Il sindacato FIadel Cisal Umbria si interroga sul futuro di Gesenu. “Le dichiarazioni fatte lunedì scorso (12 giugno) da Farabbi – fa sapere la Fiadel Cisal Umbria -, durante l’incontro che si è tenuto con le organizzazioni sindacali, hanno colto tutti di sorpresa. L’uomo che con le sue scelte avrebbe dovuto imprimere finalmente una determinante e vitale svolta industriale all’azienda e avviare di conseguenza la preziosa partecipata in una nuova fase di stabilità, ha, invece, ufficializzato le dimissioni, annunciando la volontà di non voler accettare di nuovo l’incarico di amministratore delegato, concludendo così il suo mandato con l’approvazione del bilancio”.
“La prolungata assenza strategica di un preciso piano industriale credibile da un lato e l’inesistenza di un piano regionale sui rifiuti dall’altro – prosegue Vincenzo Filice, segretario regionale della Cisal Umbria -, impediscono di individuare le scelte aziendali più opportune da parte dell’organo amministrativo di Gesenu spa, che non riesce a dare seguito a quanto progettato ed individuato per attuare la necessaria ed auspicabile stabilizzazione aziendale. E, oltre all’amministratore unico, a questo punto, ora dovrà a breve rinnovare anche le altre cariche: sia il presidente Luca Marconi, che Alessandra Fagotti ed Alessandro Formica rappresentanti di parte pubblica del consiglio di amministrazione, sono dimissionari”.
“Quello che appare evidente, ed è sotto gli occhi di tutti – sottolinea la Fiadel Cisal Umbria -, è che il Comune, con la sua immobilità ed i suoi molteplici silenzi, sembra voler mettere in dubbio la propria partecipazione azionaria e non preoccuparsi di dettare determinate linee politiche di indirizzo, volte ad offrire servizi più efficienti ed a costi contenuti a tutti i cittadini”.
“La Fiadel si preoccupa che possano essere i lavoratori – conclude la nota -, già provati da una forte riorganizzazione avviata da tempo e non ancora compiuta, a pagare ulteriormente per le dirette conseguenze di questa situazione che potrebbe causare altri disservizi, arrivando a mettere a rischio il mantenimento degli attuali livelli occupazionali”.