All’ospedale di Terni cresce l’integrazione tra i professionisti per affrontare con successo interventi complessi e di altissima specialità. È così che il 13 marzo scorso le equipe di chirurgia urologica mininvasiva diretta dal prof. Ettore Mearini e della cardiochirurgia del dott. Alessandro Pardini sono tornate ad unirsi per operare congiuntamente una paziente affetta da una grave forma di tumore renale con trombosi completa della vena cava inferiore.
Si è trattato di un intervento molto complesso per il quale è stato necessario utilizzare la macchina cuore-polmone, un apparecchio prevalentemente utilizzato negli interventi cardiochirurgici, che garantisce la sopravvivenza dei pazienti e la vitalità degli organi, sostituendo temporaneamente le funzioni cardiopolmonari e ottenendo nel contempo un campo operatorio assolutamente esangue e immobile.
“Tecnicamente – spiega il dott. Pardini – la macchina cuore polmone, attraverso la metodica di circolazione artificiale o extracorporea, ha permesso di portare la temperatura della paziente a 17-18 C° e quindi di effettuare un completo arresto della circolazione così da permettere all’equipe di urologia chirurgica del prof. Mearini di asportare il rene con il tumore e di rimuovere completamente anche il trombo dalla vena cava, ristabilendo la normale circolazione venosa della paziente”.
Normalmente utilizzata in ambito cardiochirurgico, la macchina cuore-polmone ha così allargato il suo campo di applicazione alla chirurgia oncologica in ambito urologico. Lo sottolinea il prof. Ettore Mearini che aggiunge: “L’arresto del circolo o ipoperfusione distrettuale, in uso nella regione Umbria, è una strategia che potrebbe essere applicata anche in altre specialità chirurgiche per interventi che per il rischio di grave sanguinamento risultano essere non praticabili. Anche in questo caso, senza l’arresto del circolo, che ha garantito nel contempo la radicalità oncologica e la riduzione al minimo dei rischi per il malato, operare un tumore renale così avanzato e con sviluppo vascolare comporta un’altissima mortalità oltre che un decorso postoperatorio molto più complicato e rischioso”.
L’intervento, il quarto del genere che viene effettuato a Terni dai team del prof. Mearini e del dott. Pardini, si è svolto senza problemi, la paziente ha avuto un normale decorso postoperatorio ed ora si trova in terapia semintensiva per il successivo decorso postoperatorio. “Con questa metodologia integrata che pochi ospedali sono in grado di eseguire e che invece il prof. Mearini e il dott. Pardini hanno ormai standardizzato l’Azienda ospedaliera di Terni – commenta con soddisfazione il direttore generale Maurizio Dal Maso – si pone all’avanguardia nelle cure e nella gestione interdipartimentale di patologie particolarmente complesse, proponendosi sempre di più quale punto di riferimento nell’Italia centrale per l’alta specialità”.