediamento, aveva ipotizzato la costituzione di un gruppo di probiviri con il compito di verificare la correttezza dei concorsi contestati ed eventualmente assumere provvedimenti disciplinari, indipendentemente dal corso dell’inchiesta. Insomma, oltre allo stop dei concorsi già programmati, qualcuno dei dipendenti ospedalieri potrebbe vedersi sospeso o annullare temporaneamente l’assunzione.
E in attesa che il nuovo manager dell’Azienda ospedaliera prenda in mano la situazione, il commissario Giuseppe Ambrosio deve far fronte ad un’altra emergenza: entro il 30 aprile va infatti approvato il bilancio (di oltre 300 milioni di euro), scadenza che a marzo aveva indotto la Giunta a prorogare i manager in carica fino al 30 giugno. Un provvedimento che forse è stato alla base delle misure cautelari scattate a carico di alcuni indagati.