Alla Perugina meglio che alla Ferrero? Non la pensa così Carla Spagnoli, erede di Luisa, che la Perugina l’ha resa celebre nel mondo con il suo Bacio ed altri gustosi prodotti. E sopratutto, con un approccio al lavoro innovativo, da manager. L’accordo integrativo del gruppo Nestlé in Italia (quindi non solo per lo stabilimento di San Sisto) prevede un aumento salariale complessivo di circa 9.800 euro, da scaglionare in quattro anni (2300 euro quest’anno, 2400 euro nel 2019, 2500 euro nel 2020 e 2600 euro nel 2021). Inoltre, sono state concordate alcune misure sociali per i lavoratori (come la banca ore solidale con cui i lavoratori possono cedere ai colleghi riposi e ferie) e la possibilità di attivare commissioni bilaterali per valutare l’attività aziendale.
Un risultato “minimo”, per Carla Spagnoli, a cui non piacciono i toni “trionfalistici” con cui alcuni rappresentanti sindacali hanno salutato la firma dell’integrativo. Nel mirino della Spagnoli la Uila Uil e soprattutto il rappresentante della Flai Cgil Michele Greco, accusato addirittura di essere “testimonial” della multinazionale. E questo nonostante lo stesso Greco, nei mesi della vertenza per la gestione degli esuberi conclusasi con l’accordo dello scorso maggio, abbia spesso sparato contro i manager della multinazionale.
Rispetto al paragone fatto da Greco tra la Perugina e la Ferrero, Carla Spagnoli ricorda però che nell’agosto 2017 l’organico di Ferrero ammontava a 34.543 dipendenti, rispetto ai 32.990 dell’anno prima: un aumento di 1.553 dipendenti. E che sul fronte investimenti la Ferrero è passata in un anno da 631 a 744 milioni di euro. Senza dimenticare l’aumento dei volumi produttivi, l’ottima strategia di marketing, il trattamento eccellente riservato ai dipendenti (mai uno sciopero dei lavoratori!), il lancio di nuovi prodotti, le continue campagne pubblicitarie e la volontà di investire in Italia, come dimostra anche il progetto Nocciola Italia che riguarda pure l’Umbria. “Nel frattempo in Perugina – prosegue Spagnoli – si è passati da 880 a circa 600 dipendenti, si sono smantellati i reparti biscotti e caramelle, si sono esternalizzate le Strenne, cancellati prodotti storici, non ci sono nuovi prodotti da lanciare e non c’è nessuna efficace strategia di marketing, le maestranze sono scappate o sono state ‘esodate’, un duro colpo per la qualità dei prodotti”. Una situazione che secondo Carla Spagnoli è stata determinata anche dal modo in cui il sindacato ha gestito la vertenza.
E prosegue ricordando che per la prima volta i lavoratori Perugina non hanno ricevuto il premio di produzione 2017, aggiunto allo stipendio in base ai risultati raggiunti a San Sisto. “Questo perché – afferma – i sindacati, inspiegabilmente, non hanno contrattato con l’azienda l’ammontare del premio. Parliamo di una cifra ragguardevole, che poteva arrivare anche a 1000 euro annuali”. Premio che non è però sfuggito ai quadri aziendali, perché automatico e senza bisogno di accordo.