Nei prossimi giorni il Centro sportivo italiano e la parrocchia di Ponte della Pietra si incontreranno di nuovo per decidere cosa fare a seguito dell’ordinanza che il sindaco Romizi è stato costretto a firmare dopo che alcuni residenti si erano lamentati per il rumore determinato dall’attività sportiva e rilevato dall’Arpa. Ma i responsabili del Comitato, che tre anni fa aveva investito sul campo di Ponte della Pietra per dare un servizio alle squadre e permettere di giocare a dei costi ben più bassi di un normale affitto, sembrano costretti, loro malgrado ad arrendersi. “Ci troviamo costretti – spiegano con rammarico dal Comitato di Perugia – a prendere delle decisioni importanti anche in vista del campionato che sta per iniziare fra poche settimane a tutela e garanzia della nostra attività e dei nostri tesserati“. Perché quell’investimento, con l’interruzione dell’attività legata allo stop serale imposto dall’ordinanza, non potrà essere ammortizzato.
E dire che hanno cercato di venire incontro in tutti i modi alle esigenze delle famiglie che si lamentavano del rumore. “Oltre a ricevere in Comitato le persone interessate – ricordano – abbiamo sensibilizzato gli arbitri a far rispettare gli orari, abbiamo anticipato le gare con l’obiettivo di poter disputare le partite in orari più adeguati, abbiamo infine ridotto l’impegno del campo andando in contro anche ad un mancato guadagno che ha pesato e peserà sulle casse della società che ha in gestione il campo. Il tutto – lamenta il Csi – non è stato ritenuto sufficiente. Abbiamo portato l’attività del campo al minimo indispensabile per rendere l’attività economicamente sostenibile ma non è servito a nulla. Abbiamo ricevuto in continuazione chiamate di lamentele e nulla è servito dimostrare la nostra buona volontà“.
Che con i vicini non c’era possibilità di accordo l’hanno capito quando i residenti si sono lamentati per una gara terminata con un grosso ritardo causato da un infortunio particolarmente grave ad un ragazzo, che ha visto necessario l’intervento dell’ambulanza e la sospensione temporanea della gara. “Lampeggianti e sirene – affermano dal Csi – probabilmente non sono stati sentiti come invece gli schiamazzi e le luci sono sempre stato un problema. Eppure l’entità dell’infortunio non era nota per chi non era al campo, ma poteva essere ben più grave“.
Il sindaco, prima di inviare l’ordinanza, aveva anche incontrato i responsabili del Csi per cercare di trovare una soluzione che non portasse alla sospensione dell’attività sportiva a Ponte della Pietra. Il problema nasce dal “rumore generato” da una partita di calcio, dato che la rilevazione acustica dell’Arpa si è svolta in un arco di tempo ampio e non fa riferito ad un determinato momento. In particolare la punta di “rumore massimo”, che sembrerebbe fastidiosissimo, è stato generato nel momento in cui le squadre si alternano all’interno del campo fra la prima e la seconda gara a calendario. “In sostanza – spiegano dal Comitato di Perugia del Csi – ci viene contestato in particolare il terzo tempo, Il momento a fine gara dove oltre qualche protesta all’arbitro che sicuramente non manca, le squadre dopo aver lottato su ogni pallone si danno il ‘cinque’ di saluto, ci sono bambini che entrano in campo appena viene aperto il cancello per andare ad abbracciare il padre, il momento dove si grida al compagno di sbrigarsi sotto la doccia che si deve andare a cena tutti insieme“.
Eppure l’attività di calcio a 7 e calcio a 5 del Comitato di Perugia viene svolta in più di 20 impianti di tutta la Provincia e in alcuni casi in luoghi con una densità di abitazioni ben più ampia di quella di Ponte della Pietra. Le stesse squadre e gli stessi arbitri si alternano su questi impianti. “Mai abbiamo problemi di questo tipo – afferma il Csi – mai siamo stati costretti a trasferire la nostra attività altrove. Possiamo solo pensare che in tutti gli altri casi viene riconosciuto il valore sociale di un
impianto sportivo che nel caso del Csi, e in particolare nel calcio, coinvolge gruppi spontanei, gruppi di amici, compagni di classe o di università, gruppi di parrocchie e oratori e che spesso si autofinanziano per partecipare al campionato“.