Infortuni di lavoro in calo nella provincia di Perugia, ma resta ancora l’emergenza. Con il dato preoccupante dell’aumento di quelli mortali nell’anno che sta per concludersi. A presentare i numeri del fenomeni, nel corso del Consiglio comunale aperto sul tema della sicurezza nei luoghi del lavoro, è stata Patrizia Salvatore, responsabile processo prevenzione Inail Perugia: nella provincia tra il 2013 e il 2017 gli infortuni sul lavoro sono diminuiti del 17,72%, in linea con il dato regionale di -17,36% e in misura marcata rispetto al dato nazionale che si attesta al -14%. In termini assoluti, 10.194 casi denunciati nel 2013 contro gli 8.388 del 2017.
La dott.ssa Salvatore ha evidenziato come il 19% degli infortuni ammessi ad indennizzo risulti avvenuto fuori dall’azienda, cioè con mezzi di trasporto o in itinere, ovvero nel tragitto casa-lavoro-casa. La riduzione, in questo caso, ha riguardato esclusivamente gli infortuni stradali, mentre quelli in itinere hanno subito un lieve aumento. “Il dato – ha precisato – è particolarmente rilevante perché, da un lato, mostra l’efficacia delle azioni preventive messe in campo negli ambienti di lavoro cosiddetti ordinari, dall’altro, permette di elaborare strategie e misure di prevenzione nell’immediato”.
Per quanto riguarda i settori con la maggiore incidenza infortunistica, a livello provinciale, vi sono – in ordine decrescente – l’industria manifatturiera, i trasporti e il commercio. L’agricoltura ha registrato negli ultimi anni numerosi infortuni anche gravi.
Anche gli infortuni con esito mortale, tra il 2013 e il 2017, hanno registrato una riduzione del 56% con 25 infortuni mortali nel 2013 e 11 nel 2017, di cui 3 durante l’attività lavorativa, 3 in itinere e 5 negativi. “Il 2018 – ha aggiunto la responsabile Inail – per quanto riguarda gli infortuni mortali sembra purtroppo registrare un’inversione di tendenza sia a livello provinciale che regionale, in linea con il dato nazionale, mentre a livello generale, il fenomeno infortunistico quest’anno sembra registrare una flessione. Si tratta però – ha precisato – di dati non ancora consolidati, che esprimono solo una tendenza di massima”.
Le malattie professionali
Le malattie professionali, invece, nel corso degli anni hanno subito un notevole incremento a tutti i livelli territoriali, pari al 43,04% tra il 2013 e il 2017 (862 denunce di malattie professionali nel 2013 contro 1233 del 2017). “Dobbiamo tenere conto a questo proposito – ha precisato ancora Salvatore – che tale aumento è da ascrivere a diversi fattori, tra cui l’attività di sensibilizzazione e informazione nei confronti dei lavoratori che ha portato all’emersione di patologie fino a qualche anno fa non riconosciute o denunciate come professionali”.
Secondo quanto riportato, la riduzione degli infortuni è data dalle azioni di prevenzione mirate che sono state attuate dai diversi soggetti operanti nell’ambito del welfare, con una maggiore diffusione della cultura della sicurezza, favorite anche da finanziamenti e agevolazioni dallo Stato.
Le cause
Il direttore Dipartimento prevenzione e sicurezza sul lavoro Usl 1 Giorgio Miscetti, ha spiegato come la maggior parte degli infortuni avviene per motivi legati al processo e non alle macchine. “Le macchine oggi, per la maggior parte sono sicure e omologate, purtroppo però le utilizziamo con modi e tempi diversi da quelli che richiederebbero. Una ulteriore riflessione – ha aggiunto – la richiedono anche le forme contrattuali che rendono difficile l’attuazione della normativa sulla sicurezza. Anche i controlli sono carenti e si assiste ad una diminuzione della capacità sanzionatoria che ha, forse, portato ad un calo di attenzione. Vi è la necessità -ha concluso- di vedere il sistema normativo e organizzativo a livello nazionale perché no è più adeguato ai tempi”.