L’associazione criminosa era dedita a commettere reati di ricettazione dei documenti più disparati dai certificati di laurea alle carte di circolazione di autoveicoli. E con queste ultime in particolare la banda organizzava truffe alle assicurazioni simulando il furto di auto di grossa cilindrata che erano stati artatamente coperti da polizza antifurto.
Ma non erano solo le auto di lusso a finire nel mirino dei malviventi, sia mezzi da cantiere come camion e scavatori e addirittura barche e yacht, finivano poi abusivamente esportati verso paesi del Medio Oriente e del nord Africa. Quindici persone, indagate a vario titolo, avrebbero preso parte ad un’organizzazione dedita al traffico illecito di auto di lusso e grossa cilindrata tra Perugia e la Puglia per poi rivenderle nei paesi esteri.
Un perugino di 72 anni come testa dell’organizzazione e un braccio destro, piegarese di 65 anni, come segretario. C’era poi il 31enne libanese residente in piena acropoli perugina addetto alla “logistica” che – secondo la procura di Perugia, per un’indagine coordinata dal sostituto procuratore Massimo Casucci – fungeva da canale per depositare le auto rubate e aveva i contatti giusti per trasferirle all’estero. Il tutto mentre il giovane si fingeva uno studente universitario con tanto di falsi certificati di frequenza ad esami universitari mai veramente sostenuti.
Mentre la vendita dei certificati di laurea alcuni dei quali relativi a falsi diplomi in Ingegneria ed Agraria dell’Università di Perugia, procurava ai malviventi cifre inferiori ai mille euro, molto più redditizia era invece l’attività di truffa ai danni delle assicurazioni. Anche perché il falso certificato di laurea non avrebbe retto nemmeno i controlli più banali basandosi sulla artefatta compilazione di moduli di illecita provenienza.
Ma il provento più sostanzioso per l’organizzazione arrivava dalle auto. Che producevano un doppio introito. Il primo con il risarcimento assicurativo illecito e il secondo con la vendita del veicolo che veniva spedito all’estero. Nella banda c’era anche un 66enne della provincia di Viterbo, rivenditore all’estero, che non si faceva tanti scrupoli ed accettava di buon grado le auto da posizionare nel catalogo anche se di provenienza fraudolenta e delittuosa.
Nei giorni scorsi ai 15 indagati indagati è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini.