“Quale particolare tour state facendo?”. Questa è stata la domanda posta agli ascoltatori da Marco Presta e Antonello Dose, conduttori del “Ruggito del Coniglio”, famosa trasmissione di Radio 2. Tra le tante risposte è arrivata quella, alquanto curiosa, di Simone Zaccagni da Gubbio, che ha raccontato di aver intrapreso, dal lontano 1995, una sorta di “missione” in giro per il mondo, toccando i luoghi citati nei mistici, e talvolta surreali, testi delle canzoni di Franco Battiato.
La sconfinata passione per il cantante siciliano ha infatti dato la spinta decisiva per approfondire questo particolare ‘pellegrinaggio’, “nato – dice Simone – per caso, quando mi trovavo in Tunisia (foto principale dell’articolo) e mi sono imbattuto in Tozeur, città che sorge in un’oasi in mezzo al deserto del Sahara, citata appunto nella canzone ‘I treni di Tozeur’, dove ho costretto tutta la mia comitiva ad aspettare un convoglio alla stazione locale, passato dopo ben 5 ore”. Da quel giorno, di tanti anni fa, il viaggiatore eugubino non si è più fermato ed è partito il “Battiatour”.
Sono stato al “Caffè de la Paix” (canzone omonima) di Parigi, sulla “Prospettiva Nevskij” (canzone omonima) a San Pietroburgo e “Alexander Platz” (canzone omonima) a Berlino est. Ho sorvolato “i campi del Tennessee” (citati ne “La Cura”), passato la Pasqua in Etiopia (“Pasqua etiope”), “per le strade di Pechino” (foto a destra, citate in “Cerco un centro di gravità permanente”) e nel ‘Giappone delle geishe’ (“Sentimiento nuevo”). Di lunedì sono andato a Lisbona (“Segunda feira”), ho visto sia i “dervisci” rotanti che l’Irlanda del Nord (“Voglio vederti danzare”), toccato la tappa “Venezia-Istanbul” (canzone omonima), il “Tibet” (canzone omonima), e cosa più stramba, prima a Poggibonsi e subito dopo Gerusalemme (associate nella canzone “Poggibonsi”)
Dato l’ancora vasto repertorio del cantautore immaginiamo che i viaggi di Simone, circa 70 in oltre 22 anni, non siano finiti qui. Chissà se l’eugubino avrà già preso in considerazione la canzone “Il ballo del potere”, dove l’artista cita gli “aborigeni di Australia”…
[Foto concesse da Simone Zaccagni]