Tempo di bilanci, a tre anni dall’inizio del suo mandato, per il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni, che in un incontro rivolto agli operatori e alla stampa ha sintetizzato l’andamento del piano di riorganizzazione e delle attività del triennio 2016-2019, illustrando anche i risultati di un sondaggio di opinione telefonico effettuato all’inizio di marzo su un campione di cittadini residenti nella provincia di Terni, al fine di misurare la percezione della qualità dell’attività e delle prestazioni della struttura ospedaliera ternana con riferimento ai cambiamenti introdotti negli ultimi tre anni.
IL CAMBIAMENTO. “Dal 2016 – ha spiegato il Dg Maurizio Dal Maso – le azioni della direzione aziendale si sono concentrate su due fronti che rappresentano il contenitore e i contenuti, il fattore ‘hard’ e quello ‘soft’ di una organizzazione: da un lato la prosecuzione delle attività di ristrutturazione e riqualificazione della struttura ospedaliera e il rinnovamento tecnologico; dall’altro lato l’avvio dei cambiamenti organizzativi e dei nuovi modelli clinico-assistenziali, che in poco tempo hanno migliorato gli indicatori di efficacia ed efficienza, iniziando a far crescere i livelli qualitativi e quantitativi delle prestazioni, a consolidare un solido rapporto di fiducia con i cittadini di Terni e dell’Umbria e ad esercitare una attrattività ancora più elevata nei confronti dei cittadini di altre regioni”. Infatti, con quasi 26 milioni di ricavi, il Santa Maria di Terni è l’azienda in Umbria che attrae la più alta mobilità attiva extraregionale, che in termini di percentuale sul fatturato raggiunge il 31,4% rispetto al 26,7% dell’azienda ospedaliera di Perugia e del 20-21,9% delle aziende Usl Umbria 1 e 2.
In generale i principi fondamentali che hanno guidato la riprogettazione organizzativa, sono stati: la priorità e la centralità della soddisfazione dei bisogni del paziente (è l’organizzazione che si deve adattare nel tempo alle necessità e ai bisogni dei pazienti e non il contrario), l’equità di accesso, la sostenibilità economica, pensata non soltanto come vincolo ma come stimolo ad una ottimizzazione di uso delle risorse disponibili, e una logica innovativa di semplificazione e di miglioramento dei percorsi di diagnosi e cura, che trova la sua espressione più coerente nel modello di assistenza per intensità di cure, cioè in un’organizzazione per processi improntata alla forte multidisciplinareità e integrazione professionale intra-dipartimentale.
I DATI. In termini di risorse, è cresciuta la dotazione del personale medico-infermieristico e di tutte le professioni sanitarie, passando da 1.627 unità nel 2014 a 1.666 unità alla fine del 2018, contro le 1.864 unità attese al 2020 in base al fabbisogno concordato con i sindacati e comunicato alla Regione. Inoltre, nel rispetto dei limiti imposti dalla vigente normativa, i posti letto sono cresciuti passando da 541 nel 2014 a 554 nel 2016 a 578 nel 2018 (di cui 533 ordinari e 45 in regime di day-hospital e day surgery). In crescita del 16,5% rispetto al 2015 il volume della attività specialistica ambulatoriale, dell’1% rispetto al 2017 il numero delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e del 2,8% quelle di Pronto soccorso, che nel 2018 ha registrato 44.442 accessi di cui il 2,9 % con codice rosso, il 25,2 % con codice giallo e il resto con codice verde e bianco (60,1 + 11,9%) a testimonianza della inappropriatezza di accessi di cui si fa carico la struttura ospedaliera.
Nonostante la carenza di anestesisti e la riduzione di circa 400 sedute operatorie, la riorganizzazione dei blocchi operatori ha consentito di mantenere stabili le attività di sala operatoria, con 19.866 interventi (solo 70 in meno rispetto al 2017), un numero medio di interventi per seduta che è passato da 3,28 a 3,54 e una generale riduzione delle liste operatorie, dovuto anche all’istituzione del CUR, la centrale unica di ricovero che governa tutto il percorso delle attività chirurgiche programmate, dalla pre-ospedalizzazione alla post-acuzie e dimissione. “Inoltre, in base ai monitoraggi ministeriali basati sugli indicatori del MeS e sul PNE (Piano Nazionale Esiti) dell’AGENAS – dice il Dg Dal Maso – per la prima volta, nella sua storia, l’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni nel 2018 è risultata totalmente adempiente rispetto alla valutazione dei volumi della qualità e degli esiti delle cure, ovvero abbiamo prodotto tutti i ‘chili’ di salute attesa per la popolazione di riferimento”.
L’INDAGINE. Secondo l’indagine telefonica che MG Research S.r.l. ha effettuato (con metodologia CATI) nella prima settimana di marzo di quest’anno su un campione di 400 cittadini residenti della provincia di Terni di età superiore ai 15 anni, l’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni gode di una buona ‘reputation’ tra i cittadini: il 75,3% degli intervistati esprime un giudizio positivo e tra questi il 20,3% la reputa una struttura eccellente, di pari livello (27,3%) o superiore (42,0%) agli altri ospedali della regione, in particolare per quanto riguarda Cardiologia e la Cardiochirurgia (49,8%), Neurologia e Neurochirurgia (14,8%), Oncologia (13,5%).
• ‘Qualità’ e ‘preparazione’ sono le caratteristiche che vengono attribuite spontaneamente dagli intervistati alla struttura Santa Maria, che viene percepita come un ospedale efficiente (78,8%), con prestazioni di elevato standard qualitativo (75,0%)e di alta specializzazione (73,3%) e dove viene garantita la centralità del paziente (71,8%).
• Tra i residenti nella provincia di Terni, l’ospedale Santa Maria costituisce senza dubbio un punto di riferimento in caso di necessità: l’80,8% degli intervistati, infatti, si rivolgerebbe all’ospedale di Terni laddove dovesse avere bisogno di un intervento chirurgico di routine e ben il
60,5% lo farebbe anche in caso di un intervento chirurgico complesso e di elevata specializzazione.
• Ampiamente positivi i giudizi di chi ha avuto un’esperienza diretta con l’ospedale negli ultimi tre anni: l’89,8% si dice soddisfatto delle prestazioni ricevute; il 93,2% apprezza la qualità delle strumentazioni e dei macchinari e il 91,5% la competenza e preparazione dei medici presenti nella struttura. Il 61% pone appena al di sotto della sufficienza i tempi di attesa.
•Il 32,8% degli intervistati ritiene l’Azienda ospedaliera di Terni migliorata nell’ultimo triennio: solo il 7,5% della popolazione di riferimento ha percepito un peggioramento. (La percezione del miglioramento aumenta al crescere dell’età dell’intervistato).
• Il merito di questo miglioramento viene attribuito principalmente alla direzione dell’ospedale (51,1%), nonostante solo il 33,8% degli intervistati sia a conoscenza del piano di efficientamento, riorganizzazione e miglioramento dei percorsi e della qualità delle cure messo in atto dalla dirigenza.
• In questo senso, il giudizio sul lavoro svolto in questi tre anni dalla direzione dell’ospedale Santa Maria viene giudicato positivamente dal 92,6% (tra quanti erano a conoscenza del piano).
• Gli aspetti in cui in assoluto è stato percepito un cambio di passo da parte dell’ospedale Santa Maria sono principalmente l’organizzazione complessiva della struttura (49,6%) e il livello e la qualità del personale medico (41,2%).
In conclusione, il Dg Dal Maso ha espresso “un doveroso grazie a tutti coloro che hanno lavorato per rendere possibile questo cambiamento, alle istituzioni regionali che hanno supportato l’azione innovativa della direzione aziendale da un punto di vista economico-finanziario oltre che normativo, e, ovviamente, grazie ai cittadini che ci sono stati vicino e a cui dovremo garantire la stabilizzazione dei miglioramenti raggiunti, così come la ricerca di nuovi e sempre più innovativi servizi tarati sui loro bisogni e sulle loro esigenze”.